sabato 24 maggio: primo giornoLa Ciclabile delle Risorgive, da Moretta ad Airasca, era uno dei percorsi ex ferroviari che avevo nel mirino da un sacco di tempo e finalmente si è presentata l’occasione buona, con l’invito a partecipare alla presentazione di un libro nella sede del Museo Ferroviario Piemontese, a Savigliano. Entrambe le cose, prese singolarmente, magari non sarebbero valse il viaggio, ma potendole combinare, magari anche con una breve visita a Saluzzo...
Un paio di giorni passati su Komoot, Google Maps, Tripadvisor e Trenitalia ed ecco pronto il programma: avvicinamento in corriera a Brescia, Frecciarossa per Torino, Regionale per Savigliano, poi due tappe in bici e di nuovo regionale da Airasca a Torino, Frecciarossa per Brescia e corriera fino a casa.
Partenza a orario comodo, con la bici sistemata come al solito nello spazio per persone a mobilità ridotta della corriera.
Quando mi avvicino al posto di guida per timbrare i biglietti (su Arriva la bici pieghevole paga la tariffa minima) l’autista mi chiede di tornare vicino alla bici per tenerla ferma; gli assicuro che intendo legarla, lui mi raccomanda di non usare la cintura di sicurezza in dotazione, gli dico di avere un cordino apposta e lui:
«Organizzatissimo!».
E certo, sono del forum Bicipieghevoli, mica cotiche…
A Brescia la nuova autostazione ha un difettuccio non da poco: una lunga scalinata per scendere a livello della stazione ferroviaria con un ascensore che non funziona e un piazzale pavimentato a cubotti di porfido da qualche geniale architetto che non ci ha mai dovuto trascinare sopra un trolley pesante o una bici pieghevole con il “landing gear dei poveri”.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,8187.0.htmlPer fortuna non ho fretta e in tre o quattro moccoli arrivo all’atrio; ascensore per il sottopassaggio, ascensore per risalire al binario 11 e breve attesa per il mio treno. Il materiale è uno dei recenti Frecciarossa 1000, tanto veloci e tecnologici quanto mal equipaggiati per il trasporto di bagagli: la bagagliera accanto al posto che ho prenotato è piccola e già strapiena, per cui occupo l’ultimo angolo rimasto, fra la struttura della bagagliera e il sedile;
non è una soluzione ideale, anche perché va a coprire l’estintore, ma per fortuna a Milano Porta Garibaldi parecchi passeggeri scendono (dopo aver cominciato ad alzarsi dalle parti di Melzo…) e così sistemo un po’ meglio la Vitesse. Peccato solo che per mezzo centimetro mi tocchi smontare il landing gear per infilarla sotto il ripiano.
A proposito: per questa uscita ho scelto la Vitesse proprio con un occhio alle esigenze di intermodalità e anche perché se uso sempre la Espresso poi mi si avvilisce, poverina.
Anche a Torino Porta Susa ho una coincidenza comoda, e meno male perché districarsi nella “logica” dei suoi ascensori non è immediato; da una parte il livello dei binari è indicato come -3, dall’altra come -1, mentre i sovrappassaggi (chissà perché denominati “cavalconi”) sono tanto -1 quanto 0… Comunque prima o poi arrivo al binario giusto e attendo il treno della linea suburbana sfm7 (26764 Torino Stura–Fossano), effettuato con un ETR.425 “Jazz”.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,8030.0.htmlAccanto al vestibolo c’è uno spazio attrezzato per tre bici,
ma accanto non ci sono posti a sedere liberi, così me la porto in uno di quegli spazi con i sedili ribaltabili che avevo individuato a suo tempo.
Arrivo puntualissimo a Savigliano, bici in spalla perché il sottopassaggio non è ancora attrezzato con ascensori e siccome è da poco passato mezzogiorno faccio un po’ il turista
intanto che cerco un posto adatto per mettere le gambe sotto il tavolo.
Alla fine approdo alla Trattoria del Teatro, nella via omonima, in pieno centro storico. Entro con la bici già piegata e prima ancora di chiedere se è d’impiccio il titolare mi offre di sistemarla dove preferisco; la Vitesse si accomoda in un angolo e io a un tavolo libero. Oddio, in realtà sono tutti liberi perchè l’unico avventore sono io. Potrebbe essere un brutto segno e invece no: in attesa dell’antipasto, un’insalata giardiniera che dovrebbe essere la tradizione del locale da almeno 30 anni, arriva uno stuzzichino offerto: tortino di verdure e assortimento di grissini e pane caldo appena sfornato.
La giardiniera mi dimentico di fotografarla, non così il primo (ravioli del plin)
e il dolce (un classicissimo bunét).
Il secondo l’ho saltato per non esagerare, e ho fatto bene perché come viatico arrivano, sempre offerti, tre biscotti di cioccolato e riso soffiato.
Scherzando mentre pago il conto
dico che per smaltire quel po’ po’ di calorie adesso dovrei scalare l’Izoard…
Mi fermo a bere un caffè e far flanella al tavolino di un bar in piazza Santarosa
e poi mi presento al Museo Ferroviario,
dove invece mi tocca discutere un po’ con l’addetto alla biglietteria che vorrebbe farmi lasciare fuori la bici. Non sarebbe particolarmente a rischio, in un cortile chiuso e sotto l’occhio del tizio, ma ne faccio una questione di principio
(«e se fosse un trolley, me lo farebbe lasciare fuori?») e alla fine si arrende.
La presentazione del libro non si rivela propriamente un successo di pubblico e termina abbastanza in fretta, così con tutta calma sostituisco la polo “elegante” con una t-shirt “da battaglia”, sistemo bagaglio e luci e mi avvio.
Tra Savigliano e Saluzzo c’è la strada provinciale 662, diretta, dritta come una spada e mediamente trafficata: sarà anche la via più breve (15 km) ma non fa per me, mi sa la strada giusta per farsi stirare…
Su Komoot ho studiato due itinerari alternativi, uno a nord e uno a sud della via diretta; quello a nord tocca un paio di paesi (Monasterolo e Scarnafigi) che potrebbero avere qualche scorcio caratteristico
https://www.komoot.com/it-it/tour/1175511503?ref=wtd&share_token=ahvXfdgt1MjU1z8D58q2UwlK86e1ke5t7feKzLjQLX7m7YJ7gPma ho scoperto che viene percorso da una linea di corriere, quindi anche su queste strade è possibile che ci sia traffico; l’itinerario a sud,
https://www.komoot.com/it-it/tour/1182458768?ref=wtdinvece, promette strade molto più secondarie, e così è.
Unico inghippo, per attraversare il torrente Varaita, piacevolmente ricco di acque,
tocca tornare sulla provinciale per circa 1 km, ed è qui che il presagio per poco non si avvera: nello specchietto vedo arrivare un’auto rossa e mi stringo sulla destra, ma ce n’è un’altra che la sta sorpassando, la strada non è larga e così un istante dopo me la vedo sfrecciare a una spanna dallo specchietto. Altro che metro e mezzo... (che peraltro è una misura tanto demagogica quanto irrealizzabile, ma non è questo il momento di disquisirne).
Con grande sollievo ritorno per stradelle secondarie, attraversando la ferrovia Savigliano–Saluzzo nei pressi dell’ex stazione di Lagnasco.
Questa ferrovia ho una storia abbastanza tormentata: aperta nel 1857 da una società privata appositamente costituitasi, ha visto il servizio passeggeri soppresso nel giugno 2012 per una discussa decisione della Regione Piemonte che in un sol colpo decise di radiare 12 ferrovie secondarie dalla carta geografica; rimasta aperta al solo traffico merci, nel gennaio 2019 ha visto tornare un embrione di servizio passeggeri (poche coppie di treni nelle ore di punta dei giorni feriali, coordinate con autoservizi negli altri orari), poi nel 2020 con la “scusa” della pandemia i treni sono stati nuovamente soppressi e ovviamente mai ripristinati al ritorno alla “normalità”. Morale della storia, invece di 10 minuti in treno con la bici piegata accanto, mi devo fare un’ora e più di pedalata…
Nella foto si nota la configurazione “da viaggio” della Vitesse: lo zainetto legato al portapacchi Vario-Rack anteriore contiene l’attrezzatura “tecnica” (poncho, multitool, seconda borraccia, telecamerina e paccottiglia varia), mentre lo zainetto da 10 l di Decathlon appeso alla sella
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,2782.45.htmlcontiene un po’ di carabattole elettroniche (e-reader, power bank, caricabatterie vari) occhiali di scorta, magliette e biancheria di ricambio; insomma tutte le cose da tenere a portata di mano in viaggio. Non è ancora la configurazione ottimale, perché in basso si appoggia al fanale inferiore, coprendolo, mentre in alto la luce lampeggiante sotto la sella si riesce a vedere, sia pure in modo non ottimale, attraverso gli spallacci che ho allungato apposta. In ogni caso, c’è sempre la Reelight… in attesa che il tedesco si decida a mandarmi le luci a induzione che ho pagato ormai cinque anni fa…
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,11764.0.htmlAncora un po’ di stradine campestri in mezzo ai frutteti,
un ultimo tratto di strada provinciale 137 non troppo trafficata e verso le 18 sono a Saluzzo, con 22-23 km complessivi sul computerino; mi presento all’Hotel Antiche Mura con la bici già piegata e la reazione del proprietario è da manuale:
«Se vuole tenerla in camera, la aiuto a portarla su». Fantastico!
Ed eccoci comodamente installati in camera.
Doccia, telefonata a casa, maglietta “elegante”, e vado a fare il turista nel centro storico di impronta medievale ricco di scorci caratteristici.
Passeggiando passeggiando arrivo fino alla stazione, monumentale come si costruivano una volta
ma oggi monumento all’insipienza di chi ha lasciato andare in malora un’infrastruttura che avrebbe potuto essere valorizzata con una politica di rilancio analoga a quella fatta in Lombardia da Trenord.
Unico segno di vita, in una sfilza di porte sbarrate, alcuni ragazzi che chiacchierano su una panchina e i tavolini del bar affacciati sui binari.
Mi fermo per un aperitivo (un analcolico e una manciata di patatine tristi) in attesa che si faccia ora di cena, poi mi trasferisco nella vicina trattoria “I Quat Taülin”.
Essendo sabato sera la sala è discretamente piena, ma ci sono tavoli liberi “all’esterno”, cioè sulla strada laterale, con un’auto parcheggiata a un metro…
Curioso il menu solo in dialetto, che richiede una traduzione per non azzardare ordinazioni a caso.
Per non esagerare stavolta salterò il primo: in attesa dell’ordinazione, lo stuzzichino offerto è una “insalata birichina” con una fetta di torta salata.
Il piatto forte, capriolo al forno con patate e verdura cotta,
non è malvagio ma non mi sconvolge; quella che invece trovo commovente, e mi premuro di farlo sapere al proprietario-cuoco, è la torta di nocciole con spuma al caffè (caldo, fatto al momento).
Durante la passeggiata digestiva attraverso il centro storico verso l’albergo
adocchio un piccolo pub dall’aria accogliente
dove mi fermo per una birra e mi trovo a far quattro chiacchiere col proprietario e gli altri avventori prima di ritirarmi per la notte.
(continua)