Secondo le aspettative, c’era la nebbia, e il Po non era in piena, quindi le prospettive per la partecipazione al November Porc erano le migliori.
Dopo un tranquillo viaggio in treno, scesi puntualissimi a Cremona, dopo il ricongiungimento con i pochi arrivati in auto, la prima doverosa tappa è stata al bar-pasticceria all’angolo, per caffè e cornetti.
Per non invadere il locale con nove bici pieghevoli e una non pieghevole, abbiamo fatto i turni in modo che qualcuno restasse sempre a guardia delle bici parcheggiate fuori

Intanto che i primi si rifocillavano, ne ho approfittato per fissare la Nilox al tubo reggisella, voltata all’indietro come nelle precedenti occasioni e impostata a scatto continuo, stavolta ogni 10 secondi nel tentativo (riuscito solo in parte) di non riportare a casa troppe centinaia di scatti tutti uguali. L’operazione ha attirato la curiosità di alcuni

Purtroppo non ho tenuto conto che il supergrandangolo avrebbe inquadrato anche il fondo della borraccia e il nastro arancio del forum, entrambi appesi alla sella, per cui vi prego in anticipo di scusare questi due elementi “intrusi” che compariranno in quasi tutte le foto.
Finalmente si parte, preceduti da Menegodado che va in avanscoperta per appostarsi a filmarci

Attraversiamo le vie di Cremona

poi la sosta di prammatica per la foto ricordo in piazza, dove il nostro gruppo attira come sempre l’attenzione

E si riparte, saltellando un po’ sul basolato del centro

poi sulla ciclabile che porta al ponte sul Po

Immediatamente dopo il ponte, si svolta sul percorso ciclopedonale

… e siamo subito fermi, ad aspettare qualcuno che è rimasto indietro

Il percorso è interamente asfaltato (solo un po’ ruvido, non dei più scorrevoli) e l’atmosfera tipicamente novembrina

A circa un terzo del percorso, si passa sotto l’autostrada A21

E dopo un po’ ci fermiamo per una pausa… contemplativa

e intanto Peo cerca invano di contattare Veeg, che poi scopriremo averci sorpassati, probabilmente mentre noi gozzovigliavamo al bar-pasticceria.
Lungo la strada, ogni tanto si incontra qualche altro ciclista

ma nessun gruppo bello e organizzato come il nostro

Subito prima di Soarza, nuova sosta per decidere se prendere la “variante Vittorio” o continuare sull’asfalto.

Alla sola menzione della parola “fango”, scatta la scelta unanime: strada. Per cui si attraversa Soarza

uscendo dalla quale un cartello indica che la strada per Villanova d’Arda più avanti è chiusa; nessun problema, è solo un cantiere stradale che oltrepassiamo senza difficoltà

Tanto meglio, anzi: vuol dire che la strada è tutta per noi

Beh, non proprio….

A Villanova d'Arda, si svolta a sinistra

si percorre un breve tratto di ciclabile lungo la strada provinciale 588R

e subito si svolta di nuovo

per inoltrarsi su stradelle poco più che campestri ma sempre abbastanza ben asfaltate

a parte l’attraversamento di una cascina

e, poco più avanti, un cantiere di rafforzamento dell’argine,

per superare il quale travolgiamo con impeto inarrestabile le recinzioni

Attraverso la foschia sembra di intravedere un pallido sole, e intanto Menegodato si scatena a riprendere in tutte le direzioni

Ormai manca solo una manciata di km per raggiungere Polesine, il che significa che siamo in sella da più di 20 km, per cui la proposta di un caffè alla trattoria Ongina, nella località omonima, viene accolta con unanime entusiasmo.

Qui stiamo entrando nel piazzale antistante la trattoria, e qui, dopo oltre 630 scatti, ha purtroppo termine il mio reportage; smonto di sella, spengo la Nilox per non ritrovarmi una cinquantina di scatti identici, entro e quando faccio per pulirmi gli occhiali, completamente opachi tra goccioline di nebbia e condensa…
CRAAC! la montatura mi si spezza di netto e senza preavviso in mano all’altezza del ponticello.
“E adesso sono nella m…” è l’oxfordiano commento che proferisco. In effetti senza occhiali sono cieco come una talpa e siccome non ne ho un paio di riserva, mi sto già immaginando brancolare alla cieca in mezzo alla calca, per non parlare di rifarmi tutto il percorso di ritorno.
Fortunatamente, dopo una rapida riflessione, chiedo aiuto alla gentilissima signorina dietro il bancone, che riesce a rabberciarmi la montatura con un po’ di abili giri di nastro adesivo.
E così posso proseguire il mio viaggio, anche se con un aspetto un po’ da nerd… Solo che a questo punto mi è scoppiata una discreta inc….atura e mi passa completamente di mente di riaccendere la Nilox.
In pochi km arriviamo a Polesine, dove ci ricongiungiamo con Veeg, che ci sta aspettando da quasi un‘ora, e con Valeria che è arrivata in auto.
La folla è una roba esagerata e fenderla con le nostre bici non è la cosa più semplice; per fortuna riusciamo a non perderci di vista tenendo d’occhio i nostri caschi che spuntano dalla calca.
Mentre Peo e Menegodado partono a procacciare i beveraggi, noi conquistiamo un tavolo e poi ci muoviamo alla spicciolata per cercare da mangiare, ma le code ai vari chioschi sono in proporzione alla folla che ci circonda, per cui lunghi tempi d’attesa e cibo che si raffredda durante il viaggio di ritorno verso il tavolo. L’ideale per rinfrancare il mio umore…
E non parliamo dei prezzi.
Finalmente la tavolata riesce a riunirsi e l’atmosfera si scalda di pari passo con il Lambrusco che cala nelle bottiglie.
Nel frattempo però ho deciso di puntare sul treno delle 17.30 da Cremona, per non rincasare troppo tardi, e così poco prima delle15 io e Gigi ci rimettiamo in sella, col poco confortante viatico di chi resta e ci dice che dobbiamo sbrigarci altrimenti rischiamo di non fare in tempo. In effetti all’andata a fare i 28 km ci abbiamo messo ben più di due ore, quindi partiamo belli decisi.
Lungo la strada, poco dopo Ongina, incontriamo altri quattro ciclisti milanesi pure diretti a Cremona che ci chiedono informazioni sulla variante; purtroppo io sono completamente fuori fase e non riesco a orientarmi con sicurezza, per cui con la spada di Damocle del treno da non perdere non mi sento in vena di fare esperimenti e suggerisco che ci seguano mentre ripercorriamo l’itinerario dell’andata. Strada facendo, si chiacchiera e scopro che i nostri compagni di strada sono andati stamattina in treno fino a Parma, dopo di che si sono fatti 45 km di strada fino a Polesine e adesso per rientrare hanno intenzione di prendere il mio stesso treno. Pedalando a quello che per me è un gran buon ritmo (22-23 km/h) e soprattutto senza mai fermarci, arriviamo a Cremona con largo anticipo, tanto che per una manciata di minuti avrei potuto prendere il treno precedente, peraltro poco appetibile per la lunga coincidenza a Cotogno. Quindi altro caffè al bar di stamattina e vado a riposarmi un po’ in sala d’attesa, mentre Gigi riparte in auto. Il viaggio di ritorno si segnala per il treno abbastanza pieno e per un quarto d’ora di ritardo in arrivo. Quando scendo a Rogoredo è già buio da un bel po’, per cui mi tolgo lo sfizio di accendere tutte le luci, compresi i coprivalvola delle ruote, ed è più un albero di Natale ambulante che un pieghevolista quello si dirige verso casa…
Bilancio della giornata: una bella pedalata (56 km in totale, che sono anche il mio record personale in pieghevole), un bel gruppo di amici, un pranzo un po’ frugale, specie considerando l’occasione, e una montatura da sostituire.
Beh, poteva andare peggio… poteva piovere!
VARIANTE SÌ, VARIANTE NO…È abbastanza paradossale che dopo averla disegnata e propugnata, io non sia ancora riuscito a percorrere la “mia” variante, cosa che poi il resto del gruppo ha fatto tranquillamente nel ritorno; dopo aver studiato un po’ Google Maps ho scoperto perché lungo il percorso ero completamente disorientato, tanto da aspettarmi di dover andare a destra quando invece si andava a sinistra e viceversa. Un po’ era colpa della nebbia, perché in genere mi oriento abbastanza bene col sole, ma soprattutto la causa era il percorso disegnato da Peo, che ci ha portati al punto caratteristico del ponte di Ongina provenendo dalla parte opposta a quella che mi aspettavo.
Cercherò quindi di chiarire con questa cartina, su cui ho riportato le distanze effettive con quanta più precisione ho potuto:

In azzurro il percorso da Soarza a Ongina (10 km) che abbiamo effettivamente seguito, completamente sicuro per la totale assenza di traffico e innegabilmente più gradevole ma un po’ più lungo di quello “ufficiale” (8,4 km) ricavato dal sito piste-ciclabili.com (che conferma una volta di più un’affidabilità non sempre assoluta) e disegnato anche da Peo nel suo programma (verde), che descrive tre lati di un rettangolo e comprende un discreto tratto lungo la provinciale 588R non particolarmente attraente; per finire, in rosso la variante (3,6 km), il cui principale limite è il tratto non asfaltato, parallelo al nostro itinerario ma sulla riva opposta del torrente Arda. Basterebbe un ponticello nel punto in cui si separano…
E GLI OCCHIALI?Se qualcuno si stesse domandando se lunedì sono andato in ufficio con gli occhiali da nerd rabberciati col nastro adesivo, la risposta è no, o meglio non del tutto.
L’idea di fondo, maturata durante il viaggio di ritorno, era di incollare la frattura con colla epossidica (bicomponente) dopo averla “inchiodata” in modo da scaricare le sollecitazioni meccaniche su qualcosa di rigido per confortare la tenuta della colla. Quindi dopo cena ho messo mano alla cassetta degli attrezzi da modellismo e con girapunte a mano e punta da 0,7 ho fatto due fori verticali nelle due metà del ponticello, dentro ai quali ho inserito con leggero forzamento un punto metallico di cucitrice, il tutto dopo una buona spalmata di colla.

Non molto elegante, ne convengo, ma ha tenuto (la graffetta, perché la colla epossidica purtroppo non ha fatto la minima presa su quel tipo di plastica) per il resto della settimana, fino a sabato quando il mio ottico di fiducia ha potuto recuperare le lenti e inserirle in una montatura nuova.
Alla prossima!
Vittorio
P.S. E adesso aspettiamo fiduciosi il reportage di Peo...