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Autore Topic: Una settimana in Brompton  (Letto 4066 volte)

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Offline Vittorio

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Una settimana in Brompton
« il: Settembre 24, 2018, 10:55:46 pm »
«Un marito non deve prendersela se una volta tanto la moglie balla con un altro un innocente giro di valzer» - disse il cancelliere prussiano von Bülow nel 1902, in occasione di un momentaneo avvicinamento fra l’Italia, all’epoca alleata della Prussia nella Triplice Alleanza, e la Francia.

Forse l’ho presa un po’ alla lontana, perché in realtà quella che voglio raccontare è l’esperienza di un temporaneo scambio di biciclette fra me e Mario “Hopton”; lui da un po’ di tempo sta meditando l’idea di sbarazzarsi del suo buffo triang…., ehm, della sua Strida, a favore di una classica 20” a piega centrale, nella speranza di avere un mezzo più adatto agli sconnessi asfalti monzesi che quotidianamente affronta per recarsi al lavoro (in effetti, già andare a lavorare non è il massimo, se poi c’è anche da soffrire lungo la strada…); io, felice possessore da quasi sei anni di una “classica 20” a piega centrale” (Dahon Vitesse D7), non nascondo di aver sempre avuto la curiosità di provare una Brompton, per cui è stato facile accordarsi per un prestito incrociato.
Lo scambio è avvenuto un venerdì pomeriggio fuori da Brompton Junction, dove la M6L di Mario usciva da un intervento di manutenzione ciclica alla trasmissione. In una decina di minuti ci siamo scambiati le consegne e le istruzioni sulle principali particolarità delle rispettive cavalcature: segnatamente la corretta sequenza di piega e la sequenza delle marce per la Brompton; come trovare l’unica posizione possibile per il manubrio piegato della Vitesse e come riaprirla vincendo il tenace magnete di chiusura.

In città
Primo test, l’attraversamento di Milano: da Brompton Junction a casa sono circa 9 km, prevalentemente di buon asfalto e in leggera discesa, un percorso già collaudato e adatto per testare le doti di velocità e agilità dell’inglesina. Luci Knog accese e via: fin dai primi metri mi rendo conto che l’assetto in sella è praticamente perfetto, però ogni tanto mi capita di urtare con il calcagno le Easy Wheels. Qualche isolato in più serve per familiarizzare con i comandi del cambio, finchè non riesco a metabolizzare il concetto che muovere i “manettini della falciatrice” verso il centro del manubrio determina il passaggio a un rapporto di trasmissione più lungo e spostarli verso l’esterno inserisce una marcia più corta. Questa la teoria: nella pratica, tutte le volte che un’auto mi frena davanti costringendomi a rallentare e poi rilanciare la bici mi esibisco in improbabili passaggi quarta-sesta o quinta-terza non particolarmente produttivi… Molto presto mi rendo conto che la sesta è così lunga che non riesco a spingerla per più di un paio di centinaia di metri per volta, per cui mi assesto sull’uso di sole tre marce intermedie: terza per partire da fermo, quarta per accelerare e quinta (passaggio un po’ più impegnativo perché impegna entrambi i manettini) per una marcia di crociera veloce. In pratica lo stesso che faccio con la Vitesse, dove allo stesso modo utilizzo quarta, quinta e sesta. Comunque sia, la Brompton si rivela veloce e scorrevole, visto che impiego circa 4 minuti meno del solito, però nei tratti di asfalto un po’ più rovinato le asperità si sentono tutte, ma proprio tutte... A casa, una volta azzeccata la sequenza corretta di piega, la Brompton cala il suo asso, scomparendo tranquilla sotto un tavolo.

Tra Rozzano e la Muzza
Sabato, primo impiego operativo: la mattina alle 10 a Rozzano c’è l’inaugurazione del nuovo capolinea del tram numero 15 (a proposito: da tenere in considerazione per prendere o abbandonare la ciclabile del Naviglio Ticinese, che passa non troppo lontano da lì) e la bici è il miglior mezzo per spostarsi a fotografare lungo la linea, senza i problemi di trovare parcheggio per l’auto. Caricata nel baule della Jazz, dove ci sta così larga che ci balla dentro,
     
breve trasferta in zona, parcheggiato fuori dai piedi e via a inseguire i primi tram;

devo dire che per scendere, scattare e ripartire al volo una bici col cavalletto tradizionale sarebbe un po’ più pratica, però la Brompton “seduta” - magari col manubrio abbattuto - è più tranquillizzante da perdere di vista per qualche decina di secondi, perché l’eventuale mariuolo di passaggio perderebbe un po’ più tempo per saltarci sopra e pedalare via. Sull’asfalto liscio delle strade rifatte di fresco, e per brevi spunti tra una fermata e l’altra, anche la sesta si fa valere e mi permette di sfrecciare e recuperare terreno sui tram.
Nel pomeriggio, un test un po’ più tosto, con un anello di 10 km

comprendente il tratto di alzaia del canale Muzza (in rosso i tratti di sterrato) che avevamo saltato nella nostra gita a Lodi in maggio.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=10897.0
Catechizzato dalle lagnanze di Mario sul comportamento della Brompton su terreni non lisci mi aspettavo di trovarmi subito a mal partito, invece, sicuramente grazie anche alle gomme Marathon Plus, il comportamento sullo sterrato leggero (ghiaietta sottile e niente pietre affioranti) e sul sentiero battuto dell’alzaia (per chi la conosce, come la “variante Vittorio” del November Porc)

è estremamente soddisfacente; anzi, la rigidità di telaio e piantone di sterzo si fa apprezzare tutta, in condizioni in cui la Vitesse farebbe avvertire qualche flessione. Tutto sommato va quasi meglio lì che sull’asfalto rovinato della ciclabile per Lodivecchio.

Cambiando lago…
Lunedì la Brompton torna a respirare aria di lago, ma stavolta del Benaco e non del suo Lario abituale. All’uscita dall’ufficio decido di provare l’unica ciclabile seria comodamente raggiungibile da Salò, la “Panoramica”, che collega le frazioni Campoverde e Cunettone, lunga 2,9 km e con un dislivello di 61 m. Il percorso, interamente protetto, è in rampa di non più di 25 mm/m, segno evidente delle sue origini tranviarie (un tempo la via Panoramica era la sede del vecchio tram interurbano a vapore) ed è un discreto banco di prova per le mie scarse gambe; tanti anni fa l’avevo fatta con la vecchia bici da 28” con un rapporto 39x19 da 4,3 m, più di recente con la quarta della Vitesse (52x18, 4,5 m), stavolta vado su in terza fissa a 8 km/h, tutto liscio se non che sotto sforzo la bici “squittisce” parecchio, un po’ dal morsetto reggisella ma soprattutto da qualche punto imprecisato più in basso, non riesco a capire se dall’elastomero (nuovo) o dal perno del carro posteriore (dichiaratamente da sostituire perché negli anni ha preso un po’ di gioco). Arrivato in cima, prendo per San Felice,

poi scendo a Cisano, dove incontro un breve tratto pavimentato a ciottoli,

che si confermano essere la bestia nera di ogni bici a ruote basse. Anche con la Vitesse non erano certo rose e fiori (in azzurro la salita, in arancio l’acciottolato, in rosso lo sterrato, in viola la discesa ripida). Proseguo poi sulla ciclabile per la Baia del Vento, sterrata

ma liscia e praticabilissima, indi mi tuffo giù verso Portese Porto (40 m di dislivello in soli 450 m) e qui ho modo di mettere alla prova i freni: la potenza è adeguata, ma anche frenando “a denti di sega” come il macchinista di un treno merci, quando tocco i cerchioni la loro temperatura è decisamente alta; d’altra parte è inevitabile, con ruote di piccolo diametro la superficie delle piste frenanti e lo smaltimento di calore sono quelli che sono…
Lasciar raffreddare i cerchioni è una buona scusa, vista anche l’ora “che volge a Desio”, per un aperitivo in riva al lago (Crodino e patatine del Cretaceo, 3,50€ in tutto),

ma è proprio una scusa, perché il percorso di rientro a casa non è certo impegnativo.

Fra cielo e lago
Martedì mi spingo, in auto, un po’ più lontano, per ragioni non tanto tecniche quanto… fotografiche, e torno a Limone per percorrere la “famosa” ciclabile Garda by Bike. Stavolta niente da segnalare, se non la buona scorrevolezza nell’andata (in leggera discesa). Un paio di foto ricordo, sulla passerella aerea e sul labirinto all’uscita della ciclabile, incomprensibilmente stretto:
     
certo che se una Brompton ci si incastra così, non oso immaginare la e-bike carica di bagagli del turista tedesco medio! Da segnalare (presenza di tedeschi impone) l’attrezzamento di prim’ordine della ciclabile: ecco una “stazione di servizio per ciclisti e cani”: distributore e contenitore per sacchetti igienici, totem per riparazioni di fortuna, con supporti per la bici, pompa e gli attrezzi di uso più comune, assicurati a robusti cordini d’acciaio.
     

Nella giungla…
Mercoledì e giovedì, fra lavoro e ritorno a casa, non ho modo di riprendere in mano la bici, ma venerdì mi rifaccio ampiamente: Devo portare l’auto in officina per il controllo annuale (quello dell’anno scorso, a dirla tutta…) e per tornare da Melegnano, pur essendoci un treno comodo ogni 30’, penso bene di farmela tutta in bici, ripercorrendo all’indietro il “giro di Rocca Brivio”

(cartina parziale, in rosso lo sterrato) fatto l’anno scorso in solitaria con la Vitesse.
Un paio di centinaia di metri sulla provinciale Binasca, dove luci accese e giubbotto fluorescente sono più che d’obbligo, poi svicolo dentro Melegnano, attraverso la ferrovia col comodo sottopassaggio della stazione e la via Emilia in corrispondenza di un semaforo, poi in un attimo eccomi fuori dal mondo, sullo sterrato liscio fino a Rocca Brivio e poi su asfalto fino all’agriturismo Cascina Santa Brera; da qui in poi le cose si complicano un po’: una breve discesa ghiaiosa che è meglio affrontare a piedi,

poi la stradina verso San Giuliano è sempre più soffocata nella vegetazione, che sul finire dell’estate è particolarmente invasiva, tanto che in qualche punto si fatica a vedere dove si mettono le ruote!

Ovviamente, essendo io una carogna, non resisto alla tentazione di mandare a Mario i miei saluti… dal delta del Mekong!

Pedalare da solo in un posto così isolato è un po' inquietante, ma l'emozione di sentire i fagiani che prendono il volo spaventati dal mio passaggio è singolare,,,

A ciascuno il suo
Sabato l’appuntamento per la reciproca restituzione delle bici è alla Cassina de’ Pomm, punto di partenza della pedalata di gruppo per Gorgonzola.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=11067.0
Mario purtroppo non potrà parteciparvi, per problemi dentistici e di incontinenza (non suoi, sia chiaro, ma della cagnolona Stella) e quindi scende appositamente. Eppure gliel’avevo detto che non avevo problemi a tenermi la Brompton per un’altra settimana…
Fallito anche il tentativo di rifilargli a tradimento la Bianchina di Rina, ognuno risale in sella alla propria bici e pedala verso il suo destino…

In conclusione
Poche decine di chilometri, sia pure su percorsi misti ben assortiti, sono sicuramente pochi per un giudizio ponderato e completo, per cui invoco la comprensione dei bromptoniani di lungo corso.
Assetto e confort: per la mia statura la configurazione M è perfetta: tubo sella estratto al massimo e busto un po’ inclinato in avanti ma non troppo. La posizione reciproca di sella e pedali mi sembra più efficiente rispetto alla Vitesse, dove nonostante la sella spinta più avanti possibile ho sempre la sensazione di essere seduto un po’ indietro e di non poter fare forza correttamente sui pedali in salita. La sella di serie è comoda, ma sicuramente cambierei le dure manopole cilindriche d’origine con altre più morbide e dotate di appoggio per il palmo della mano (credo però che a questo abbia già provveduto il costruttore con l’ultimo modello). Su ciclabili recenti, asfalto liscio e sterrato regolare la marcia non pone nessun problema, mentre asfalto sconnesso, acciottolati e sterrati con pietre affioranti sono sicuramente le sue bestie nere, ma lo sono anche per una 20” a meno di montare gomme “cicciotte” a bassa pressione come le proverbiali Big Apple. Come dice Mario, «in nord Europa sarebbe perfetta»…
Trasmissione e sviluppo metrico:  con la corona standard i rapporti sono mediamente un po’ lunghi, quanto meno per ciclisti “non atletici” come me e Mario e per gomme non scorrevolissime come le Marathon Plus; sicuramente con le Kojak la sesta sarebbe più agevole da spingere, ma io personalmente privilegio di gran lunga la resistenza alle forature e la capacità di affrontare sterrati senza problemi. Sul cambio doppio è già stato detto tutto e il contrario di tutto; confermo che si impara abbastanza in fretta a usarlo, ma la domanda di fondo è “perché?”. Perché complicarsi così la vita? Per conto mio, faccio voti perché prima o poi venga montato un cambio unico al mozzo con un sufficiente numero di marce; magari non un Rolhoff da 14, che da solo costerebbe quanto tutto il resto della bici, ma insomma… E, se proprio non si vuole introdurre delle leve di sgancio rapido, almeno un paio di clamp asimmetriche e magnetiche (tipo Brompfication) di serie per sveltire la chiusura non sarebbero una bestemmia. Ma, si sa, nella tecnica gli inglesi sono conservatori…

E quindi?
In definitiva, è stata una bella esperienza, mi sono tolto qualche curiosità ma non posso dire di essere stato travolto da irrefrenabile passione per l’inglesina. E risalendo sulla mia Vitesse non ho affatto avuto la sensazione di «ma su che razza di bidone ho pedalato finora?». Con buona pace di chi mi ha già velatamente proposto l’acquisto di una sua Brompton che giace inutilizzata, oggi come oggi la cosa non mi interessa, anche perché non faccio il pendolare e non ho necessità di una bici che si possa inquattare dietro ogni sedile di treno, cosa in cui la Brompton è oggettivamente imbattibile. La mia Vitesse ha il pregio della versatilità: non eccelle in niente ma si difende bene un po’ in tutto. E tanto mi basta,

Nel caso della Prussia e dell’Italia, la storia ci racconta come andò poi a finire quel giro di valzer; nel mio caso penso che si possa applicare la parte finale della frase di von Bülow: «... l’importante è che non si faccia rapire»!

Vittorio


EDIT: aggiunte tre foto e spostata un'altra

« Ultima modifica: Settembre 25, 2018, 10:41:09 am by Vittorio »
Dahon Vitesse D7 (ex "Due Calzini") - Dahon Espresso D24 ex Boccia

Offline lelebass

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Una settimana in Brompton
« Risposta #1 il: Settembre 25, 2018, 08:05:06 am »
Complimenti per la bella recensione. E' sempre un piacere leggerti.
In effetti condivido molti dei tuoi ragionamenti, la Brompton guadagna tantissimi punti da chiusa per la sua estrema compattezza, ma le nostre 20'' possono ancora dire la loro!

Ciao,
Daniele
Hoptown 320 - Vybe D7 - Bromtpon C Urban Low

Offline Matt-o

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Re:Una settimana in Brompton
« Risposta #2 il: Settembre 25, 2018, 04:05:50 pm »
Grazie del bel contributo!
Brompton M6L nera - CO2 NON emessa a settimana: 9.3 kg

Offline Vittorio

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Re:Una settimana in Brompton
« Risposta #3 il: Ottobre 12, 2018, 08:56:41 pm »
Ritorno solo per una doverosa precisazione: la salita della Panoramica l'ho fatta non a 8 km/h ma a circa 15; l'errore è nato perché l'app che uso come tachimetro era rimasta impostata in... nodi da una breve traversata fatta quest'estate, e 8 nodi sarebbero una bella andatura per un brigantino di inizio '800, ma 8 km/h erano veramente una miseria anche per uno scarso come me.
Me ne sono accorto solo stamattina che stavo pedalando con la Bianchina di mia moglie e anche cricetando come un matto non riuscivo ad arrivare a 10. Per forza, erano 10 nodi, cioè 18,5 km/h....
Per la cronaca, ho ripetuto la stessa salita mercoledì con la Vitesse e ho registrato la stessa identica velocità, salendo con la quarta fissa su tutto il percorso.

Vittorio
Dahon Vitesse D7 (ex "Due Calzini") - Dahon Espresso D24 ex Boccia

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