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Autore Topic: Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023  (Letto 1125 volte)

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Offline Vittorio

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Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023
« il: Giugno 29, 2023, 11:09:06 pm »
sabato 24 maggio: primo giorno
La Ciclabile delle Risorgive, da Moretta ad Airasca, era uno dei percorsi ex ferroviari che avevo nel mirino da un sacco di tempo e finalmente si è presentata l’occasione buona, con l’invito a partecipare alla presentazione di un libro nella sede del Museo Ferroviario Piemontese, a Savigliano. Entrambe le cose, prese singolarmente, magari non sarebbero valse il viaggio, ma potendole combinare, magari anche con una breve visita a Saluzzo...
Un paio di giorni passati su Komoot, Google Maps, Tripadvisor e Trenitalia ed ecco pronto il programma: avvicinamento in corriera a Brescia, Frecciarossa per Torino, Regionale per Savigliano, poi due tappe in bici e di nuovo regionale da Airasca a Torino, Frecciarossa per Brescia e corriera fino a casa.
Partenza a orario comodo, con la bici sistemata come al solito nello spazio per persone a mobilità ridotta della corriera.

Quando mi avvicino al posto di guida per timbrare i biglietti (su Arriva la bici pieghevole paga la tariffa minima) l’autista mi chiede di tornare vicino alla bici per tenerla ferma; gli assicuro che intendo legarla, lui mi raccomanda di non usare la cintura di sicurezza in dotazione, gli dico di avere un cordino apposta e lui: «Organizzatissimo!».
E certo, sono del forum Bicipieghevoli, mica cotiche…
A Brescia la nuova autostazione ha un difettuccio non da poco: una lunga scalinata per scendere a livello della stazione ferroviaria con un ascensore che non funziona e un piazzale pavimentato a cubotti di porfido da qualche geniale architetto che non ci ha mai dovuto trascinare sopra un trolley pesante o una bici pieghevole con il “landing gear dei poveri”.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,8187.0.html
Per fortuna non ho fretta e in tre o quattro moccoli arrivo all’atrio; ascensore per il sottopassaggio, ascensore per risalire al binario 11 e breve attesa per il mio treno. Il materiale è uno dei recenti Frecciarossa 1000, tanto veloci e tecnologici quanto mal equipaggiati per il trasporto di bagagli: la bagagliera accanto al posto che ho prenotato è piccola e già strapiena, per cui occupo l’ultimo angolo rimasto, fra la struttura della bagagliera e il sedile;

non è una soluzione ideale, anche perché va a coprire l’estintore, ma per fortuna a Milano Porta Garibaldi parecchi passeggeri scendono (dopo aver cominciato ad alzarsi dalle parti di Melzo…) e così sistemo un po’ meglio la Vitesse. Peccato solo che per mezzo centimetro mi tocchi smontare il landing gear per infilarla sotto il ripiano.

A proposito: per questa uscita ho scelto la Vitesse proprio con un occhio alle esigenze di intermodalità e anche perché se uso sempre la Espresso poi mi si avvilisce, poverina.
Anche a Torino Porta Susa ho una coincidenza comoda, e meno male perché districarsi nella “logica” dei suoi ascensori non è immediato; da una parte il livello dei binari è indicato come -3, dall’altra come -1, mentre i sovrappassaggi (chissà perché denominati “cavalconi”) sono tanto -1 quanto 0… Comunque prima o poi arrivo al binario giusto e attendo il treno della linea suburbana sfm7 (26764 Torino Stura–Fossano), effettuato con un ETR.425 “Jazz”.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,8030.0.html
Accanto al vestibolo c’è uno spazio attrezzato per tre bici,

ma accanto non ci sono posti a sedere liberi, così me la porto in uno di quegli spazi con i sedili ribaltabili che avevo individuato a suo tempo.

Arrivo puntualissimo a Savigliano, bici in spalla perché il sottopassaggio non è ancora attrezzato con ascensori e siccome è da poco passato mezzogiorno faccio un po’ il turista
       
intanto che cerco un posto adatto per mettere le gambe sotto il tavolo.
Alla fine approdo alla Trattoria del Teatro, nella via omonima, in pieno centro storico. Entro con la bici già piegata e prima ancora di chiedere se è d’impiccio il titolare mi offre di sistemarla dove preferisco; la Vitesse si accomoda in un angolo e io a un tavolo libero. Oddio, in realtà sono tutti liberi perchè l’unico avventore sono io. Potrebbe essere un brutto segno e invece no: in attesa dell’antipasto, un’insalata giardiniera che dovrebbe essere la tradizione del locale da almeno 30 anni, arriva uno stuzzichino offerto: tortino di verdure e assortimento di grissini e pane caldo appena sfornato.

La giardiniera mi dimentico di fotografarla, non così il primo (ravioli del plin)

e il dolce (un classicissimo bunét).

Il secondo l’ho saltato per non esagerare, e ho fatto bene perché come viatico arrivano, sempre offerti, tre biscotti di cioccolato e riso soffiato.

Scherzando mentre pago il conto

dico che per smaltire quel po’ po’ di calorie adesso dovrei scalare l’Izoard…
Mi fermo a bere un caffè e far flanella al tavolino di un bar in piazza Santarosa

e poi mi presento al Museo Ferroviario,

dove invece mi tocca discutere un po’ con l’addetto alla biglietteria che vorrebbe farmi lasciare fuori la bici. Non sarebbe particolarmente a rischio, in un cortile chiuso e sotto l’occhio del tizio, ma ne faccio una questione di principio («e se fosse un trolley, me lo farebbe lasciare fuori?») e alla fine si arrende.
La presentazione del libro non si rivela propriamente un successo di pubblico e termina abbastanza in fretta, così con tutta calma sostituisco la polo “elegante” con una t-shirt “da battaglia”, sistemo bagaglio e luci e mi avvio.
Tra Savigliano e Saluzzo c’è la strada provinciale 662, diretta, dritta come una spada e mediamente trafficata: sarà anche la via più breve (15 km) ma non fa per me, mi sa la strada giusta per farsi stirare…
Su Komoot ho studiato due itinerari alternativi, uno a nord e uno a sud della via diretta; quello a nord tocca un paio di paesi (Monasterolo e Scarnafigi) che potrebbero avere qualche scorcio caratteristico
https://www.komoot.com/it-it/tour/1175511503?ref=wtd&share_token=ahvXfdgt1MjU1z8D58q2UwlK86e1ke5t7feKzLjQLX7m7YJ7gP
ma ho scoperto che viene percorso da una linea di corriere, quindi anche su queste strade è possibile che ci sia traffico; l’itinerario a sud,
https://www.komoot.com/it-it/tour/1182458768?ref=wtd
invece, promette strade molto più secondarie, e così è.

Unico inghippo, per attraversare il torrente Varaita, piacevolmente ricco di acque,

tocca tornare sulla provinciale per circa 1 km, ed è qui che il presagio per poco non si avvera: nello specchietto vedo arrivare un’auto rossa e mi stringo sulla destra, ma ce n’è un’altra che la sta sorpassando, la strada non è larga e così un istante dopo me la vedo sfrecciare a una spanna dallo specchietto. Altro che metro e mezzo... (che peraltro è una misura tanto demagogica quanto irrealizzabile, ma non è questo il momento di disquisirne).
Con grande sollievo ritorno per stradelle secondarie, attraversando la ferrovia Savigliano–Saluzzo nei pressi dell’ex stazione di Lagnasco.
Questa ferrovia ho una storia abbastanza tormentata: aperta nel 1857 da una società privata appositamente costituitasi, ha visto il servizio passeggeri soppresso nel giugno 2012 per una discussa decisione della Regione Piemonte che in un sol colpo decise di radiare 12 ferrovie secondarie dalla carta geografica; rimasta aperta al solo traffico merci, nel gennaio 2019 ha visto tornare un embrione di servizio passeggeri (poche coppie di treni nelle ore di punta dei giorni feriali, coordinate con autoservizi negli altri orari), poi nel 2020 con la “scusa” della pandemia i treni sono stati nuovamente soppressi e ovviamente mai ripristinati al ritorno alla “normalità”. Morale della storia, invece di 10 minuti in treno con la bici piegata accanto, mi devo fare un’ora e più di pedalata…

Nella foto si nota la configurazione “da viaggio” della Vitesse: lo zainetto legato al portapacchi Vario-Rack anteriore contiene l’attrezzatura “tecnica” (poncho, multitool, seconda borraccia, telecamerina e paccottiglia varia), mentre lo zainetto da 10 l di Decathlon appeso alla sella
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,2782.45.html
contiene un po’ di carabattole elettroniche (e-reader, power bank, caricabatterie vari) occhiali di scorta, magliette e biancheria di ricambio; insomma tutte le cose da tenere a portata di mano in viaggio. Non è ancora la configurazione ottimale, perché in basso si appoggia al fanale inferiore, coprendolo, mentre in alto la luce lampeggiante sotto la sella si riesce a vedere, sia pure in modo non ottimale, attraverso gli spallacci che ho allungato apposta. In ogni caso, c’è sempre la Reelight… in attesa che il tedesco si decida a mandarmi le luci a induzione che ho pagato ormai cinque anni fa…
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,11764.0.html
Ancora un po’ di stradine campestri in mezzo ai frutteti,

un ultimo tratto di strada provinciale 137 non troppo trafficata e verso le 18 sono a Saluzzo, con 22-23 km complessivi sul computerino; mi presento all’Hotel Antiche Mura con la bici già piegata e la reazione del proprietario è da manuale: «Se vuole tenerla in camera, la aiuto a portarla su». Fantastico!
Ed eccoci comodamente installati in camera.

Doccia, telefonata a casa, maglietta “elegante”, e vado a fare il turista nel centro storico di impronta medievale ricco di scorci caratteristici.
               
Passeggiando passeggiando arrivo fino alla stazione, monumentale come si costruivano una volta

ma oggi monumento all’insipienza di chi ha lasciato andare in malora un’infrastruttura che avrebbe potuto essere valorizzata con una politica di rilancio analoga a quella fatta in Lombardia da Trenord.
Unico segno di vita, in una sfilza di porte sbarrate, alcuni ragazzi che chiacchierano su una panchina e i tavolini del bar affacciati sui binari.

Mi fermo per un aperitivo (un analcolico e una manciata di patatine tristi) in attesa che si faccia ora di cena, poi mi trasferisco nella vicina trattoria “I Quat Taülin”.

Essendo sabato sera la sala è discretamente piena, ma ci sono tavoli liberi “all’esterno”, cioè sulla strada laterale, con un’auto parcheggiata a un metro…
Curioso il menu solo in dialetto, che richiede una traduzione per non azzardare ordinazioni a caso.

Per non esagerare stavolta salterò il primo: in attesa dell’ordinazione, lo stuzzichino offerto è una “insalata birichina” con una fetta di torta salata.

Il piatto forte, capriolo al forno con patate e verdura cotta,

non è malvagio ma non mi sconvolge; quella che invece trovo commovente, e mi premuro di farlo sapere al proprietario-cuoco, è la torta di nocciole con spuma al caffè (caldo, fatto al momento).

Durante la passeggiata digestiva attraverso il centro storico verso l’albergo

adocchio un piccolo pub dall’aria accogliente

dove mi fermo per una birra e mi trovo a far quattro chiacchiere col proprietario e gli altri avventori prima di ritirarmi per la notte.

(continua)
Dahon Vitesse D7 (ex "Due Calzini") - Dahon Espresso D24 ex Boccia

Offline Vittorio

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Re:Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023
« Risposta #1 il: Giugno 30, 2023, 12:03:00 am »
domenica 25 giugno: secondo giorno
Sveglia di buon’ora e colazione molto abbondante nel piccolo giardino dell’albergo

(la foto è della sera prima): oggi i km in programma sono ben più di una ventina, da Saluzzo a Moretta su strade secondarie e da qui ad Airasca sulla ciclabile, e l’appuntamento da non mancare è il treno suburbano sfm2 26218 (Pinerolo–Chivasso) delle 13.33, che mi porterà a prendere il Frecciarossa a Torino, per cui non mi concedo troppe divagazioni turistiche: una panoramica in piazza Vineis

e mi lancio sulla strada: c’è fresco, i primi km sono in leggera discesa e arrivo a usare per un po’ anche la settima marcia; me la godo così tanto… che sbaglio strada, imboccando la SP 663 invece della vicina via Ruata Re; quando me ne accorgo torno indietro... e imbocco la Tangenziale Est di Saluzzo, che però sovrappassa via Ruata Re anziché incrociarla. A mali estremi, estremi rimedi: scendo per la breve scarpata sulla strada secondaria parallela, poi mi accorgo che non è una buona soluzione nemmeno questa: altro dietrofront e finalmente tagliando attraverso i campi grazie a una cavedagna erbosa riesco a raggiungere la strada desiderata. Ed ecco spiegati i ghirigori della traccia di Komoot...
https://www.komoot.com/it-it/tour/1186051900?ref=wtd
Ora posso rilassarmi e cominciare a scattare foto: la Vitesse sotto un albero, con l’inconfondibile sagoma del Monviso sullo sfondo

o il profilo di Saluzzo, che ricorda i versi di Guccini dedicati a Bologna («col seno sul piano padano / ed il culo sui colli»).

In breve arrivo a lambire il binario abbandonato della ferrovia Saluzzo–Airasca, rimasto in opera dopo la chiusura della linea nel 1986 come raccordo per uno stabilimento industriale di Moretta specializzato nella riparazione di materiale ferroviario. Chiuso lo stabilimento alcuni anni fa, anche questo tratto di linea ha perso la sua utilità ed è di questi mesi la notizia che è allo studio la sua conversione in ciclabile, in modo da completare il percorso in sede protetta. Al momento non c’è la minima traccia di lavori, neanche un cartello di cantiere, ma il lavoro non dovrebbe richiedere troppo tempo: mi toccherà tornare…

La mole inconfondibile del Monviso continua ad attrarre lo sguardo…

Ancora una breve deviazione per una foto con il campanile della chiesa di Cervignasco, sempre con il Monviso di sfondo,

poi da Torre San Giorgio a Moretta si percorre una ciclabile protetta in fregio alla SP 663, di certo non pittoresca ma sicura.

All’arrivo a Moretta sono da poco passate le 10; sono in tabella di marcia nonostante le divagazioni dei primi chilometri, quindi ci sta una seconda colazione con caffè e cornetto al bar della piazza.

Il santuario della Beata Vergine del Pilone, con le rastrelliere piene di bici dei turisti di passaggio

è il punto di riferimento dell’inizio della ciclabile, che corre inizialmente affiancata alla strada

per poi discostarsene subito dopo il ponte sul Po

presso Villafranca Piemonte.

Ed ecco che cominciano le vestigia ferroviarie: il casello del km 15

e l’edificio di stazione di Villafranca Piemonte, purtroppo in abbandono.

Attraversando il Po ho anche varcato il confine tra le province di Cuneo e di Torino e anche il paesaggio varia insensibilmente, facendosi gradualmente più aperto e pianeggiante.

Tra Villafranca e Vigone, casello all’attraversamento della SP 139; curiosamente, in questo come in altri casi, il tratto di ciclabile che interseca la strada è stato pavimentato con cubetti di porfido: del tutto inutile come rallentatore per le auto, del tutto scomodo per le biciclette...

Resti del meccanismo di un altro passaggio a livello su una strada campestre.

La ciclabile corre sempre ben lontana dalla strada parallela, ma non si è mai fuori dal mondo e c’è sempre la possibilità di una sosta per rifornimenti. L’edificio della stazione di Vigone

precede un’altra breve deviazione, giusto per una foto alla piazzetta del paese

e per un buon gelato artigianale: dopo tutto dalla seconda colazione di Moretta è passata un’ora, incomincia a fare caldo e un po’ di zuccheri non possono far male, anche perché è da quando sono partito che sto avvertendo un lieve ma non trascurabile vento contrario che mi costringe a utilizzare prevalentemente la quarta (invece della solita quinta) per tenere la velocità il più possibile vicina ai 20 km/h senza indurirmi troppo le gambe.
Altro cimelio ferroviario, quel che rimane del segnale luminoso che proteggeva l’ingresso nella stazione di Vigone dal lato di Cercenasco;

stazione di Cercenasco;

incontro con due dei tanti cicloturisti tra Cercenasco e Scalenghe; qui come altrove, alle intersezioni sono numerosi i cartelli che indicano i possibili punti di interesse turistico vicini.

Un provvidenziale e graditissimo tratto ombreggiato in corrispondenza della stazione di Scalenghe offre riparo dal sole e ridosso dal vento.

Chiesa di Santa Maria Assunta, a Pieve di Scalenghe.

Ancora paesaggi aperti negli ultimi chilometri

e finalmente, come il macchinista di un treno di una volta, il segnale di avviso (posto oltre 1 km prima di quello di protezione) mi preannuncia l’arrivo ad Airasca, insieme al sottovia della SP 23R nascosto dagli alberi.

In corrispondenza dell’ex passaggio a livello su via Roma

noto un impianto di luci lampeggianti che si dovrebbero attivare automaticamente al passaggio di un pedone o un ciclista.
       
Purtroppo non sta passando nessun altro, quindi non posso verificarne il funzionamento.
Resti del segnale di protezione

e dietro la curva ecco il km 0, origine della ciclabile.

Stranamente le ultime centinaia di metri di sede ferroviaria

non sono state convertite, forse perché vendute ai proprietari dell’ex casello riadattato ad abitazione privata: concettualmente è un peccato non poter arrivare fino in stazione su percorso riservato, ma ai fini pratici la differenza è minima: un breve zig-zag su una strada secondaria ed ecco comparire l’edificio della stazione. Il gatto seduto all’ombra in mezzo alla strada accenna a spostarsi solo quando la mia ruota arriva a un metro dalla sua coda.

Bene, percorso compiuto, è appena passato mezzogiorno, dovrebbe esserci tempo più che a sufficienza per il pranzo, anche se onestamente non posso dire di aver fame (domani, a casa, scoprirò di essere aumentato di un chilo durante questo weekend…).
Ritorno in paese lungo la via Stazione e mi affaccio al Ristorante del Sole,

che avevo già adocchiato nelle mie esplorazioni preliminari: tipica trattoria di paese, con clientela abituale, è gestita da due appassionati di ciclismo, padre e figlio, e che appassionati: parliamo di randonnée di altissimo livello come la Parigi-Brest-Parigi e la Londra-Edinburgo-Londra… Non desta quindi sorpresa l’invito a parcheggiare la bici nel patio e a prendere un tavolo vicino.

Come dicevo, non ho molta fame e mi limito a un sobrio piattone di ravioli di magro in salsa di noci

e a un secondo sano e leggero come prosciutto crudo e mozzarella di bufala.

Al ritorno in stazione, documento il chilometraggio.

La stazione di Airasca, un tempo di diramazione fra la linea da Saluzzo e la Torino–Pinerolo, è stata pesantemente ridimensionata e oggi dispone di tre soli binari, però per imperscrutabili decisioni superiori («vuolsi così colà dove si puote / ciò si vuole, e più non dimandare») tutti i treni, in entrambi i sensi, passano solo sul binario 2, costringendo imparzialmente tutti i passeggeri a utilizzare i sottopassaggi (una soluzione simile l’ho vista a Dobbiaco, e anche lì devo ancora capirne il senso), uno pedonale e uno ciclabile, che con una lunghissima rampa porta «a riveder le stelle» (oggi sono dantesco…),

Nell’attesa cerco di darmi una sommaria rinfrescata, mi cambio la maglietta sudata e risistemo il bagaglio per il viaggio in treno; ecco la Vitesse piegata davanti al treno in arrivo

e parcheggiata in un vestibolo, assicurata a un corrimano a scanso di ribaltamenti… o sgradite attenzioni nelle fermate intermedie.

Una mezzoretta di viaggio e sono a Torino Porta Susa, dove documento un’altra sgradevole particolarità di alcuni ascensori: la posizione nascosta, in fondo a un budello di corridoio con tanto di porta tagliafuoco;

impossibile non pensare all’aggressione subita alcuni mesi fa da una turista francese a Milano Centrale. Però la Centrale è un edificio di vecchia concezione e ci può stare che gli ascensori si trovino in posizioni infelici, ma Torino Porta Susa è stata inaugurata nel gennaio 2013…
Il mio Frecciarossa parte fra più di un’ora, per cui l’unica è uscire a bere un caffè e girellare nei dintorni della stazione, e ridendo e scherzando mi faccio qualche altro chilometro...
Il viaggio di ritorno non ha particolare storia, o forse sono io un po’ “cotto” che non presto particolare attenzione: il treno è un ETR.700, i cui spazi bagagli sono solo marginalmente migliori di quelli dell’ETR.1000 (almeno stavolta non devo smontare il landing gear…),

mentre l’ultima parte è la meno gradevole di tutte: sul malefico porfido del piazzale di Brescia mi si smonta il landing gear e la corriera verso il lago è affollata all’inverosimile: quasi dieci minuti per imbarcare tutti i passeggeri e spazio invalidi monopolizzato da un ragazzo che viaggia con un trolley e uno scatolone fuori misura. Ma anche questo ha una fine, e davanti alla porta del garage un ultimo scatto documenta il chilometraggio totale della giornata.

Ne valeva la pena? Tutto sommato direi di sì: sono posti molto belli, si mangia bene, e la rete delle ciclabili é in espansione (Saluzzo–Barge in cantiere, Barge–Bricherasio (altra ex ferrovia) già fatta, Saluzzo–Moretta e Barge Bricherasio–Pinerolo in progetto), quindi mi sa che prima o poi ci ricapito…

Vittorio
« Ultima modifica: Luglio 04, 2023, 08:26:55 am by Vittorio »
Dahon Vitesse D7 (ex "Due Calzini") - Dahon Espresso D24 ex Boccia

Offline gerardostrida

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Re:Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023
« Risposta #2 il: Giugno 30, 2023, 09:22:12 am »
perfetto!
COMPLIMENTI PER IL RACCONTO E LE FOTO!
grazie mille

Offline lelebass

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Re:Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023
« Risposta #3 il: Giugno 30, 2023, 09:55:28 am »
Che bel giro! E che ristori! Fa sempre piacere leggere i resoconti delle tue escursioni. 

Ciao,
Daniele
Hoptown 320 - Vybe D7 - Bromtpon C Urban Low

Offline Vittorio

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Re:Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023
« Risposta #4 il: Luglio 04, 2023, 08:28:04 am »
Grazie. Fa sempre piacere qualche riscontro.

Vittorio
Dahon Vitesse D7 (ex "Due Calzini") - Dahon Espresso D24 ex Boccia

Offline Matt-o

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Re:Piemonte: incursione ciclogastronomica - 24-25 giugno 2023
« Risposta #5 il: Luglio 04, 2023, 10:41:02 am »
grazie Vittorio, è sembre bello "viaggiare con te" con questi tuoi resoconti.  ;)
Brompton M6L nera - CO2 NON emessa a settimana: 9.3 kg

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