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Autore Topic: demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)  (Letto 84317 volte)

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #60 il: Ottobre 07, 2012, 10:17:24 am »
"dallapartedichiguida" un blog sulla mobilità insostenibile scrive un articolo in merito al sorpasso delle bici sulle auto, a mio parere il tono usato è di chi non vede futuro in questa forma di spostamento e non solo, non vede futuro neanche nell'uomo, ormai destinato ad essere succube delle sue debolezze immutabili e dei suoi traffici impossibili da evitare.
Citazione
Nella vita dell'uomo non si può dire la parolaccia «ormai»: si può e si deve sempre ricominciare, perché le persone hanno energie impensabili di bontà da stanare e far crescere, mettere a disposizione e canalizzare. Domenico Sigalini




NOTIZIA

La notizia ha iniziato a fare il giro del web un paio di giorni fa e subito ha scatenato entusiasmi e gioia. Nel 2011 sono state vendute in Italia più biciclette che automobili. Evviva, siamo un popolo ecosostenibile! O forse no?

Come scrive Debora Billi sul blog Petrolio: "Boom della bicicletta? Non proprio: in realtà è un crollo dell'automobile". E ha perfettamente ragione. Perché non si illudano i paladini dell'ecologia e dell'ecosostenibilità, ma gli italiani non sono diventati più ecologici. Semplicemente sono con le pezze al culo.

Infatti i numeri raccontano la realtà dei fatti. Dal 2006 al 2011 le automobili vendute in Italia sono passate da oltre 2 milioni a 1.750mila unità. Un vero e proprio crollo, dovuto alla crisi, al caro carburanti e ai costi - sempre più insostenibili - di assicurazione e bollo. Chi può non compra la macchina e chi può la usa il meno possibile. E i dati degli ultimi mesi confermano, in peggio, questo trend.

Ecco, dunque, la conversione alla bicicletta. Che non è una conversione a un vivere più ecologico, mi spiace, ma un semplice adattamento. O siete davvero convinti che per decenni - durante il regime comunista - i cinesi fossero tutti eco-friendly? No, semplicemente non avevano una lira!

fonte: http://dallapartedichiguida.blogosfere.it/2012/10/mobilita-sostenibile-la-bufala-del-boom-delle-biciclette.html
« Ultima modifica: Ottobre 07, 2012, 10:23:13 am by NessunConfine »
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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #61 il: Ottobre 07, 2012, 02:29:49 pm »
Qualcuno dice che l'evoluzione di un popolo si vede non quando i poveri posseggono automobili,
ma quando i ricchi usano mezzi pubblici e biciclette...

http://marcobaccanti.nova100.ilsole24ore.com/2012/09/un-paese-%C3%A8-sviluppato-non-quando-i-poveri-posseggono-automobili-ma-quando-i-ricchi-usano-mezzi-pubblici-e-biciclette.html
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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #62 il: Ottobre 08, 2012, 08:35:37 am »
gli italiani passano alla bici non per ecologia? e che fa, magari poi si abituano... gli usi e costumi nascono anche dalle necessità.
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Offline Jimmy

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #63 il: Novembre 07, 2012, 11:41:43 am »
http://www.amicoinviaggio.it/secondo-il-times-e-cominciata-lera-della-bicicletta/

semino per raccogliere opinioni/critiche/pensieri a "ruota libera" o Fixed B-)
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Offline NessunConfine

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #64 il: Novembre 07, 2012, 11:55:45 am »
amplio sul forum l'articolo:

Dopo il picco definitivo dell’automobile, il cui uso è già in declino, i ciclisti, da sempre considerati gli ultimi tra gli utenti della strada, dovranno venire per primi. Siamo forse entrati nel regno dei cieli? No, secondo il Times semplicemente è appena cominciata «l’era della bicicletta» e, che piaccia o no, benvenuti a tutti.



L’infografica in alto, realizzata dal Dipartimento dei Trasporti della Gran Bretagna e dall’ente Transport for London, parla chiaro: dal 1998 ad oggi, ed in particolare dal 2005, l’uso della bicicletta è in costante aumento nella capitale inglese e sta lentamente ma progressivamente sostituendo quello dell’auto privata la cui presenza nelle città, sempre secondo il Times, ha ormai raggiunto un punto di non ritorno. Per i sostenitori della teoria del Peak car il futuro della mobilità è già disegnato: all’orizzonte biciclette, pedoni e trasporto pubblico integrato scalzeranno il dominio imperante dell’automobile per far spazio, con buona pace di tutti, alla Mobilità Nuova.

Un po’ di cifre: nel 2008 il volume di traffico in tutta la Gran Bretagna è sceso per la prima volta dal 1973, anno della crisi petrolifera, diminuito ulteriormente nel 2009 e 2010, ma lievemente aumentato lo scorso anno. La distanza percorsa in auto pro capite è diminuita ogni anno dal 2005 ed è scesa in totale del 6% rispetto a dieci anni fa. Nel centro di Londra il livello del traffico è diminuito del 19% tra il 2000 e il 2009, il numero di auto nella medesima area ha raggiunto il picco nel 1990, ed è sceso del 37% dal 2000 ad oggi. La stessa capacità di ospitare le automobili nella City è venuta meno col passare degli anni: con l’ampliamento dei marciapiedi, delle corsie preferenziali e delle aree pedonali, si stima si sia ridotta del 30% dal 2000.

Ma i detrattori della Mobilità Nuova, con in testa le lobby automobilistiche, non mollano, e continuano a sostenere che la recessione del settore è legata alla crisi economica mondiale e che quando l’economia si riprenderà, anche il mercato auto tornerà a fiorire. Per i funzionari di Trasport for London invece i motivi sono anche altri, culturali e sociali oltre che economici. L’invecchiamento della popolazione, il restringimento dei nuclei familiari, il telelavoro, la caduta del mito dell’auto come simbolo di indipendenza e libertà, anche tra i giovanissimi, sono tutti indizi che fanno presagire che non ci sarà ripresa che tenga: il futuro della mobilità corre sulle due ruote a pedali. E certamente, l’aumento del prezzo dei carburanti, il costo del bollo e dell’assicurazione, fanno il resto. Ora il compito più difficile per urbanisti ed accademici esperti di trasporti è spiegare la faccenda a politici ed amministratori, convincerli a ripensare le strade e ridisegnare una strategia della mobilità urbana efficiente e pulita, veloce ed economica, conveniente.

Secondo una diversa corrente di pensiero sostenuta da alcuni funzionari del Dipartimento dei Trasporti, nel lungo periodo invece il numero di automobili aumenterà proporzionalmente all’aumento della popolazione, raggiungendo nel 2035 le 38 milioni di unità dalle 28 milioni di oggi. In tal caso le conseguenze sarebbero ancora peggiori e l’immobilismo della politica potrà costare caro a tutti: le città saranno ancora più congestionate e la rapidità degli spostamenti calerà entro lo stesso periodo dell’8%. Insomma, comunque la si metta, cambiare strada sembra l’unica via.

fonte Times UK: http://www.thetimes.co.uk/tto/public/cyclesafety/article3591103.ece
fonte: http://www.amicoinviaggio.it/secondo-il-times-e-cominciata-lera-della-bicicletta/
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« Risposta #65 il: Novembre 07, 2012, 12:40:01 pm »
I mezzi pubblici ci sono,
le pieghevoli le abbiamo,
manca questo:
.....Ora il compito più difficile per urbanisti ed accademici esperti di trasporti è spiegare la faccenda a politici ed amministratori, convincerli a ripensare le strade e ridisegnare una strategia della mobilità urbana efficiente e pulita, veloce ed economica, conveniente.....

Chiudiamo i centri, creiamo aree pedonali, mettiamo parcheggi periferici a pagamento, benzina a 3euro/l, trasformiamo intere vie in zone ciclo/pedonali con l'esclusione dei mezzi a motore......
Ma tutto questo deve partire dalla politica locale e basta dar retta a lobby automobilistiche come l'ACI che nel 2013 con una media velocistica dell'auto di 22 Km/h, continuano a pubblicare libri e articoli su "come è bello il nostro paese da girare in automobile"......

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« Risposta #66 il: Novembre 07, 2012, 01:02:38 pm »
Chiudiamo i centri, creiamo aree pedonali, mettiamo parcheggi periferici a pagamento, benzina a 3euro/l, trasformiamo intere vie in zone ciclo/pedonali con l'esclusione dei mezzi a motore......
Ma tutto questo deve partire dalla politica locale e basta dar retta a lobby automobilistiche come l'ACI che nel 2013 con una media velocistica dell'auto di 22 Km/h, continuano a pubblicare libri e articoli su "come è bello il nostro paese da girare in automobile"......
e glielo dici tu all'aci che in centro a torino gestisce i parcheggi sotterranei che permettono di aggirare la ztl che quest'anno è stata anche ridotta, in contemporanea alla cancellazione di un terzo delle linee di autobus il cui biglietto è aumentato del 50%? ho scritto cancellazione, scusate, volevo dire, come l'hanno chiamata qui, ottimizzazione...
;D ;D ;D
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« Risposta #67 il: Novembre 07, 2012, 01:28:24 pm »
 ??? non ho capito cosa vuoi dire...

in ogni caso io prendo i mezzi pubblici da 20 anni e ti posso assicurare che ne ho provate sulla mia pelle di ogni e che quasi a cadenza annuale subisco l'aumento di biglietti/abbonamenti. Nel 2012 abbiamo anche toccato il record di due aumenti a distanza di 1 mese l'uno dall'altro. Nel 2014, a parità di percorso spenderò 15 euro in più rispetto ad anni fa e continuerò a subire scioperi, ritardi cronici, sovraffollamento e sporcizia.
Nonostante questo non voglio usare la macchina per venire a Milano a lavorare.

Anche sulle mie tratte hanno cancellato un sacco di mezzi, però hanno ottimizzato meglio: più mezzi nelle fasce di punta e meno nel resto del giorno dove i treni viaggiavano semivuoti. Forse qui sono più intelligenti che a torino, non so.....

Ripeto però il mio pensiero: tutto deve partire dalle politiche locali, altrimenti torniamo tutti in macchina perchè tanto i mezzi non ci sono, l'autobus arriva tardi, il treno si rompe, il biglietto costa troppo e tanta aria fritta che sento quotidianamente

Offline beaturbano

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« Risposta #68 il: Novembre 07, 2012, 05:24:15 pm »
??? non ho capito cosa vuoi dire...
che nella città della fiat le apparenze fanno sembrare che la politica cittadina e regionale lavori in senso contrario a quello che detterebbe il buon senso, cioè il senso che hai espresso tu.
viene fuori un quadro in cui le lobby, i poteri forti, gli investimenti fatti per incentivare l'auto sembrano essere ritenuti troppo importanti per cambiare rotta radicalmente come dovrebbe essere fatto. ci rimane di sperare...  :-\
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« Risposta #69 il: Novembre 13, 2012, 02:53:56 pm »
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segnalo

l'elenco delle discussioni legate al tema "bici e auto" recuperabile cliccando sul tag "auto_bici" in fondo a questa discussione

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Mercato Auto: 2012, l’anno più nero. Per tutti?



Il 2012 si chiuderà come l’anno più nero per il mercato automobilistico europeo, cosa che si rifletterà anche sulle vendite dei primi mesi del 2013. Una situazione in bilico in cui c’è sempre il catastrofista cronico e il super ottimista. AlixPartners, nella migliore delle ipotesi, ritiene il 2016 il possibile anno di ripresa per il mercato delle auto, mentre il presidente Toyota Europa guarda al 2013 come l’anno per la risalita. Come sempre la verità è nel mezzo, ma come sono messe le case automobilistiche europee e americane?

Fiat/Chrysler – Il Gruppo Fiat ha dichiarato un terzo trimestre positivo, con un utile netto raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma con un utile netto negli ultimi nove mesi sceso di circa 350 milioni di euro. La casa italiana ha registrato una perdita di 800 milioni rispetto allo steso periodo del 2011, anche se la controllata Chrysler recupera mercato segnando un rialzo dell’80% su base annua che ha permesso un ridimensionamento dell’indebitamento industriale. Dopo la chiusura di Termini Imerese, Fiat corre ai “rimedi” riducendo i ritmi produttivi di altri stabilimenti, in attesa di eventuali accordi con altri costruttori per ritornare alla normalità. Si cerca di fronteggiare il calo di vendite europee, soprattutto italiane, ma senza puntare su nuovi modelli che potrebbero rilanciare il brand.

Ford – Le vendite nel vecchio continente sono calate del 12% nell’ultimo anno, che porteranno a una perdita di circa un miliardo di euro. Un salasso che ha costretto il Gruppo a varare un piano per risparmiare 400 milioni annui e che comprende la chiusura dello stabilimento belga di Genk entro il 2014. Una chiusura dovuta al ridimensionamento generale, ma soprattutto alle poche vendite del modello Mondeo (modello di punta dello stabilimento) che subirà un aggiornamento nel prossimo anno. La Ford ridistribuirà i modelli agli stabilimenti spagnoli e tedeschi (tornano a “casa” visto che la ragione sociale europea è Ford AG). Infine sposterà la produzione dei veicoli commerciali, in particolare il Transit, negli stabilimenti turchi in cui la manodopera è più economica. Oltre alla nuova Mondeo (a inizio 2014 anche ibrida), Ford punta sulla B-Max,  la nuova Kuga, la Focus elettrica e per la prima volta in Europa la Mustang.

Wolkswagen Group– Nell’ultimo trimestre ha goduto di una crescita di vendite mostruosa, ma che non si accompagna a una crescita degli utili (in calo dell’1,6%).  Resta comunque il terzo Gruppo automobilistico per quanto riguarda le vendite mondiali, preceduto solo da GM e Toyota, risultando le auto più vendute nel Vecchio Continente. Audi ha superato il milione di vetture vendute, Skoda supera i 550 mila modelli e anche Seat mostra un +18%  di vendite. Chiude la classifica la Bentley con poco più di 7 mila modelli venduti. Il Gruppo dovrebbe chiudere l’anno con i conti in positivo, con una piccola crescita ma con grandi investimenti sul comparto innovazioni.

BMW Group – Il mese di settembre è stato d’oro per il Gruppo a livello mondiale, con 177.716 BMW, Mini e Rolls-Royce vendute a livello mondiale. Anche in Europa le vendite incrementano del 4.8% a livello mensile, ma solo dello 0.8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A spingere il Gruppo tedesco è il mercato asiatico dove, solo nella crescente Cina, c’è stato un +33.5% nei primi nove mesi.

Renault – Mercato europeo in contrazione anche per la casa francese, che nel terzo trimestre vede una perdita del 5,8% per quanto riguarda le vendite. Un calo inaspettato anche sul territorio nazionale, mentre in ambito internazionale c’è un +7.7% per il terzo trimestre. La crisi che colpisce Spagna, Italia e Francia blocca le vendite europee, dove crescono solo i veicoli commerciali del brand, ma nel resto del mondo c’è un ritorno del marchio francese. Per la prima volta più della metà delle vetture Renault sono state vendute fuori dall’Europa.

Mercedes Group – Soffre anche la casa di Stoccarda, un tempo numero uno mondiale delle vetture premium e oggi costretta al terzo posto dopo BMW e Audi, che annuncia una perdita trimestrale dell’11%  e di poco più del 9% rispetto all’anno precedente. Non hanno versato nessuna lacrima, ma stabilito già tagli per un miliardo di euro nel 2013 e di due entro il 2014. Pronti a riconquistare il mercato premium, in mano ai competitor tedeschi in Europa e finito ai giapponesi di Lexus per quanto riguarda il mercato Usa, con il lancio di ben 30 nuovi modelli. Un piano, completamente opposto a quello del Gruppo Fiat, che punta sul rinnovamento della gamma.

PSA Peugeot Citroën – Il gruppo avverte la crisi annunciando la chiusura, entro il 2014, dello storico stabilimento di Aulnay-sous-Bois alle porte di Parigi. A rischio più di 8 mila posti di lavoro per cui si è subito mosso il governo francese, opponendosi alla chiusura, parlando (in modo poco chiaro) di un piano di riqualificazione e riposizionamento del personale. La cosa sembra essere stata una provocazione da parte del Gruppo, ma anche lo stabilimento bretone di La Janais sembra sotto i riflettori dei tagli aziendali. La perdita effettiva a fine anno, annunciata dal Gruppo PSA, sarà di circa 3 miliardi di euro visto che anche il terzo trimestre si è chiuso in perdita (-6,3%). La ripesa economica del gruppo punta sulla partnership con la GM, che detiene già il 7% del Gruppo PSA, attraverso la produzione di quattro modelli in “fusione” con Opel.

Saab – Il 2012 era iniziato malissimo per il mercato dell’auto. L’annunciato fallimento della storica casa svedese, di proprietà olandese, aveva quasi delineato l’andamento futuro del mercato. Anche se sembrava l’unica soluzione, dopo nove mesi di stop alla produzione e l’abbandono dei compratori cinesi, un tassello di automobilismo europeo è venuto meno.

La situazione sembra critica quasi per tutti i gruppi automobilistici, ovvio visto il calo di vendite del 25,7%, ma la curiosità sta nel vedere i differenti modi di affrontare la crisi.

fonte: http://www.6sicuro.it/news/vendite-auto-2012

Ecco come la Volkswagen affronta il periodo di "crisi", spingendo nei mercati emergenti come il Brasile, che ad oggi è diventato il terzo mercato mondiale dell'automobile:

Il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen (VW) punta a crescere sul mercato brasiliano per far fronte al calo delle vendite in Europa. "Il Brasile è la 'pietra angolare' della strategia 2018 -ha spiegato il presidente del gruppo, Martin Winterkorn, in occasione del Salone dell'Auto di San Paolo-. Il mercato automobilistico brasiliano ha un enorme potenziale di crescita e vediamo anche un grande potenziale nel mercato delle auto usate".

Il Brasile è diventato il secondo mercato per Volkswagen dopo la Cina. In cinque anni, il gruppo automobilistico ha aumentato di quasi il 40 per cento le vendite nel Paese, superando i 700.000 veicoli all'anno. Fino al settembre 2012, VW ha venduto 573.700 vetture, in crescita dell'8,1 per cento rispetto a un anno fa. Il gruppo è presente in Brasile dal fine degli anni '50.

"Il Brasile è stato il nostro punto di partenza nella nostra strategia globale", ha ricordato Winterkorn. Volkswagen ha quattro stabilimenti nel Paese. E prevede la costruzione di un nuovo stabilimento nello Stato di San Paolo che sfrutta l'energia idroelettrica per il quale ha stanziato 66 milioni di euro.

fonte: http://www.repubblica.it/motori/auto/sezioni/attualita/2012/10/22/news/brasile_nuovo_paradiso_dell_auto_vw_pietra_angolare_della_crescita-45077391/

SAN PAOLO – Il Brasile è diventato il terzo mercato automobilistico mondiale nello scorso mese di agosto, con 405.513 unità vendute, scavalcando il Giappone, fermo a 367.312 unità, secondo dati forniti dalla Jato Dynamics e riportati dalla stampa brasiliana.
Al primo posto si conferma la Cina, con 1.290.729 immatricolazioni e un aumento del 10,8 per cento rispetto allo stesso mese del 2011. Dietro la Cina si confermano gli Stati Uniti, con un aumento del 19,8 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. La Russia scavalca la Germania al quinto posto della classifica, che vede al settimo posto l’India, seguita da Canada, Thailandia e Francia. Tra le marche più vendute, la Toyota mantiene saldamente il primo posto davanti alla Volkswagen mentre la Chevrolet scavalca la Ford al terzo posto.

fonte:
http://www.blitzquotidiano.it/economia/brasile-terzo-mercato-mondiale-auto-1368879/


India

 – Milano, 22 ott – Dopo anni di costante accelerazione, l’industria dell’auto registra una brusca frenata. Per il secondo mese consecutivo le vendite sono diminuite. L’eclatante flessione di agosto (-19% sullo stesso mese dell’anno precedente), e’ continuata a settembre (-5%). Secondo la Siam (Society of Indian Automobile Manufacturers) le previsioni di un aumento delle vendite compreso tra il 9 e l’11% nell’anno fiscale 2012-13 saranno ridimensionate all’1-3%. E’ un grido di dolore e di allarme, che fa giustizia di previsioni ottimiste e forse superficiali. Le motivazioni sono complesse ma la novita’ risiede nella combinazione di fattori negativi a fronte di un mercato tutt’altro che saturo. L’industria dell’auto deriva il suo andamento da quello dell’economia nel suo complesso. La crescita indiana si e’ affievolita ed il Pil nel 2012 e’ previsto cresca soltanto del 4,9%, secondo le piu’ recenti previsioni del Fondo monetario, ben al di sotto dunque dei tassi ai quali l’In dia aveva abituato. Un’altra causa risiede nell’aumento del prezzo della benzina, deciso dal governo per alleviare la spesa pubblica per i sussidi ai carburanti. Anche le recenti vertenze sindacali nel settore, che hanno visto cruenti episodi di cronaca, hanno rallentato la produzione. Vanno considerate infine le vendite ridottissime della Tata Nano – che aveva l’intenzione di motorizzare il paese con un’automobile dai bassi costi – e l’annosa situazione delle infrastrutture stradali. La viabilita’ e’ condizionata dalla mancanza di strade, autostrade, ponti, corridoi veloci per i passeggeri e le merci. Il traffico nelle grandi citta’ e’ altamente congestionato, anche per il numero dei veicoli in circolazione. A New Delhi l’Alta Corte ha recentemente confermato la regolarita’ del BRT (Bus Rapid Transit) che riserva al trasporto pubblico una serie di corsie preferenziali. Le automobili private nella capitale sono cresciute infatti in maniera dirompente e disordinata, piu’ che raddoppia ndo dai 3,3 milioni del 2000 ai 7 milioni del 2011. Il pessimismo delle previsioni riflette probabilmente una crisi di crescita. L’India aveva raggiunto in pochi anni livelli una relativa eccellenza, ponendosi come uno dei giganti dell’industria mondiale. La sua ascesa negli ultimi anni e’ stata inferiore soltanto a quella cinese. E’ ora il sesto produttore mondiale con 4 milioni di autovetture prodotte ed ha superato in graduatoria paesi con maggiori tradizioni come la Francia, l’Italia, la Spagna e il Brasile. Le piu’ grandi multinazionali operano nel paese, quasi sempre in joint-venture. Le esportazioni indiane sono aumentate e le destinazioni si sono ora estese verso gli esigenti mercati europei, oltre a quelle tradizionali dell’Africa e del Sub-continente. Questa affermazione trova ora un ostacolo nella congiuntura economica. Ancora una volta la soluzione del problema risiede a New Delhi, nell’Esecutivo che dovrebbe smaltire il traffico dei problemi e non subirlo.

* Presidente Comitato Scientifico Osservatorio Asia

Radiocroniste

http://www.santalmassiaschienadritta.it/2012/10/taccuino-da-mumbay-3.html
« Ultima modifica: Agosto 17, 2013, 06:34:52 pm by occhio.nero »
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« Risposta #70 il: Novembre 14, 2012, 02:18:49 pm »
Salve,
ho trovato alcuni dati interessanti sulla produzione e la vendita delle bici in Europa nel 2011

,

per maggiori approfondimenti lascio il link con il pdf dell'ultimo dossier "Association of the European Two-wheeler Parts' & Accessories' Industry" risalente ad Agosto 2012 con le statistiche complete del 2011 clicca qui

Buona giornata!
« Ultima modifica: Novembre 14, 2012, 02:26:54 pm by FoldingStyle »
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« Risposta #71 il: Novembre 14, 2012, 04:56:40 pm »
Chessenedica..ma amo questo paese, l'italia. il 20% della produzione è in Italia ma si utilizza relativamente poco come mezzo di spostamento rispetto ai Paesi Bassi che hanno invece un 10%. La Germania invece ha un coerente rapporto produzione interna/utilizzo  ;D
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« Risposta #72 il: Novembre 14, 2012, 05:42:34 pm »
C'è una cosa importante da dire:
il 20 % della produzione del nostro paese è composto da aziende che al 98% assemblano componenti provenienti dall'oriente.
Così facendo si fregiano della dicitura "made in italy" e nel compartimento biciclette figura che il nostro paese "costruisce" un sacco di bici, quando in realtà il sistema produttivo così perpetrato genera pochissimo lavoro interno al paese.

Un dato di produzione 100% italiano realistico, a spanne dovrebbe aggirarsi intorno al 2%, ma questo pugno di aziende artigiane costruisce per un mercato totalmente di nicchia, a costi proibitivi per i più.

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« Risposta #73 il: Novembre 14, 2012, 06:07:35 pm »
A parte la produzione delle bici al 20%, il grafico a pag.15 mostra la produzione italiana di pezzi di ricambio e accessori al 32%, il doppio della Germania. Anche a me sembra un po strano :o... anche se pensandoci bene: dovunque si assemblano componenti provenienti dall'oriente (e la qualità non è sempre così scadente), ma comunque in giro per il mondo si incontrano moltissime bici italiane, ed in tutti i negozi stranieri è pieno di componenti "made in Italy".
« Ultima modifica: Novembre 14, 2012, 06:14:07 pm by FoldingStyle »
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« Risposta #74 il: Novembre 14, 2012, 06:23:17 pm »
Da quel che so (ma non ho a disposizione dati ufficiali) vengono prodotti all'estero soprattutto i telai delle marche italiane di biciclette. Qualcuno è rimasto che fa ancora telai nel nostro paese, ultimi eredi di una gloriosissima tradizione, ma purtroppo soni rimasti in pochi.
Per i componenti invece, se si pensa anche solo a Campagnolo ed ad altre aziende molto attive (soprattutto in Veneto), allora l'importanza percentuale del made in Italy non deve stupire.
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