Riporto un estratto dall'articolo
"I fori delle periferie lontane"
http://comune-info.net/2013/08/ripensare-le-periferie/
(http://www.youfeed.it/img/feed/18/youfeed-pedonalizzazione-fori-imperiali-via-alle-5-30-del-3-agosto-2013.jpg)
Con il caos attuale del traffico a Roma si può davvero pensare di risolvere il problema bloccando il transito ai Fori quando le auto circolano dappertutto? Quali interventi radicali andrebbero presi? E i tempi lunghi della partecipazione non sono funzionali a chi non vuole i cambiamenti per rendite di posizione?
Come si diceva i problemi e le soluzioni al traffico e alla mobilità in quel nodo appaiono più circoscritti nel tempo e nello spazio, sebbene non sarebbe male cogliere l’occasione per affrontare più ampiamente e più radicalmente il problema della mobilità in quel settore del centro storico, questione che sarebbe di indubbio interesse e utilità. Questo però significherebbe affrontare il problema complessivo della mobilità del centro storico e quindi forse pensare ad una ZTL estesa, ad una prevalenza del trasporto pubblico (in particolare ai tram di superficie come si è avuto con il prolungamento del tram da Argentina a Venezia) e al passaggio ad altre forme di mobilità a impatto zero (ciclabilità). Quindi un ripensamento dell’idea stessa di centro storico.
E concretamente cosa si è deciso?
Quanto emerso dalla discussione sembra configurare, invece, una soluzione che comporterà, abbastanza probabilmente, un significativo aumento del traffico sull’asse Santa Maria Maggiore – San Giovanni ed un discreto caos in quel settore urbano.
Come si può pensare di incentivare il servizio pubblico se l’Atac (azienda dei trasporti) sembra ad un passo dal fallimento? Quale mobilità è possibile in una metropoli in modo da non escludere i più fragili, come gli anziani e i bambini, e non segregare gli abitanti delle periferie?
Il problema della mobilità a Roma è un vecchio problema e non ha mai trovato sinora una buona soluzione. L’unico tentativo serio si è avuto con l’assessore alla Mobilità Walter Tocci (durante l’amministrazione Rutelli, in cui era vice sindaco) e i primi tentativi di “cura del ferro”. Operazioni che hanno inciso, alla fine, solo marginalmente. Il problema non è soltanto nella gestione dell’Atac, ma nell’organizzazione stessa della città. Si tratta di una città cresciuta senza molto criterio, a macchia d’olio, con molte periferie lontane, disperse e a bassa densità. Tutto ciò obbliga il trasporto pubblico ad “inseguire” lo sviluppo insediativo e la dispersione urbana con costi crescenti ed insostenibili, e contemporaneamente un servizio che inevitabilmente non può che rimanere sempre inadeguato. Con effetti sulla vivibilità delle periferie (e su alcune categorie sociali più fragili) che ben conosciamo. Le stesse nuove “centralità” (che pure dovevano servire a riqualificare le periferie!) dovevano essere costruite con attestamenti del trasporto su ferro e questo non è avvenuto (se non in alcuni casi sporadici e inadeguati). Il problema è quindi ripensare totalmente lo sviluppo insediativo di Roma.