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Autore Topic: demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)  (Letto 84010 volte)

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Offline veeg

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #75 il: Novembre 14, 2012, 06:29:47 pm »
Avevo dato una mezza risposta anche qui http://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=3215.msg26374#msg26374 circa la produzione italiana.

Bisogna capire che grazie alle leggi che abbiamo, tu puoi far costruire appositamente in cina, farti spedire la roba e mettere un operaio ad assemblare il tutto. Fatto questo puoi stampare sopra al prodotto finito "made in italy".

Se vuoi ti faccio un elenco delle pochissime aziende che utilizzano prodotti italiani, progettati e costruiti in italia.
Il problema di questa produzione è che solo un telaio mtb base in alluminio arriva a costare 2000 euro. Aggiungi tutto il resto 100% italiano e ti salta fuori una pregevolissima bicicletta da 8.000 euro.

Per quanto riguarda i componenti made in italy è lo stesso discorso: tu leggi quella scritta, ma vengono fatti all'estero.
Non crediate che campagnoli faccia tutto in italia!
Solo alcuni componenti di altissima gamma (ad es. per il ciclismo competitivo) vengono fatti nel nostro paese, ma fanno 50 pezzi e ognuno costa migliaia di euro.

E questo vale per tutto il made in italy che non sia alimentare.

Offline Hopton

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #76 il: Novembre 14, 2012, 06:40:53 pm »
Purtroppo hai perfettamente ragione... Me ne accorgo ogni volta che partecipo a una fiera: lavoro in un'azienda metalmeccanica, e chi non ci conosce fa sempre fatica a credere che produciamo tutto in due stabilimenti entrambi in Italia, e tra l'altro la gran parte dei nostri fornitori di componenti sono italiani. Quando vedo l'espressione incredula dell'interlocutore di turno lo invito a farci visita in azienda, così si convince. Ma questa diffidenza da parte di operatori economici la dice lunga sullo stato della nostra industria...
Comunque alla luce di tutto ciò si arriva a comprendere meglio perché una Brompton costa sui 1200/1300 euro.
Mario
« Ultima modifica: Novembre 14, 2012, 06:43:32 pm by Hopton »
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« Risposta #77 il: Novembre 14, 2012, 08:45:34 pm »
ogni singolo componente della brompton viene fatto negli UK? veeg ma nel calcolo non dovrebbe essere inclusa anche l'estrazione delle materie prime?
Lorenzo - Tern Link P9

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« Risposta #78 il: Novembre 14, 2012, 10:00:16 pm »
Che io sappia circa i 3/4" dei componenti delle Brompton, tra cui il telaio, vengono prodotti dalla stessa Brompton, e molti componenti acquistati sono prodotti in altri paesi dell'Unione Europea.
Ma bisogna comunque intendersi su cosa vuol dire che un articolo è prodotto in Italia. La questione, specie al giorno d'oggi, non è così lineare...

Se considerassimo anche i materiali grezzi, cioè da dove vengono estratti, allora forse quasi niente proviene dall'Europa, del resto le materie prime provengono dai paesi che le hanno, e l'Italia non ha quasi per niente materie prime. Ma da un punto di vista industriale credo che si consideri piuttosto la successiva trasformazione/lavorazione per decidere dove viene prodotto un componente.
Esempio: l'azienda italiana A può produrre un articolo utilizzando vari componenti, come dei dadi in ottone filettati. Può comprare questi dadi dal produttore italiano B (tantissimi sono in Lombardia) che a sua volta produce i dadi utilizzando barre di ottone fabbricate dall'azienda C, che può essere a seconda dei casi un'azienda ubicata in Germania o in Italia, entrambi paesi che hanno una produzione di barre di ottone. Probabilmente l'azienda C avrà comprato il materiale grezzo da un paese extaeuropeo che ha miniere dei materiali richiesti per fare l'ottone (soprattutto il rame) per poi lavorarlo nel suo stabilimento in Italia o Germania fino a produrre le barre d'ottone. Se alla fine di tutto questo diciamo che il prodotto finale di A, che progetta e produce in Italia, è un prodotto italiano, secondo me non commettiamo una forzatura. Il problema si pone quando non solo i materiali grezzi provengono dall'estero (del resto l'Italia ha pochissime materie prime), ma quando sia C sia B producono in Cina o altrove, e l'azienda A progetta in Italia ma produce/assembla altrove. Quest'ultimo caso, che è quello sottolineato da Veeg, è in effetti il più frequente, e viene spesso spacciato come made in Italy anche se non è molto corretto. Normalmente in un qualsiasi centro commerciale italiano non troviamo i prodotti dell'azienda A, ma quelli di un'altra azienda italiana che non produce e nemmeno progetta in Italia, semplicemente applica al prodotto l'etichetta o il blister con cui il prodotto viene esposto negli scaffali del centro commerciale. Questo prodotto sarà stato fabbricato in Cina, e l'azienda cinese avrà utilizzato componenti come i dadi a loro volta fabbricati in Cina, utilizzando barre di ottone lavorate in Cina. Nel migliore dei casi l'azienda italiana avrà disegnato il prodotto (compiandolo da altri), e questo basterà per sbandierarlo come made in Italy...
Noto però che in alcuni settori merceologici, tipo le scarpe, questo sta cambiando, grazie ai produttori italiani che si stanno finalmente organizzando per tutelare il vero made in Italy. Per le bici penso invece che siamo lontani anni luce da tutto ciò, prevale la furbizia.
Mario
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Offline veeg

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #79 il: Novembre 15, 2012, 08:50:03 am »
Ottimo post hopton!

A proposito della brompton: se questa fosse una ditta italiana con il medesimo sistema produttivo, il modello base invece di 900 euro costerebbe 1900... è il "sistema produzione" nazionale che non è competitivo e obbliga le aziende a delocalizzare la produzione.

@NessunConfine:
nel calcolo percentuale produttivo del manifatturiero non viene mai tenuto conto della materia prima.

Offline NessunConfine

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« Risposta #80 il: Novembre 15, 2012, 11:54:13 am »
Mah, sono veramente perplesso su questo argomento, possibile che l'estrazione quindi aggiunta di capitale umano, lo stoccaggio ed il trasporto dai paesi produttori ai paesi importatori abbia un costo e sia un fattore generale così irrisorio da non rappresentare nemmeno una voce?

Questo modello dovrà per forza cambiare mi viene in mente, leggo sempre più spesso di paesi che si accaparrano quantità percentuali elevatissime di materie prime, che per quanto sembrino infinite così non sono. L'alluminio ad esempio si è iniziato a riciclare in grande quantità ai giorni nostri rispetto ad una volta, i treni come Italo mi pare che siano composti al 98-99% da materiali riciclati, come l'alluminio. Hopton se sai qualcosa illuminami!

Non voglio andare OT rispetto al topic ma a mio avviso è interessante capire gli sviluppi futuri dei materiali che utilizzeremo anche nelle nostre biciclette, oggi abbiamo a disposizione il greggio che ci permette di spostare, modificare ed elaborare in modo incredibile i materiali, ma quando finirà?
Lorenzo - Tern Link P9

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« Risposta #81 il: Novembre 18, 2012, 07:19:59 pm »
Non conosco i dati precisi, ma ci sono alcuni fattori che indicano chiaramente la tendenza di questi anni, che è quella di un riciclo sempre maggiore dei metalli e delle materie prime in generale, cito in ordine sparso come mi vengono in mente:
– Qualche anno fa la Svizzera ha introdotto un referendum (loro fanno referundum popolari molto più di frequente di noi, e non solo quelli abrogativi) per introdurre delle norme che mirano a riciclare il 100% dell'alluminio di scarto. Misure analoghe sono state introdotte in molti altri paesi, e del resto anche da noi ora si ricicla l'alluminio, anche se con percentuali ancora ben lontane dal 100%. Ma le cose stanno cambiando rapidamente, ad es. da me a Lecco si è iniziato a riciclarlo da un paio d'anni.
– I fabbricanti di minuterie metalliche tipo raccordi per installazioni idrotermosanitarie già da anni non buttano via nemmeno il minimo scarto di lavorazione. Se per produrre un raccordo maschio prendono una barra diam. 14 e la lavorano fino ad ottenere il raccordo voluto, tutto lo scarto viene accuratamente recuperato e rilavorato per produrre altri pezzi. Quando si disegna un componente si studia con molta attenzione (molto più che qualche anno fa) come impiegare giusto la quantità di metallo davvero necessaria, ovviamente senza esagerare, altrimenti si rischia di comprometterne solidità e resistenza (poi magari qualcuno esagera, e per questo alle volte ci si spezzano dei pezzi metallici tra le mani come se noi fossimo Hulk...)
– In alcuni casi un componente metallico è a rischio di rottura perché per es. è sottoposto a stress da carico in punti critici (come gli snodi delle pieghevoli...), e magari la parete del metallo è un po' sottile, e magari la lega metallica non è particolarmente resistente (piccole variazioni percentuali dei componenti comportano notevoli variazioni nella durezza e resistenza della barra metallica). In questi casi sempre più spesso ci cerca di irrobustire il pezzo metallico a rischio non aumentandone gli spessori, ma "ricuocendolo". La ricottura è un processo mediante il quale un metallo viene portato ad elevate temperature (diverse per ciascun tipo di lega metallica), affinché la sua struttura molecolare si ricomponga in una maniera più omogenea e regolare. (Chiedo scuso per la spiegazione approssimativa, non sono un tecnico.) Questo fa sì che il metallo acquisisca una durezza e resistenza ben superiori a quelle che aveva prima della ricottura. Ecco perché non sempre lo spessore di un componente metallico è sufficiente da solo a dedurre se è resistente a sufficienza o no.
– Inoltre anche l'accuratezza del disegno di un componente metallico aiuta a evitare possibili future rotture. Ad es. un componente soggetto a carico elevato e che abbia un angolo retto subisce uno stress particolarmente elevato proprio in prossimità dell'angolo, motivo per cui quando è possibile si preferisce curvare i metalli anziche piegarli bruscamente a 90 gradi. Due esempi per chiarire meglio: pensate al tubo del telaio della Bromton, c'è un video che mostra quanta sapienza artigianale occorra per dargli quella curva così "morbida" e uniforme). Oppure ad esempio si pensi alla cura che mette la Tern nel disegnare i suoi telai con certe forme e curve: è evidente la preoccupazione di distribuire i carichi in maniera ottimale.
– Fino a qualche anno fa, più o meno il 2005, il costo di metalli fondamentali per l'industria come l'ottone e l'acciaio (inox o no) era soggetto a lievi variazioni/aumenti, poi di colpo il mercato è impazzito e certe leghe sono arrivate a costare nel giro di un anno il doppio o il triplo... I motivi addotti sono l'enorme consumo di metalli in Cina e forse anche un po' di speculazione internazionale. Adesso questa "febbre" dei prezzi di metalli sembra essersi un po' calmata, ma anche se i prezzi non subiscono impennate ogni giorno comunque il livello medio dei prezzi è rimasto altino, e quindi si cerca di evitare sprechi.


Da questo punto di vista il mercato dell'auto è fondamentale, visto che necessita di enormi quantitativi di metalli vari. Ora se è vero che si dice sempre che è un mercato in flessione in questi anni, bisogna considerare che se anche in Europa e Nord America si vendono meno auto ci sono sempre Cina, India e altri paesi emergenti dove prima quasi nessuno usava l'auto e ora se ne vendono a milioni...


In quanto all'interrogativo di Lorenzo sul fatto che il costo dei materiali in sé sia irrisorio sul totale dei costi: in realtà l'andamento "pazzerello" di questi anni ha dimostrato che tanto irrisorio non è, semmai, considerando che generalmente i metalli vengono estratti da minatori in paesi del terzo mondo, bisogna vedere quanto di questi aumenti si traduca in un effettivo miglioramento delle loro condizioni di vita. Ben poco io temo, e questo è ciò che fa ancora più rabbia: questi aumenti di costi spesso finiscono solo per arricchire speculatori e multinazionali che erano già straricchi prima. Non è un caso se poi leggiamo che il tale magnate russo dell'alluminio faccia venire una pop star strafamosa a cantare a casa sua per una festa privata (esempio inventato, ma per capirci, visto che sono cose che succedono realmente...)


Mario
« Ultima modifica: Novembre 18, 2012, 07:26:11 pm by Hopton »
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« Risposta #82 il: Novembre 19, 2012, 11:29:17 am »
Auto, mercato in calo del 20 per cento
«Chiude una concessionaria al giorno»


VENEZIA - Un crollo delle vendite in Veneto del 20 per cento. La crisi mette la retromarcia alle vendite di automobili. È quello che emerge dai dati Unrae, alla base del convegno organizzato dal Gruppo Auto-Moto di Confcommercio Veneto e dedicato al settore e alle strategie future per arginare il fenomeno della de-motorizzazione in atto anche nella nostra regione. La crisi dell'autoin Veneto si traduce in una percentuale di vendite, da gennaio a ottobre, pari a -20,68% rispetto allo stesso periodo del 2011. In particolare, il mese di ottobre 2012 si chiude con un -14,02% di vendite rispetto allo stesso mese del 2011.

Il dato negativo (negativo? ;) ) più evidente dei primi 10 mesi dell'anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, riguarda la provincia di Belluno, che registra un -25,92% di vendite, seguita dalla provincia di Vicenza con -22,10%, e poi, a ruota, Verona con -21,06%, Treviso con -20,64%, Padova con -19,78%, Venezia con -19,15% e Rovigo con -17,04%. In termini numerici, da gennaio a ottobre 2012, in Veneto sono state vendute 91.304 vetture contro le 115.111 dello stesso periodo del 2011. «Alla luce di questi risultati - commenta il direttore di Confcommercio Veneto, Eugenio Gattolin - è evidente come sia concreto il rischio che un'intera categoria si trovi in mezzo a una strada, insieme a tutti i lavoratori del settore. Nel 2010 le concessionarie d'auto presenti nel Veneto, comprese le sedi secondarie di punti vendita, erano 276; oggi sono 206, con un calo del 25% in due anni». «Attualmente in Italia sta chiudendo una concessionaria al giorno - aggiunge il presidente del Gruppo AutoMoto, Giorgio Sina - Il Veneto non fa eccezione, con conseguenti ricadute sul fronte occupazionale oltre che imprenditoriale». (Ansa)

fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/economia/2012/15-novembre-2012/auto-mercato-calo-20-centochiude-concessionaria-giorno--2112717948127.shtml
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« Risposta #83 il: Novembre 28, 2012, 10:54:32 pm »

Vogliamo prendere a prestito la teoria dell’Effetto Farfalla, celebre paradigma che si basa sulla teoria del caos. Cuore della teoria è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. In pratica, rielaborando il tutto, si potrebbe ipotizzare che se un uomo in Cina compra un’automobile, a Milano un altro uomo compra una bicicletta.
Dopo l’abbuffata dei decenni scorsi si torna a preferire mezzi più dolci e decisamente meno inquinanti. E’ quello che fotografa l’Agenzia di mobilità e ambiente del Comune in occasione dell’aggiornamento del Piano generale del traffico urbano (Pgtu). In pratica rispetto al 2003 ci sono 74mila auto in meno e il 50 per cento in più di ingressi di biciclette in centro. Obiettivo del piano?
estendere gli ambiti riservati alla mobilità dolce (aumentando le zone 30 e la rete di ciclabilità), riqualificare il centro storico riducendo la congestione, migliorare e potenziare il trasporto pubblico (con l’estensione delle corsie riservate, alcune inserite nel Piano triennale delle opere pubbliche, e il preferenziamento semaforico), riqualificare ambiti locali periferici, razionalizzare la distribuzione delle merci (anche passando dalle attuali 1.350 piazzole carico/scarico a 2.400), estendere la regolamentazione della sosta (aumentata dal 2003 del 73 per cento per i residenti e dell’87 per cento per le strisce blu), valorizzare la fruizione dei parcheggi in struttura già presenti sul territorio.
Tutto il documento lo potete trovare qui. Da qui in poi verranno raccolte e recepite le osservazioni e dopo 60 giorni il Pgtu verrà definitivamente reso operativo. Sulla stessa pagina si possono scaricare i tre documenti, “Stato attuazione e aggiornamento Pgtu”, “Rapporto Ambientale” e “Sintesi non tecnica” e le osservazioni possono essere inviate all’indirizzo di posta certificata pianificazionemobilita@cert.comune.milano.it.
Inoltre il 20 dicembre, presso l’Acquario civico, ci sarà il confronto pubblico, suddiviso in due momenti: la Conferenza di VAS con i soggetti istituzionali e il Forum con le associazioni.

fonte: http://www.02blog.it/post/14545/dal-2003-a-milano-74mila-auto-in-meno-50-di-bici-e-tante-isole-ambientali
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« Risposta #84 il: Dicembre 13, 2012, 12:25:06 pm »
I dati dei precedenti post facevano riferimento ad ottobre mentre questi sono riferiti a novembre:

Roma, 3 dic. (Adnkronos) - Non si ferma il crollo del mercato automobilistico: a novembre i dati diffusi dalla Motorizzazione mostrano immatricolazioni per 106.491 autovetture, con un calo del 20,1% rispetto allo stesso mese del 2011, quando le immatricolazioni furono 133.284. I dati odierni mostrano un peggioramento rispetto al trend emerso a ottobre, quando sono state invece immatricolate 117.322 autovetture, -12,06% sull'ottobre 2011.
Dall'inizio dell'anno le immatricolazioni sono state 1.314.868 (-19,72% sulle 1.637.812 registrate nello stesso periodo del 2011).
Più limitato il calo sul mercato dell'usato: a novembre infatti sono stati registrati 374.122 trasferimenti di proprietà con una variazione di -4,27% rispetto allo stesso mese 2011, durante il quale ne furono registrati 390.822. Nel mese di novembre 2012 il volume globale delle vendite (480.613 autovetture) ha dunque interessato per il 22,16% auto nuove e per il 77,84% auto usate.
A livello di singoli marchi i risultati di novembre mostrano cali pressoché generalizzati, ma di entità molto differente. Se Fiat argina le perdite con 23.269 unità vendute (pari al 21,85% del mercato e un calo del 13,73% sulle 26.971 vetture dello stesso mese del 2011), nel gruppo torinese Alfa chiude con -25,74% e 2.649 unità, mentre Lancia segna un -23,42% e 5.188 vetture vendute. Infine Chrysler-Jeep-Dodge si attesta a 543 unità immatricolate (con -11,42% sul novembre 2011 ma una quota in salita allo 0,51%).
Dietro Fiat, Ford riconquista per poche unità la seconda posizione sul mercato italiano, con 7.762 vetture vendute (-20,98% su novembre 2011) contro le 7.742 di Volkswagen, penalizzata da un calo annuo del 26,73%. Fra i marchi premium, solo Bmw (-5,62% a 3.681 unità) limita le perdite, grazie all'introduzione di nuovi modelli, portando anzi la sua quota al 3,37%, mentre Audi perde il 17,31% scendendo a 3.587 vetture e Mercedes crolla del 26,54% a 3.051 vetture, aspettando l'effetto del lancio della nuova Classe A.
Solo tre marchi chiudono il mese in attivo: sono i coreani di Kia (+9,74% a 2.310 unità, ma dall'inizio dell'anno il progresso è del 42,63%), la britannica Land Rover (ma controllata dall'indiana Tata) che sale del 18,57% (+39,02% da gennaio a oggi) e Peugeot che, grazie alla buona accoglienza alla best-seller 208, torna in positivo, con 5.780 vetture immatricolate (+5,86%).

fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Mercato-auto-a-novembre-nuovo-crollo-delle-immatricolazioni--201_313956586836.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed
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« Risposta #85 il: Dicembre 22, 2012, 07:07:45 pm »
--- ADMIN ON

segnalo

l'elenco delle discussioni legate al tema "bici e auto" recuperabile cliccando sul tag "auto_bici" in fondo a questa discussione

--- ADMIN OFF



Ho letto e riporto questo interessante articolo:

http://www.greenme.it/muoversi/bici/9291-rapporto-censis-aci-biciclette-auto
« Ultima modifica: Agosto 17, 2013, 06:34:17 pm by occhio.nero »
Dahon Dash P18

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« Risposta #86 il: Dicembre 22, 2012, 11:44:55 pm »
Su questo tema rimando anche all'analogo topic sui dati del 2011.
Mario
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« Risposta #87 il: Gennaio 03, 2013, 10:52:26 am »
Auto, nel 2012 crollo del 20% Il mercato torna al 1979

MILANO - Un anno da dimenticare per le quattroruote. Le immatricolazioni hanno fatto un balzo indietro nel tempo di trentatrè anni. Un crollo avvenuto in Italia quanto nel resto d'Europa, un mercato che stenta a ripartire. La motorizzazione ha immatricolato, nel mese di dicembre 2012, 86.735 autovetture, il 22,51% in meno rispetto a dicembre 2011, durante il quale ne furono immatricolate 111.928 (a novembre la variazione era stata del -19,78% rispetto allo stesso mese del 2011). Nell'intero 2012 le nuove immatricolazioni sono state poco più di 1,4 milioni, con una variazione del -19,87% rispetto al 2011, durante il quale ne furono immatricolate 1,75 milioni. Si è così tornati ai livelli di mercato fatti segnare nel 1979.

Per quanto riguarda il gruppo Fiat, le vendite in dicembre sono scese del 20,2% a 25.385 unità, mentre nell'intero 2012 il Lingotto ha immatricolato esattamente 100 mila auto in meno che nel 2011, per una flessione del 19,4% a 414.925. La quota di mercato della casa torinese è salita così al 29,26% in dicembre (dal 28,42% di un anno prima) e al 29,59% per l'intero 2012 (29,43% nel 2011). Fiat ha specificato in una nota che nel 2012 è stata la Panda la vettura più venduta in Italia, con quasi 118 mila immatricolazioni e il 44% di quota nel segmento A, dove è stabilmente l'auto più richiesta. Alle sue spalle la Punto (quasi 80 mila le vetture registrate nell'anno) con una quota del 18,7% nel segmento B, dove è sempre l'auto più venduta. Positivi risultati anche per la 500, registrata nell'anno in 43 mila esemplari, che ottiene il 16% di quota nel segmento A.

Secondo il centro studi Promotor il dato italiano "appare ancora più drammatico se si considera che il mercato mondiale delle autovetture dovrebbe aver fatto registrare nel 2012 un nuovo record ed è previsto ancora in crescita nel 2013. La crisi dell'auto interessa infatti soltanto l'area euro ed è una diretta conseguenza dell'effetto depressivo sull'economia reale delle politiche di austerity". Per l'analisi degli esperti la crisi dell'economia "è indubbiamente il principale fattore di freno delle vendite di auto, ma nel 2012 anche altri elementi hanno fortemente compresso le immatricolazioni: il caro-carburanti, il caro-assicurazioni, le difficoltà di accesso al credito, un'overdose di imposte e anche la forte caduta degli indicatori di fiducia Istat delle imprese e dei consumatori". Quanto al futuro, anche per le quattro ruote molto sarà legato alle elezioni: "Se il risultato che uscirà dalle urne sarà tale da rassicurare, non solo i mercati finanziari, ma anche i consumatori, si può ipotizzare che il conseguente recupero di fiducia potrebbe determinare a partire da aprile-maggio una inversione di tendenza".

Il tracollo del 2012, secondo Federauto, equivale a un mancato fatturato di circa 7 miliardi. "La diffusa disoccupazione, le aziende che chiudono, la pressione fiscale, il drastico calo del consumo interno, l'incertezza politica, il prossimo aumento dell'Iva previsto a luglio: tutto questo insieme ci fa prevedere, per il 2013, un mercato vicino a 1,33 milioni di unità", concludono dall'Osservatorio Federauto.

fonte: http://www.repubblica.it/economia/2013/01/02/news/immatricolazioni_italia_2012-49821815/
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« Risposta #88 il: Febbraio 02, 2013, 06:43:11 pm »
Aggiornamenti dal mercato automobilistico 2013

Auto, il 2013 apre con un nuovo tonfo: vendite in calo del 17%

ROMA - Il 2013 apre con un nuovo tonfo del mercato dell'auto in Italia. A gennaio le nuove immatricolazioni sono state 113.525, in flessione del 17,58% rispetto alle 137.745 unità di un anno fa. A Dicembre 2012 il calodelle vendite era stato del 22,51%. Lo comunica il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

In progresso, invece, il mercato dell'usato. A gennaio - sottolinea il ministero dei Trasporti - sono stati registrati 370.141 trasferimenti di proprietà di auto usate, con un progresso del 5,99% rispetto a gennaio 2012 quando ne furono registrati 349.222. A dicembre 2012 i trasferimenti di proprietà erano stati invece 324.531, in flessione del 16,08% rispetto a dicembre 2011. Quindi, a gennaio 2013 il volume globale delle vendite si è attestato a 483.666 autovetture, di cui il 23,47% auto nuove e il 76,53% auto usate.

Sempre a gennaio 2013 il gruppo Fiat ha immatricolato in Italia 34.123 nuove autovetture, in flessione del 15,76% rispetto alle 40.508 di un anno fa. A dicembre 2012 le vendite del gruppo torinese erano scese del 20,2% a 25.384 unità. Nel mese il gruppo ha accresciuto la propria quota di mercato in Italia dello 0,65% rispetto al gennaio 2012. È quanto rileva in una nota Fiat commentando i dati sulle immatricolazioni auto. In particolare, il brand Fiat ha una quota del 22,7%, in progresso di 2,1 punti percentuali rispetto a gennaio 2012. Inoltre, Panda, Punto e Ypsilon sono al vertice della 'top ten' di vendita e la 500L, con 34 mila ordini già raccolti in Europa, è la «media» più venduta.

Prima tra le marche estere in Italia si conferma a gennaio Volkswagen con una quota del 7,52%, nonostante un calo del 22% delle immatricolazioni (a 8.533 unità). Seconda in classifica è Ford, con il 5,82% ed un crollo del 44,33% delle vendite (a 6.603), e al terzo posto c'è Opel con il 5,77%. La controllata europea di General Motors è però una delle poche case in controtendenza, con vendite in progresso dello 0,82% a 6.551 unità.

Tra le tedesche di lusso, conferma il suo primato Audi al 4,02% (-13,58% a 4.562), seguita da Mercedes al 3,27% (-8,5% a 3.713) e Bmw al 3,02% (-10,46% a 3.424).

fonte: http://www.ilmessaggero.it/economia/auto_immatricolazioni_in_calo_a_gennaio/notizie/248613.shtml
Lorenzo - Tern Link P9

Offline NessunConfine

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demotorizzazione (sorpasso vendite bici su auto)
« Risposta #89 il: Febbraio 16, 2013, 01:26:39 pm »
[Treviso] Istat: in 10 anni aumentato del 6 per cento l'uso della bicicletta



Sarà la crisi o una sensibilità più "verde", ma sembra che i trevigiani preferiscano lasciare l'auto in parcheggio e muoversi sulle due ruote più ecologiche: la bicicletta.

Secondo i dati dell'ultimo censimento Istat, in dieci anni nel capoluogo della Marca l'uso della bici è incrementato del 6 per cento, mentre l'impiego dell'auto, per spostarsi, è sceso dell'8 per cento e quello dei mezzi pubblici resta invariato.

La percentuale dei ciclisti, però, potrebbe salire fino all'8 per cento, non appena i dati saranno completati da quelli del censimento sul web.

I motivi che spingono i trevigiani ad abbracciare la filosofia dei pedali sono molteplici:la crisi che non lascia spazio all'acquisto di un'auto nuova, il prezzo del carburante alle stelle, il traffico intenso in certi punti e orari, la diffusione di comportamenti ecologici.

Al di là degli elogi ai trevigiani, la nuova tendenza in fatto di trasporti (ri)apre la spinosa questione delle piste ciclabili, nota più che dolente di Treviso.

Lo stesso assessore comunale alla Mobilità, Stefano Pimpolari, ammette che "il dato è forte e il Comune deve tenerne conto".

"Dopo le elezioni di maggio - osserva l'assessore - chiunque amministrerà la città, dovrà inserire nei piani delle opere pubbliche in media un milione di euro l'anno per costruire nuove piste ciclabili".

La nuova giunta comunale, dunque, dovrà invertire la tendenza: spendere meno in strade e investire di più per la sicurezza dei sempre più numerosi ciclisti.

fonte: http://www.trevisotoday.it/economia/biciclette-treviso-dati-istat.html
« Ultima modifica: Febbraio 16, 2013, 01:36:14 pm by NessunConfine »
Lorenzo - Tern Link P9

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