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Autore Topic: Radiografia di una pieghevole.  (Letto 19472 volte)

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Offline !Nomad64

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Radiografia di una pieghevole.
« il: Agosto 25, 2013, 11:13:15 pm »
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Ciao a tutti,

dopo le prime centinaia di chilometri percorsi con la mia nuova Tern Frecciarossa e' giunto il momento di trarre un bilancio provvisorio e di condividere le mie prime impressioni.


Riassunto:
Per chi ha fretta o non vuole sorbirsi i miei sproloqui ecco la versione breve:

Si tratta di un ottimo prodotto, ben costruito, solido, ben rifinito, piacevole da pedalare, con un elevato rapporto qualita'/prezzo, non esente da pecche (ma cosa non lo e' d'altronde?) peraltro minori e facilmente rimediabili, ma la cui affidabilita' meccanica rimane comunque da provare nel tempo dato che la casa produttrice e' giovane ed il modello e' stato immesso da poco sul mercato.

Per tutti gli altri, nella speranza di farvi cosa gradita, ecco la versione estesa e se ho scritto delle belinate non fatevi scrupolo di correggermi che mi puo' solo far bene.


Come si presenta
Al primo impatto visivo la bici si presenta molto bene con una veste grafica molto elegante, con grafiche e loghi rosso cupo su fondo nero lucido.
Rispetto al modello P9 di serie la bici viene offerta con parafanghi SKS di plastica di buona fattura e luci BioLogic rivestite in gomma morbida a due led ciascuna, alimentate da batterie a pastiglia e tenute in posizione da un elastico ed il cui funzionamento offre tre modalita': spento/acceso/lampeggiante.

Il telaio in lega d'alluminio si puo' idealmente suddividere in due sezioni diversamente strutturate e separate dallo snodo centrale.
Il carro posteriore si presenta molto compatto e di struttura differente rispetto ai telai tradizionali in cui dalla scatola del movimento centrale si dipartono a raggiera l'obliquo, il piantone ed i foderi orizzontali.

Piantone, cannotto e sellino
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=63.0

Qui invece abbiamo il piantone saldato posteriormente alla scatola del movimento centrale e che si protrude di qualche centimetro piu' in basso rispetto alla scatola, con i foderi orizzontali che l'avvolgono lateralmente per confluire in quest'ultima e l'obliquo molto corto e ricurvo che partendo dalla sommita' della scatola del movimento centrale si accompagna per un tratto al piantone per confluire subito nello snodo. Anche i foderi verticali ricurvi a sezione ellittica stretta tangono il piantone in quasi tutta la sua larghezza per andare a confluire nello snodo.



E' evidente l'attenzione dei progettisti nei riguardi del piantone al fine di allungarlo il piu' possibile e rinforzandolo allo stesso tempo, essendo uno degli elementi piu' stressati della bici.
Il piantone e' infatti piu' corto e di generosa sezione rispetto ad una bici normale. Il tubo reggisella e' inversamente molto piu' lungo rispetto al normale, rifinito elegantemente con una verniciatura nera lucida liscia ed una serigrafia bianca riportante una scala centimetrata, utile a regolare l'altezza sella ogni volta che si riapre la bici. La tolleranza tubo reggisella/piantone appare piuttosto stretta come e' logico aspettarsi, poiche' nella sua brevita' il piantone deve fornire il massimo supporto al reggisella limitando al massimo i giochi per prevenire cedimenti e rotture.
Il tubo reggisella e' chiuso inferiormente da un tappo di plastica a pressione, la cui presenza e' resa necessaria dal fatto che la bici da chiusa poggia su un triangolo costituito dalle due ruote affiancate e dal suddetto tubo reggisella. Pertanto in assenza del tappo il tubo tenderebbe a graffiarsi e a deformarsi per il continuo contatto col terreno e a riempirsi di sporcizia.

Tutti i tubi appaiono ben dimensionati ed il tutto promette rigidita' strutturale.
Sono presenti gli attacchi filettati per il montaggio del portapacchi ed il cavalletto laterale.

Come gia' rilevato da altri utenti, il tubo reggisella tende ad abbassarsi sotto carico e prendere buche o andare sullo sconnesso non fa che accelerare il processo.
La ragione sta nel fatto che mentre i tubi reggisella normali sono a metallo nudo se non addirittura zigrinati, quello della Tern e' verniciato lucido, quindi con un coefficiente di attrito piu' basso del normale.
Il primo provvedimento da prendersi e' quello di serrare con attenzione e moderazione il collarino. Essendo tutto in alluminio la tenuta alla trazione e' inferiore a quella dell'acciaio, quindi ad esagerare il serraggio e forzare la chiusura si rischia letteralmente di strapparlo in due. Io ho cercato un punto di equilibrio serrando di 1/9 di giro alla volta (il riferimento sono le 9 tacchette del nottolino a vite che chiude il collarino), ma anche cosi' l'intervento non e' mai definitivo perche' ogni volta che si apre e si richiude la bici impercettibilmente il collarino si allenta.
L'altra soluzione mi e' stata suggerita da Marco di BiciShop, ovvero un gel per aumentare l'attrito normalmente usato con i telai in carbonio che non possono essere serrati oltre un certo limite pena cedimenti strutturali.
Sempre in tema di regolazione sella, l'altezza fissa della barra manubrio rende obbligatoria una calibrazione molto accurata della posizione della sella anche in avanzamento e beccheggio. Pochi centimetri in avanti o indietro, una tacca troppo su o troppo giu' e si passa da una posizione di schiacciamento scrotale ad una di continuo scivolamento in avanti con le braccia che dopo pochi minuti danno l'impressione di voler uscire dalla loro sede. Qui non ci sono regole, c'e' solo provare e riprovare fino a trovare il miglior compromesso.

I componenti forniti di primo equipaggiamento sono generalmente molto buoni e non necessitano di sostituzioni salvo due eccezioni, ovvero la sella ed i pedali.
La sella fornita di serie e' buona ma non buonissima. Per quanto mi riguarda l'unico parere che conta e' quello del mio sottocoda e quello non fa che ripetermi come un mantra "Non avrai altra sella all'infuori di Brooks".
E' l'unica sella che mi consente di pedalare per un paio d'ore indossando le braghette da bagno con la mutandina di rete interna senza ritrovarmi col sottocoda dolorante e col belino completamente anestetizzato come invece mi capitava con la sella da corsa ed i canonici cosciali con pannolone incorporato. E d'estate alzarsi ogni tanto sui pedali per stirare la muscolatura e ventilare i contrappesi non ha prezzo. Per tutto il resto c'e' Mastercard.
E a proposito di Mastercard, io uso la B17, cioe' il modello base di Brooks che costa circa 80 Euro. Non sono pochi, ma non sono neanche tanti se paragonati ai 100 e fischia di alcune Selle Italia Flite, infinitamente piu' scomode. Senza contare che i pochi grammi risparmiati sulla sella vengono ampiamente vanificati dalla prima sosta in trattoria.
Inoltre e' essenziale non perdere di vista la destinazione d'uso. La Tern NON e' una bici da corsa. E' una commuter. Un'utilitaria che alla bisogna deve essere caricata con borse e pacchi. A mio avviso sacrificare il comfort alla leggerezza e' un errore blu.


Snodo e monotubo centrale
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=68.0

Lo snodo centrale appare ben dimensionato ed il sistema di chiusura e' ben rifinito.
E' costituito da due piastroni incernierati verticalmente sul lato sinistro. Lungo i tre lati liberi di ciascuna faccia interna sono disposte specularmente delle sporgenze e delle rientranze che a telaio chiuso fungono da spine di centraggio aumentando la solidita' dell'insieme. Si tratta di un'evoluzione rispetto al disegno della Graziella in cui i piastroni erano lisci e gli elementi stressati erano la cerniera ed il vitone di serraggio.



Qui gli elementi stressati sono la cerniera e le spine di centraggio mentre la maniglia di chiusura sembra avere solo la funzione di mantenere strettamente serrato lo snodo.
E' presente un registro interno a tourniquet per il recupero giochi, essenziale su un mezzo di questo tipo e nella maniglia di chiusura e' presente un nottolino di sicurezza a molla per prevenire aperture accidentali.
Ben pensato e ben fatto.

Dallo snodo si diparte anteriormente un unico tubo sovradimensionato a sezione ellittica molto stretta la cui dimensione dell'asse verticale e' di parecchio superiore rispetto a quella dell'asse trasversale per contrastare le flessioni verticali alle quali un telaio monotrave e' maggiormente soggetto rispetto alla piu' tradizionale struttura triangolare.



La sezione ellittica contribuisce a contenere la torsione angolare, costituendo un compromesso tra la sezione circolare (maggiore resistenza alla torsione ma minore resistenza alla flessione) e quella rettangolare (minore resistenza alla torsione ma maggiore resistenza alla flessione esercitata lungo l'asse maggiore).

Nel tubo orizzontale sono presenti ben tre attacchi per gabbiette portaborraccia, uno superiore ed uno per ciascun lato, tuttavia volendo conservare la possibilita' di chiudere la bici l'attacco di sinistra risulta inutilizzabile.


Sterzo, forcella e manubrio
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=67.0

Il tubo sterzo e' molto corto e di larga sezione e reca frontalmente l'attacco per la staffa portaccessori. La serie sterzo e' del tipo A-head e la vite di registro si trova internamente, parzialmente nascosta dai componenti dello snodo.
Nella parte inferiore troviamo una forcella in alluminio, scelta quest'ultima che mi lascia un po' perplesso. Date le sollecitazioni che gravano su questo componente, a mio modesto parere sarebbe stato meglio montare una forcella in acciaio.

Immediatamente sopra il tubo sterzo si trova lo snodo del manubrio, costruito secondo lo stesso schema dello snodo centrale e con le stesse caratteristiche, ovvero dimensionatura generosa, registro giochi e nottolino di sicurezza integrato nella maniglia di chiusura. Il piantone del manubrio e' un tronco di cono molto allungato, non regolabile in altezza, che termina direttamente con il collare di serraggio della barra manubrio. La barra viene pertanto a trovarsi sulla stessa linea del piantone anziche' essere piu' avanzata come sulle bici piu' comuni dove e' supportata da una pipa. Scelta pressoche' obbligatoria al fine di ridurre gli ingombri della bici quando e' piegata.
La mancanza della pipa per avanzare la barra viene compensata differenziando l'inclinazione del piantone manubrio rispetto a quella del cannotto sterzo.



La posizione ribassata dello snodo si rende necessaria al fine di ridurre l'ingombro dello sterzo quando ripiegato, ma lo sottopone a sollecitazioni  amplificate da un braccio di leva molto lungo quando il ciclista sotto sforzo tende a tirare a se' il manubrio o pedala in fuorisella.


Al ponte di comando troviamo manopole ergonomiche BioLogic che si sono rivelate molto comode e confortevoli, avendo una parte appiattita rivolta verso il guidatore su cui appoggiare i palmi. La parte terminale esterna delle manopole e' sagomata e si accoppia ad una sorta di tappi terminali che vengono mantenuti in posizione da una vite. In pratica una volta regolata la posizione delle manopole, si sistemano i tappi in modo da far combaciare le sagomature e si serrano le viti di fissaggio. In questo modo le manopole restano nella posizione prefissata invece di ruotare sotto il peso delle mani.
Nel tappo destro e' inserito a pressione un adattatore in cui alloggia una chiave a T in cui gli estremi del tratto orizzontale della T sono brugole dell'uso piu' frequente sulla bici.
Il tappo sinistro invece e' chiuso e reca un piccolo catarifrangente bianco.
Sulla bici e' generalizzato l'impiego di viti a brugola, quindi e' possibile smontare pressoche' completamente tutta la bici con pochissimi attrezzi. Queste sottigliezze contribuiscono a rafforzare l'impressione di una grande cura per i particolari
.

Le leve freno sono delle Avid corte (si azionano con due sole dita) ed a corsa lunga (devono compensare la maggior escursione dei freni V-Brake) ben fatte e senza cedimenti o flessioni nell'uso.


Gruppo cambio
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=20.0

Il cambio e' azionato da uno shifter SRAM.
Quest'ultimo si e' rivelato una sorpresa molto piacevole per un vecchio dinosauro come il sottoscritto il quale ha sempre privilegiato l'uso dei manettini cambio al manubrio (ahime' ormai scomparsi) ai vari triggers, thumb levers et similia rivelandosi molto preciso nell'uso.
Inoltre risulta molto intuitivo per chi come me ha trascorsi motociclistici: chiudendo un immaginario acceleratore si va verso i rapporti piu' corti e quindi si rallenta, viceversa aprendo l'immaginaria manetta si va verso i rapporti piu' lunghi e si aumenta l'andatura.

La guarnitura e' costituita da un paio di pedivelle da 165mm e da una singola corona da 53 denti, protetta esternamente da una guardia in alluminio. Eventuali salti di catena sono prevenuti da un dente di cane in plastica dura fissato al piantone.
Per chi e' abituato alle pedivelle da 175 o piu' il passaggio alle 165 puo' risultare un po' ostico, un po' come essere costretti a camminare facendo passi piu' brevi rispetto al normale. Inoltre per chi come me vive in una citta' piena di saliscendi il minor braccio di leva si traduce inevitabilmente in un handicap. D'altra parte, data la minor luce da terra dovuta alle ruote piccole, le pedivelle piu' corte si rendono necessarie per ridurre la possibilita' di sfregamenti o peggio impuntamenti col suolo in curva.

Il pacco pignoni e' da 9 rapporti con una spaziatura da mountain bike (11-32). Scelta appropriata in quanto la bici deve adattarsi ad un range ampio di situazioni d'uso e, non essendo stata concepita per le corse, non necessita di un cambio a rapporti ravvicinati come quelli delle bici da corsa.
Il deragliatore e' un Neos. Nonostante diversi utenti si siano lamentati dell'azione imprecisa finora non ho mai avuto inconvenienti e non ho mai saltato una cambiata.
Evidentemente Marco di BiciShop da cui ho acquistato la bici ha fatto un eccellente lavoro di regolazione preliminare.


Ruote
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=19.0

La ciclistica contempla ruote da 20" con cerchi in lega a doppia camera raggiati in terza ma con un numero di raggi differenziato: il posteriore e' da 32 raggi mentre l'anteriore e' da 20. Per chi avesse perplessita' a proposito del ridotto numero di raggi vale la pena di ricordare che le ruote piccole sono piu' rigide delle ruote grandi, quindi per un impiego normale che prescinda da sollecitazioni estreme come quelle derivanti da bicipolo, freestyle e BMX si rende necessario un minor numero di raggi. Inoltre l'assetto della bici che prevede una postura piu' eretta e rilassata del ciclista tende ad arretrare il baricentro di quest'ultimo caricando maggiormente la ruota posteriore.
Le gomme montate di primo equipaggiamento sono delle Schwalbe Marathon Supreme di ottima qualita', piuttosto scorrevoli e con una buona protezione antiforatura. L'unica cosa che mi lascia un po' perplesso e' la scarsa profondita' della scolpitura che mi fa pensare che con un uso intenso le gomme vadano sostituite di frequente.
I freni sono del tipo V-brake, potenti quasi quanto i cantilever ma dall'azione piu' modulabile e senza la necessita' di montare i fermi guaina sul telaio, quindi prevenendo possibili punti di debolezza.
« Ultima modifica: Marzo 06, 2017, 10:37:15 pm by occhio.nero »
Bruno

Offline !Nomad64

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Radiografia di una pieghevole.
« Risposta #1 il: Agosto 25, 2013, 11:14:22 pm »
Seconda Parte

Come va, cosa non va e cosa sarebbe meglio modificare.


Chiusura del telaio
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Come spiegatomi da Marco di BiciShop  la chiusura e l'apertura della bici devono avvenire secondo una sequenza ben precisa, ovvero:

1) Abbassare quasi completamente il tubo reggisella
2) Ruotare in avanti la barra manubrio in modo che le leve freno risultino verticali
3) Girare di 180° in senso antiorario il manubrio
4) Sganciare il nottolino di sicurezza, aprire la maniglia dello snodo centrale e piegare il telaio in senso antiorario fin quando i magneti posti in prossimita' dei mozzi non si agganciano
5) Sganciare il nottolino di sicurezza, aprire la maniglia dello snodo del manubrio e ruotare lo stesso verso il basso
6) Fermare il tubo manubrio col cinghietto di gomma fissato sul lato inferiore del tubo orizzontale del telaio

Per riaprire la bici si seguono esattamente gli stessi passi in ordine inverso.
Il tutto richiede una quindicina di secondi, di piu' o di meno dipende dall'abitudine ai gesti.
Lo snodo centrale sembra sufficientemente robusto, tuttavia i ripetuti apri e chiudi fanno si' che ben presto insorgano giochi che e' necessario recuperare quanto prima per evitare di danneggiare il telaio. E' consigliabile quindi controllare i giochi ogni due o tre giorni.

Trasferimento passivo ed ingombri

Alcuni utenti hanno lamentato la scarsa trasportabilita' da chiusa della bici e la propensione dei magneti di chiusura a sganciarsi con la bici chiusa in fase di trascinamento.
Per quanto mi riguarda non ritengo che si tratti di un difetto di progettazione. Data la bonta' generale delle soluzioni tecniche adottate e del perfezionismo esecutivo sarei piu' propenso a credere che sia il frutto di una concezione del mezzo simile ma complementare a quella della Brompton.
Considerando le differenze strutturali delle due bici - ruote da 16" e telaio in tubi tondi d'acciaio con tre snodi ed ammortizzatore posteriore per le Brommies, ruote da 20" e telaio oversize rigido in alluminio con due snodi per le Tern - mi verrebbe da pensare che i progettisti delle Brommies abbiano puntato tutto sull'intermodalita' totale e privilegiando il comfort d'uso alle prestazioni mentre in casa Tern abbiano preferito costruire una bici le cui prestazioni in assoluto non lascino nulla a desiderare e che comunque consenta il trasporto facilitato in treno ed una sistemazione agevolata in spazi ristretti.

A naso il sistema di chiusura delle Brompton appare progettato per compattare il piu' possibile la bici e per consentirne il trasporto prolungato da chiusa mentre quello della Tern sembra fatto piu' per ridurre l'ingombro e solo in condizioni statiche. Altrimenti non si spiega il perche' le ruote della Tern a bici chiusa non siano ne' perfettamente affiancate ne' parallele ed i magneti di chiusura siano debolucci, combinazione che ne rende penoso il trascinamento. Mi rifiuto di pensare che gli ingegneri Tern siano incorsi in grossolani svarioni e tutto risulta piu' chiaro se si ipotizza che la Tern debba essere trasportata da chiusa sollevandola di peso solo per brevissimi tratti per restare appoggiata sul treno o parcheggiata sotto un tavolo ed essere spinta da aperta e pedalata quanto prima possibile. Se la bici da chiusa non dev'essere trascinata ma star ferma, le ruote disassate ed i magneti deboli non hanno alcuna importanza, basta che stia in piedi.
Personalmente non lo trovo un inconveniente perche' non sono interessato all'intermodalita' totale, almeno non per adesso. A me interessa poter portare la bici su qualsiasi treno senza pagare supplementi e senza essere relegato nel ghetto ristretto dei regionali predisposti al trasporto bici. Portarla sul bus non m'interessa. Anzi, uso la bici proprio per non usare il bus. Senza contare che nell'ora di punta salire su certi bus con la pieghevole foss'anche una Brompton e' un'impresa impossibile. Chi e' di Genova e prende il 17 nelle ore di punta sa cosa intendo. Per chi non e' di Genova, il 17 non e' una linea normale ma un'insaccatura dello spazio-tempo in cui alcune regole della fisica vengono sovvertite. Accade quindi che gli autobus contengano inspiegabilmente un numero di passeggeri il cui volume complessivo e' sempre superiore al volume interno dei mezzi.


Comfort di guida
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=101.0

Una volta saliti in sella, se non si guarda verso il basso non si notano differenze apprezzabili rispetto ad una bici normale, salvo la postura piu' eretta e quindi piu' rilassata. Guardando verso il basso si ha l'impressione di stare seduti su uno sgabello da bar e, guardando il proprio riflesso nelle vetrine si puo' scorgere un adulto che pedala su una bici giocattolo, ma e' solo un impressione fugace.
Infatti in termini di prestazioni la piccolina non ha nulla da invidiare alle bici tradizionali.
Per cominciare, data la minor inerzia, le ruote piu' piccole favoriscono l'accelerazione.
In pianura i rapporti molto ben spaziati e le gomme scorrevoli consentono di raggiungere velocita' di tutto rispetto per una bici di questo tipo. Tuttavia avendo minor inerzia e' un pochino piu' difficile mantenere costante la velocita' acquisita.
In salita dato il minor raggio ruota la forza di gravita' esercita un momento minore (il braccio e' piu' corto) in opposizione al moto, quindi risulta meno faticoso pedalare e le partenze da fermo sono facilitate.
In discesa la bici e' un pochino piu' lenta rispetto ad una tradizionale a ruote alte. Prende bene velocita' ma il limite arriva prima. Oltre una certa velocita' iniziano a pesare fattori prima trascurabili come la resistenza aerodinamica ed il maggior attrito volvente (inversamente proporzionale al raggio ruota) oltre al minor momento esercitato dalla gravita' (tira meno in senso contrario quando si sale ma favorisce meno in discesa).

Con le mie gambe il rapporto piu' duro 53-11 e' praticamente impossibile da tirare in piano anche dopo un lungo lancio e in discesa la differenza tra 53-11 e l'immediatamente successivo 53-12 e' risibile e comunque spingere troppo in discesa con questa bici mi sembra inutilmente rischioso. Allo stesso tempo sulle salite piu' dure il 53-32 e' insufficiente, non tanto in citta' quanto nell'entroterra. Considerando le salite che ci sono dalle mie parti come quella che dalla Val Fontanabuona porta al Passo della Scoglina, una continua, asfissiante salita di 15 Km da 70 a 920 metri di quota che non permette mai di rifiatare e con pendenze che arrivano al 12% mi viene da pensare che una corona da 46 sarebbe stata una scelta piu' appropriata e che per i casi peggiori una da 42 potrebbe anche andar meglio.


Sollecitazioni e rumori
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=5519.0

Come intuibile, il carro posteriore si dimostra piuttosto rigido e l'energia della pedalata viene trasmessa molto bene alla ruota.
Il carro anteriore pur rimanendo abbastanza rigido e preciso nella parte inferiore vede il lunghissimo tubo sterzo infulcrato molto in basso flettere sotto sforzo emettendo il caratteristico gemito.
I rimedi qui sono almeno tre: il primo e' di registrare al meglio i giochi. Il secondo e' quello suggerito da altri utenti, ovvero di lubrificare lo snodo con uno spray al teflon. Il terzo e' di tenere a mente quello che diceva Bernard Hinault, il quale avendo vinto in tempi non sospetti cinque Tour, tre Giri e due Vuelte era uno che probabilmente di bici se ne capiva abbastanza, ovvero: "Bisognerebbe poter suonare il piano andando in bici".

Il che non significa che si dovrebbe agganciare una tastiera al manubrio e strimpellare solfeggi ma che la parte superiore del corpo deve essere mantenuta quanto piu' possibile rilassata, senza strangolare il manubrio e senza aggrapparvisi disperatamente cercando di svellerlo, ma usando le braccia e le mani solo per mantenere la direzione e per cambiare velocita' o per frenare, lasciando che tutta l'energia di cui si e' capaci venga lasciata disponibile alle gambe.

Inoltre con la Tern si deve ricorrere il meno possibile alla pedalata fuorisella e comunque calibrare bene le movenze, perche' se da un lato regala temporaneamente piu' potenza all'azione, dall'altro la pedalata in fuorisella con le ruote piccole tende a disunire il movimento e a stressare il manubrio.
In buona sostanza il cigolio diviene una sorta di cicalino d'allarme che significa "sei troppo contratto, ti muovi male e stai tirando il collo al manubrio per niente, molla e rilassati".


Questa bici costringe a rivedere il proprio modo di pedalare e molto probabilmente il minor senso di fatica che ho sperimentato nell'uso dipende anche da questo, oltre che dalla postura piu' eretta che, a prezzo della minor aerodinamicita', stressa meno la muscolatura del collo e della schiena e, consentendo un angolo piu' aperto tra busto e gambe, permette una migliore respirazione e quindi una maggiore ossigenazione dei muscoli.

La bici e' di una maneggevolezza straordinaria. Il minor effetto giroscopico delle ruote piccole unitamente all'avancorsa ridotta fanno si' che sia possibile curvare in un fazzoletto e cambiare repentinamente traiettoria.
Le stesse caratteristiche la rendono pero' piuttosto nervosa. Nulla di preoccupante, la bici e' molto precisa, in rettifilo va dritta come un fuso e in curva mantiene senza esitazioni la traiettoria impostata ma a condizione di tenere entrambe le mani sul manubrio. Infatti e' sensibilissima alle asperita' del manto stradale e andare senza mani vuol dire rischiare parecchio.

Sullo sconnesso la bici geme, soffre e soprattutto fa soffrire. Tra la rigidita' del telaio, le ruote piccole e la sezione ridotta delle gomme gonfiate ad alta pressione (le mie viaggiano a circa 4.5 bar/70 PSI), ogni asperita' viene trasmessa senza sconti al ciclista. La bici mantiene la direzione ma certamente non e' facile da portare e diventa opportuno alzarsi un po' sui pedali mantenendo le gambe flesse a mo' di ammortizzatori. Il criterio di guida sullo sconnesso e' simile a quello che si usa per affrontare la tôle ondulée: o a velocita' ridotta e con precauzione o alla massima velocita' possibile per aumentare al massimo la frequenza dei sobbalzi per cercare di renderli piu' sopportabili. La prudenza suggerisce senz'altro la prima.

La frenata e' ottima, per non dire esuberante. I pattini sono ben dimensionati, i V-brake si dimostrano molto efficaci e gli spazi di arresto sono piuttosto ridotti. Tuttavia, nonostante il peso arretrato, gia' sull'asciutto e sul dritto nelle frenate piu' brusche e' facile mandare la ruota posteriore in skidding. Quindi massima attenzione sul bagnato e in curva!
A proposito di curve, anche se la bici si mantiene precisa in traiettoria e' bene ricordare che con le ruote piccole l'effetto giroscopico e' minore quindi e' prudente cercare di limitare l'angolo di piega tantopiu' che il baricentro e' piu' basso rispetto al normale e quindi non e' necessario inclinare tanto.
Casomai sarebbe utile imparare a curvare cercando di mantenere la bici piu' verticale possibile sporgendo il busto verso l'interno della curva. In questa maniera, anche se la bici "parte" di posteriore comunque si mantiene in piedi invece di partire per la tangente in scivolata assieme al ciclista.


Pedali
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=62.0

I pedali forniti di serie sono dei simpatici plasticoni che possono essere ripiegati per diminuire l'ingombro trasversale, con un grip abbastanza scarso e che tendono a flettere sotto sforzo. E anche se e' probabilmente un timore ingiustificato, continuo a pensare che siano dei pedali ad orologeria nel senso che quando uno meno se l'aspetta cedono di schianto ed il disgraziato ciclista finisce col muso per terra. Quindi li ho subito sostituiti con un paio di pedali clipless in alluminio dentellati da MTB, solidi ed economici.


Luci
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?board=47.0

La bici viene fornita con due lucine mignon BioLogic a due LED ed un catarifrangente anteriore bianco. Le lucine sono simpatiche ma assolutamente insufficienti sia dal punto di vista della sicurezza che da quello dell'illuminazione della strada. Possono giusto andar bene per segnalare la propria posizione quando si e' fermi ai semafori, ma nulla di piu'.
Dal punto di vista del Codice della Strada la Tern cosi' come viene fornita e' in difetto. Come minimo e' necessario aggiungere un avvisatore acustico e i catarifrangenti gialli alle ruote.


Viaggi
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?action=forum#c17

Con la facilita' di trasporto viene per ovvia associazione d'idee la possibilita' di fare dei viaggi.
La bici in se' non mi pare concepita per essere il mezzo principale di viaggio, ma per essere piuttosto un eccellente complemento ad altri mezzi di trasporto. Anche se c'e' gente che ha attraversato l'Africa per il lungo con la pieghevole, non mi verrebbe spontaneo pensare a questa bici per tentare la traversata del Deserto del Gobi o della Patagonia. Invece penserei volentieri a gite a breve o medio raggio portandomi dietro il bagaglio essenziale, trasportando la bici col treno fin dove e' conveniente farlo per poi ripartire a pedali ed esplorare i dintorni in piena indipendenza o viaggiare in souplesse. Qualche esempio: raggiungere Mantova col treno e poi raggiungere Peschiera del Garda lungo il Mincio, raggiungere Ferrara col treno e poi esplorare il Parco del Delta, andare a Vienna col treno e pedalare lungo la Ciclovia del Danubio, raggiungere Aix-en-Provence in treno e poi esplorare la Provenza, eccetera.
Oppure caricare la bici su un camper, far base da qualche parte e poi usare la bici per le piccole commissioni di tutti i giorni e per esplorare i dintorni senza dover smuovere ogni volta il camper. Oppure portare la bici su una barca e poi usarla per andare in giro ogni volta che si attracca.

E' bene ricordare anche che, almeno fin quando si opta per il treno, se si vuol conservare la virtu' principale della bici cioe' la possibilita' di piegarla e di trasportarla agevolmente, la capacita' di carico resta giocoforza ridotta. Infatti si possono caricare al massimo solo la borsa posteriore destra, un borsino sottosella, la borsa anteriore sinistra e uno zainetto sul portapacchi anteriore montato sulla staffa. Sconsigliati il top sul portapacchi posteriore (da rimuovere prima di abbassare il tubo reggisella) e la borsa al manubrio (da rimuovere prima di ripiegare il manubrio). Mancano inoltre all'appello la borsa posteriore sinistra e l'anteriore destra in presenza delle quali la chiusura sarebbe impossibile salvo rimuoverle, ma manovrare la bici carica da piegata piu' tutte le altre borse a mano sarebbe davvero una galera. E se invece si optasse per viaggiare a pieno carico rinunciando alla possibilita' di piegarla allora perche' incaponirsi a partire con la pieghevole quando esistono le bici da cicloturismo? Tantopiu' che Tern raccomanda di non eccedere il limite massimo di 103Kg di portata. Sottraendo il peso del guidatore, diciamo 75 Kg, restano disponibili 28 kg per il carico. Non sono pochi ma potrebbero risultare insufficienti per lunghe percorrenze, specie se il viaggio si dovesse estendere oltre l'arco di una stagione o svolgersi attraverso diverse zone climatiche.

Conclusioni
Quindi?

Fin qua non ho rilevato pecche gravi. La bici ha qualche difettuccio ma e' poca cosa, almeno per me.
E' fatta ed e' rifinita molto bene, e' solida, la componentistica e' di buona qualita', si guida bene, e' divertente da usare, la manutenzione e' semplice, da chiusa occupa poco spazio e grazie alla promozione di Trenitalia e' stato possibile acquistarla con un forte sconto sul prezzo di listino normale.
Per una pieghevole il punto cruciale sono ovviamente gli snodi. La tenuta e l'affidabilita' meccanica sono cose che si potranno stabilire solo col tempo, perche' al momento la bici e la casa produttrice non hanno praticamente storia alle spalle e meno di duecento chilometri in citta' sono troppo pochi perche' possano verificarsi magagne serie a meno di incappare in un esemplare nato male.
Le premesse lasciano ben sperare per un uso prolungato e felice a condizione di non forzare la bici a scopi per i quali non e' stata concepita. E se non si hanno velleita' particolari potrebbe essere l'unica bici di cui avere effettivamente bisogno. Non mi pare poco.
« Ultima modifica: Agosto 27, 2013, 10:10:44 pm by occhio.nero »
Bruno

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« Risposta #2 il: Agosto 26, 2013, 01:27:27 pm »
 :o sono rimasto allibito   ;D

La comunità pieghevole intera si aspetta da te grandi cose!   :)
Federico
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Offline !Nomad64

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« Risposta #3 il: Agosto 26, 2013, 02:50:30 pm »
Ora non esageriamo, dai! Non mettetemi sul piedistallo perche' proprio non e' il caso (non mettetemici neanche sotto pero'!).
Spero solo di aver reso un servizio piu' o meno utile alla comunita' anche perche' se sono diventato pieghevolista lo devo proprio a questo forum e mi sembra piu' che giusto restituire almeno in parte cio' che ho ricevuto e per me ognuno deve dare secondo le sue possibilita' (se e' onesto).
Non posso che ringraziarVi una volta di piu' per l'ospitalita' e per quanto mi avete dato modo di imparare.

Buona strada a tutti,
Bruno
Bruno

Offline veeg

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« Risposta #4 il: Agosto 26, 2013, 03:06:55 pm »
 :o

Confesso che non sono proprio riuscito a leggere tutto.
Se ci aggiungi qualche foto potresti fare un .epub  :D

Offline boccia

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« Risposta #5 il: Agosto 26, 2013, 08:31:09 pm »
Grazie per la sontuosa recensione. Mi ha interessato in particolare leggere le tue considerazioni tecniche sugli effetti delle ruote da 20" nei confronti delle ruote standard.

Offline andrea656506

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« Risposta #6 il: Agosto 29, 2013, 06:46:15 pm »
recensione eccellente, appropriata e molto pertinente. Sul cambio continuo ad avere le mie perplessità e continuo  a valutare la futura ipotesi di munirmi dell'adattatore fornito dalla Tern per montare cambi schimano....
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Offline mancio00

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« Risposta #7 il: Agosto 30, 2013, 12:21:27 pm »
eccallà, quando stavo finalmente per convincermi di quella che sarebbe potuta essere la "mia pieghevole" cosa scoprò? che entrambi i negozi di torino sono chiusi fino al 2 settembre, quindi a promozione con trenitalia conclusa… deve per forza essere un segno del destino :(
anche perché, diciamocelo (voce di la russa), spendere 590 euro per me sarebbe stato comunque fuori budget volendo restare sui 400… :'( :'(
MassimoBrompton S6E Orange Black

Offline !Nomad64

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« Risposta #8 il: Agosto 30, 2013, 11:34:21 pm »
@ veeg: se servisse alla comunita' perche' no? Tanto coi tools di OpenOffice fare un epub e' una faccenda di pochi minuti. Ora lasciamo passare ancora un po' di tempo, la rece e' un cantiere non ancora del tutto chiuso ed e' possibile anche che in seguito ci sia una terza parte che riporti le considerazioni dopo un uso quotidiano un po' piu' prolungato ed eventuali viaggi. Vorrei anche rendere noto che se la rece ha preso quest'aspetto il merito e' tutto del Boss 8) che ci si e' messo di buzzo buono per riarrangiare e riformattare il testo ed ha scovato foto in giro in modo da rendere il tutto piu' digeribile.

@ boccia & andrea656506: grazie dell'apprezzamento. Per il cambio nulla da ribattere, e' giusto che ognuno abbia le sue opinioni e le persegua, ci mancherebbe altro. Per le considerazioni sulle ruote, mi son reso conto fin da bambino che le ruote piccole "rispondevano" diversamente dalle grandi, ma non riuscivo a capire il perche'. Ci sono voluti un po' di anni, la mia curiosita' mai sopita ed un po' di fondamenti di fisica per fare due ragionamenti e capire finalmente come stavano le cose. E mi e' sembrato giusto condividere quel poco che so anche perche' non e' detto che sia del tutto corretto e un domani qualcuno potrebbe insegnarmi qualcos'altro in merito.

@ mancio: guarda che non sei obbligato a comprarla a Torino... e per il budget io ti suggerirei di fare uno sforzino in piu'. La bici costa 590, ma senza promozione viaggia sugli 800 e passa, quindi e' un affare da non lasciarsi scappare. E se te lo dice un genovese... ;) E se proprio non ce la fai, puoi sempre restare in casa Tern e guardare i modelli base della serie Link che condividono il telaio della P9 ma hanno cambi piu' semplici. A Torino sei in piano e non ti servono certo 9 marce. Altrimenti porti un po' di pazienza e vedi se riesci a scovare un buon usato.
Bruno

Offline occhio.nero

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« Risposta #9 il: Settembre 17, 2013, 11:19:47 pm »
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Federico
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