Salve a tutti, non so quanti siciliani ci siano su questo forum e quanti di essi hanno avuto modo di spingere la propria folding in una piccola avventura. Spero che questo mio resoconto possa essere un positivo invito ad osare e a tener presente che seppur piccolina e con poche marce, le pieghevoli possono arrivare ovunque.
Prima Parte27/02/2016 Partenza da Messina, tribunale ore 4:50 circaAnche se tranquilla, la città di notte specie di sabato mattina, è densamente popolata di auto, giovani che tornano a casa dopo notti al pub e/o discoteche e personaggi molesti che con cori goliardici scherzosi ti strappano qualche sorriso (fino a quando non cercano di corrervi dietro a piedi come cani curiosi).
Mi accingo ad aprire il portone e a far uscire la Cinzia piegata, pronta per essere "raddrizzata" per raggiungere il luogo di partenza.
Nello zaino solo il necessario:
- 1 bottiglietta da mezzo litro di acqua della fontana;
- 1 bustina piena di frutta secca mista (banane, mirtilli, more, uvetta sultanina, mandorle, noci);
- cellulare;
- chiavi esagonali per manubrio e leve freni;
- chiavi piatte per pedali e bulloni mozzo;
- 2 paia di guanti usa e getta.
Si sà, in certi orari del mattino il freddo si sente fin dentro le ossa, ma quando spingi sui pedali e una folata di vento gelido ti colpisce rischi che i muscoli perdano il loro calore e allora perdi di prestazioni. Per evitare ciò un bel berretto di lana, una giacca pesante a collo alto e delle scarpe da trecking basse.
Generalmente prediligo alternare il percorso con salite e discese proprio per dimezzare i tempi di percorrenza in città, ma anche per rinforzare i muscoli e la respirazione. Affronto la prima discesa senza problemi, evitando i luoghi dove è densamente popolato di pub e bar perché non si sa mai, i molesti li trovi sempre in mezzo alla strada e non puoi scansarli. Proseguo in direzione Capo Peloro.
Qui abbiamo la "fortuna" di possedere una pista ciclabile che costeggia la costa dello Stretto, dal Torrente Annunziata fino a Villaggio Pace. Purtroppo però si interrompe in prossimità della batteria inglese, una piazzetta dove i passati ritrovamenti, dei cannoni inglesi appunto, sono stati piazzati sul marciapiede adornati da pachine e palme. Per lavori su questo tratto sono costretto a pedalare in strada. Ovviamente la corsia è interessata, lato mare, dai lavori e quindi particolarmente dissestata, e mi costringe a percorrerla all'estremo della strada quasi vicino alla corsia di marcia contraria.
La prima discesa si trova proprio dopo la Fiumara Guardia, che seppur preve mi permette di poter ammirare il panorama (notturno) e di far riposare le gambe per qualche centinaio di metri. Da quel tratto in poi fino al torrente Papardo è in leggera salita. Le villette di nuova e vecchia fabbrica, in parte schermano il panorama dello stretto ma danno modo di poter vedere come inizia a prendere vita il villaggio. Gli odori sono quelli che ti fanno apprezzare la strada, i panifici intenti a cuocere il pane e i laboratori di pasticceria che infornarno i primi panini al burro (tipici panini messinesi che abitualmente consumiamo con qualsiasi condimento, dal dolce al salato ma anche così come sono).
Superato il torrente inizia una discesa veloce, molto piacevole. L'asfalto non è particolarmente rovinato e si può tranquillamente percorrere il tratto a velocità sostenuta. La discesa termina al bivio per i laghi di Ganzirri. Luogo suggestivo per i messinesi. In questo particolare periodo dell'anno è possibile anche vedere la migrazione delle anatre che popolano i due specchi di acqua salmastra. In queste acquee si effettua l'allevamento di cozze, rinomate in tutta la Sicilia (per chi è onnivoro).
La strada è parzialmente dissestata, qualche buca inaspettata può rendere la pedalata insicura ma nulla di particolarmente pericoloso. I gatti della zona mi osservano preoccupati e per evitare di farli scappare sul lato della strada, mi sposto centralmente per far capire le mie intenzioni. Così entrambi ritorniamo a farci i fatti nostri.
Vicino alcuni ristoranti le strade cominciano ad essere poco luminate. Fortunatamente sono provissto di faretto da qualche migliaio di lumen e già col lampeggiante attivo, accendo anche "l'abbagliante" tenue per quel breve tratto.
Purtroppo in questa zona, vuoi per i lunghi rettilinei, vuoi per la disumana sensibilità di pochi e balordi umani, è facile trovare qualche gatto steso in mezzo alla strada. L'importante è essere attrezzati e spostarli con i guanti usa e getta. Per umanità e per rispetto verso quella vita strappata.
Fortunatamente in questa giornata non ho trovato nulla di ciò sulla mia strada e questo è positivo e rassicurante.
Superato il curvone senza illuminazione, inizia il lungomare della Via Circuito, adornato da locali, panchine e palme. Come mia abitudine mi fermo poco dopo il chiosco a prendere fiato ad ammirare il cielo e il mare. Faccio rifornimento di energia, qualche manciata di frutta secca, qualche sorso di acqua e una breve ispezione alla folding Cinzia.
Riparto passando dal villaggio dei pescatori, è facile trovare qualche essere umano intento a preparare la barca per la pesca. La strada è in leggera discesa e questo mi permette di poter osservare le onde, la spiaggia e il panorama in generale.
Entrato nel vicolo, questo conduce fino alla chiesa e alla relativa piazzetta, fulcro del villaggio di Torre Faro. Accanto ad essa l'argine di un canale che collega il lago (pantano piccolo) con il mare. Proprio sull'argine destro, di fronte ad un fruttivendolo, è possibile osservare le anatre che riposano insieme e sorvegliate da una di loro dedita alla guardia, la quale appena qualcuno si avvicina comincerà a starnazzare svegliando tutti. Sono abituate alle persone e infatti non scappano paurose ma rimangono ferme lì as osservare i movimenti fino a quando capiranno che la vostra presenza non è un pericolo.
Superata la piazza si entrerà nel cuore del villaggio, ben illuminato ma soprattutto molto tranquillo. I lavori appena terminati, l'asfalto che copre parte della pavimentazione lavica mi fa sobbalzare un po', ma qui non c'è bisogno di correre. La bellezza di questo borgo è dettata dalla presenza di sedie di vario genere che occupano lo spazio laterale vicino una fontana. Questo dimostra come anche nelle sere di inverno, gli abitanti si riuniscono (soprattutto anziani) per raccontarsi la giornata oppure semplicemente scambiarsi quattro chiacchere in compagnia. Questo usanza è facile trovarla nei periodi estivi. Le calde sere d'estate sono caratteristiche qui, dopo il mare e la cena si passa il resto della serata in piazza sulla propria sedia. Assolutamente da vedere!
Prima di Capo Peloro e del Pilone, una struttura metallica installata dall'ENEL negli anni '50 per collegare la Sicilia alla rete elettrica nazionale. Dismessa negli anni '80 è diventata la meta apprezzata dei cittadini che sotto la sua base in estate è popolata da spiaggianti, intenti ad apprezzare il panorama, la sabbia pulita e il mare caldo. E' possibile visitarla in particolari giorni dell'anno, soprattutto estivi, data l'elevata esposizione ai venti forti.
Arrivato al bivio scelgo di scendere verso mare, una piccola strada collega appunto il borgo di torre faro con la strada che porta al Pilone. Consiglio di soffermarsi qualche momento in prossimità della spiaggia. Un pontile in legno collegherà la piccola pineta alla spiaggia, proprio accanto alla sede dell'Horcinus Horca. Di fronte potrete vedere il mare e la Calabria, mentre alle spalle il Pilone e il Faro.
Proprio accanto al Museo si trova il Mazzone, una struttura fortificata ormai in disuso, caratteristica ma purtroppo in rovina. Anche qui è bene gettargli qualche occhiata.
Proseguendo per la strada che costeggia appunto Torre Faro, bisogna fare molta attenzione, sia per il manto stradale particolarmente dissestato che per le auto che possono sopraggiungere a velocità sostenuta. Fare attenzione alla colonia felina che in quei luoghi si è insediata, rallentare ed eventualmente prestare soccorso a quei poveri gatti investiti dai famosi disumani sopra descritti.
Si arriva al Pantano Piccolo (lago) dedito all'allevamento di cozze. L'unico sforzo da fare sarà per il ponte che sovrasta il canale di collegamento al mare. Una breve discesa e poi inizia la salita.
MortelleLa piccola contrada si estende in lunghezza costeggiando il mare. E' una zona turistica dove i messinesi spesso possiedono la seconda casa. Non è particolarmente popolata nel periodo invernale ed è per questo che nelle prime ore della mattina non è trafficata. Qualche vecchio hotel abbandonato e trasformato in lido turistico, caratterizza la zona che poi comincia ad essere particolarmente solitaria. La strada la percorro in sesta marcia, per rinforzare le gambe ma anche per non stressare troppo il cambio. In ogni caso è una strada fattibile seppur in lieve pendenza. L'orario, appena sorto il sole, mi permette di poter osservare un panorama suggestivo. Da un lato la campagna e all'orizzonte il mare e le sue spiagge poco popolate. Fra Timpazzi e Casabianca sono le mete preferite da coloro che vogliono passare una estate lontana dai rumorosi lidi e dalle affollate spiagge. Inquinamento quasi nullo e mare temperato.
Appena dopo il superamento del cartello che avvisa la frazione, è possibile trovare al sinistra una villetta in stile Liberty. Molto carina, Villa Bianca. Sarà stata in passato proprietà di qualche facoltoso, ma come ho avuto modo di notare, lo stesso stile lo ritroverò in alcune villette, superato il bivio per Acqualadroni.
La strada in alcuni tratti è stata asfaltata di nuovo e quindi molte asperità non si sentono. Ma la salita comincia a farsi sentire alla fine della frazione, quando si incomincia a raggiungere la località di Tono. Le strade cominciano ad incastarsi sul versante della montagna con una salita non particolarmente faticosa ma che in sesta marcia si fa notevolmente sentire. Gli odori, particolamente accentuati la mattina presto prima che il sole sorga, ti fanno capire che sei in una zona di campagna, ed è caratterizzata dal dolce e pungente fragranza di concime. Poco prima del bivio per Faro Superiore e del ponte di Tono è possibile ammirare una piccola chiesetta in stile Liberty quasi dello stesso stile della Villa Bianca.
Superato il ponte di Tono anche la pendenza cambia, si inizia a salire per la montagna e anche l'illuminazione scompare. Nelle ore mattutine è consigliabile percorrerle con gli fari alla massima intensità. La strada e il cielo si confondono in un denso fondale nero che non ti permette di distinguere più la strada dal vuoto. Alcuni muretti bassi in cemento armato mi proteggono dal vuoto ed è facile poter sbandare specie se accanto sopraggiunge un'auto. Consiglio di percorrerla, per chi vuole stare in sicurezza, nelle prime ore del giorno quando il sole è appena sorto. Ma consiglio anche di percorrerla al buio (ovviamente con un bel faretto da 2000 lumen) perché il contesto cambia connotati. Nella tua mente sai che a destra ci sta il vuoto e all'orizzonte il mare ma non lo vedi e mentre fatichi per risalire hai la possibilità di poterti concentrare sia sul respiro che sul panorama dimenticandoti della fatica.
Poche auto sopraggiungono su questo tratto, ma è bene avere sempre lo sguardo attento perchè non è rara la presenza di autobus e camion che fanno la spola fra Spartà e Messina.
So di essere in prossimità di Acqualadroni quando subito dopo la curva scorgo un ponte in mattoni. Di notte non hai possibilità di vederlo ma appena all'inizio sorge un piccolo rudere sicuramente settecentesco che forse serviva a controllare l'accesso. Superato il ponte mi fermo per prendere fiato al bivio per Acqualadroni.
Anche questa è una frazione molto amata dai locali per la villeggiatura estiva. Molto isolata e dalle strette spiagge. L'orografia del terreno suggerisce la presenza di strapiombi fra la montagna e il mare e qualche lingua di spiaggia sparsa per le poche case presenti nel villaggio.
Mi soffermo a prendere fiato e noto che nella strada, a sinistra direzione messina ci sta una fontanella. Non sono certo che sia potabile ma nel dubbio è bene evitare.
Consiglio di osservare il ponte. Qualche stormo di corvi e un piccolo appezzamento coltivato alla base del ponte danno vita a suoni caratteristici, ti fanno capire che sei lontano dalla città e anche l'odore te lo conferma. Umido e molto aromatico.
Riprendo la salita, a tratti alberata e altri sul mare. Sulla montagna si nota la folta vegetazione e i pini marittimi che fanno da padrone. Il mio tratto preferito è quello che ti comunica l'arrivo a Spartà. Dal cartello in poi iniziano ad essere visibili alcune ville antiche, qualcuna Liberty e un'altra di fine ottocento. Caratteristica quella con la Cappella mortuaria che costeggia la strada, sicuramente di qualche personaggio facoltoso dei tempi andati. La bellezza soprattutto sono i ruderi, tracce del passato, di quando la vita in quei posti era caratterizzata dalla giornata ai campi e dal riposo.