“Eravamo quattro amici al bar…” Eh, sì, magari; quest’anno tra assenti giustificati per motivi di salute e
vergognosi latitanti EDIT: altri “un po’ meno giustificati”, al November Porc ci siamo andati in tre, io, Peo e Peppe.
Mentre Peppe mi aspettava a Rogoredo,
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Peo è partito solo soletto da Centrale con il solito Regionale 2157 per Mantova, quest’anno effettuato con uno dei nuovi elettrotreni Caravaggio a cinque casse, versione lombarda dei Rock di Trenitalia,
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,11267.0.htmlmoderni e abbastanza confortevoli, con un sacco di spazi utili per le bici, ma temo insufficienti come numero di posti offerti.
Il viaggio di andata va via tranquillo e alle 9.28 si arriva in orario a Cremona,dove faccio in tempo a fotografare la coda del nostro treno (a destra) accanto a una composizione degli anni ottanta ormai prossima alla radiazione.
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Tradizione vuole che prima di partire si faccia una seconda colazione, giusto per reintegrare le forze (dopo tutto io ho fatto ben 3 km da casa alla stazione…) e come l’anno scorso il tradizionale bar pasticceria Dondeo scoppia di avventori, per cui puntiamo sul Lord Caffè di corso Garibaldi, dove ci eravamo trovati bene l’anno scorso.
E infatti…
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E qui naturalmente parte la prima serie di foto dedicata agli assenti…
Il percorso ormai le nostre bici lo conoscono a memoria: il maledetto lastricato del centro città, il lungo (950 m) ponte sul Po con il caratteristico grigliato metallico della passerella, che le nostre bici fanno rumoreggiare come un treno merci, e finalmente il percorso ciclopedonale sull’argine maestro del Po.
Poichè ci siamo dati appuntamento con Riccardo, che ci deve raggiungere a Polesine in auto, dopo un po’ ci fermiamo
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per una telefonata, una foto ricordo (che Peo forse pubblicherà, prima o poi) e per fare il punto; manca poco al ponte sull’Arda, lieta sorpresa dell’anno scorso, e quindi alla trattoria Ongina,
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dove una consolidata tradizione vuole che si consumi un sobrio aperitivo.
Beh, sobrio. Dopo tutto abbiamo già coperto “ben” 16 km, qualcosina da mettere sotto i denti ce lo siamo pur meritato, no?
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Una foto ricordo con le simpaticissime Bettina e Marinella
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con le quali prendiamo un mezzo impegno di tornare nella bella stagione per assaggiare l’anguilla, una foto ricordo al “campo di battaglia”
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e ripartiamo per gli ultimi 5 km.
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Polesine si annuncia a distanza con oltre 1 km di auto parcheggiate sull’argine e una folla che come tutti gli anni mi fa dire tra me e me:
«Ma chi me l’ha fatto fare?!?». Però a prenderla con lo spirito giusto, come fanno Peo e Peppe, è l’occasione buona anche per qualche foto ricordo con i folcloristici personaggi che si aggirano tra le bancarelle.
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Troviamo posto a uno dei pochi tavoli liberi grazie all’ospitalità di una comitiva di avvocati di Crema, venuti a Polesine… in taxi, per non avere problemi di tasso alcolemico, e dopo la corvée di approvvigionamento, ci ritroviamo a fare una cosa nuova: mangiare!
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Onestamente, dopo l’aperitivo di poco fa, non abbiamo molta voglia di scatenarci, comunque non ci facciamo mancare l’essenziale: primo (anolini in brodo)
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piatto forte (un bel salame 80% cinghiale)
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e dolce (castagnaccio).
Il ritornoPer la prima volta nella storia del November Porc, il gruppo (vabbe’, gruppo…) rimane unito, anche perché Peppe ha una coincidenza da prendere a Milano e Peo un impegno con la dolce metà, e così verso le 15 salutiamo Riccardo, che alla fine è riuscito a trovarci nella calca, e riprendiamo la strada
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sotto un bel sole autunnale che proietta le nostre ombre sui campi.
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Qualcuno osserva che sembriamo tre massaie che ritornano dalla spesa con il carrello…
A Cremona la folla radunata dalla fiera del torrone è un muro insormontabile che ci costringe a svicolare per stradine secondarie ma nonostante tutto riusciamo a ritrovare il bar di stamattina, per passare un po’ di tempo in attesa del treno (per Peo è una novità, abituato com’è a fare tutti gli anni le corse per non perderlo); siccome è un po’ affollato, lasciamo le bici in strada, legate e tenute d’occhio dal nostro tavolo dietro la vetrina. Da notare come la Brompton di Peo parcheggiata in “modalità flatpack” (piantone di sterzo abbattuto e pedali estratti) abbia lo stesso ingombro della colonnina che delimita la ciclabile…
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Come temevo, alla stazione c’è una ressa impressionante: la coda alla biglietteria arriva quasi in strada e sul marciapiedi del primo binario si fatica a muoversi, specie con la bici al seguito. Il Regionale 2178 delle 17.30 è puntualissimo, e questa è l’ultima buona notizia della giornata; purtroppo è un altro Caravaggio a cinque casse, decisamente sottodimensionato come capacità, tanto che mi viene la tentazione per l’anno prossimo di optare per il di poco successivo (17.41) Regionale 10636 via Crema con cambio a Treviglio, anche a costo di metterci quasi un’ora di più; peccato che anche i Verona–Milano della domenica pomeriggio non siano propriamente vuoti!
Con un po’ di fatica, e con un abile appostamento in corrispondenza della carrozza di testa, riusciamo a salire, ma poi la successiva ora di viaggio la passiamo così...
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Se qualcuno si stesse chiedendo il motivo dell’espressione triste del ragazzino di fronte a Peppe, non è solo per il braccio al collo, ma anche perché la bici di Peppe è stata parcheggiata sotto il suo sedile!
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Salito per ultimo, e impacciato dal maggiore ingombro della Vitesse, a me è toccato il posto contro la porta
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dove però nessuno verrà a disturbarmi perché in tutte le fermate intermedie ad aprirsi è sempre la porta dal lato opposto.
Allora, ricapitolando: quattro amici al bar no perché eravamo in tre; forse i tre moschettieri? Non è il mio romanzo preferito, ma può andare; basta che di questo passo non si finisca come in Highlander: NE RESTERÀ SOLTANTO UNO!
Vittorio