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Autore Topic: Veneto-Trentino - Ciclabile Adige Valle dei Forti  (Letto 1602 volte)

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Offline Vittorio

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Veneto-Trentino - Ciclabile Adige Valle dei Forti
« il: Novembre 13, 2021, 06:14:42 pm »
La settimana scorsa, approfittando del venerdì libero, mi sono avventurato un po’ fuori dalle mie solite zone spingendomi nella valle dell’Adige; l’obiettivo era la ciclabile inaugurata alcuni anni fa che percorre la gola di Ceraino partendo dalla chiesa di Volargne e risale la valle fino quasi a Borghetto all’Adige. Poichè l’itinerario corre parallelo alla ferrovia Verona-Brennero, ho pensato quindi di progettare un percorso di sola andata, con ritorno in treno. Ecco l’itinerario, disegnato con Komoot

https://www.komoot.it/tour/563286366
https://www.komoot.it/plan/tour/d08AracVAClHQI=FSkABP_B5cDBTEtUbyI3wRZEAA==/@45.6104164,10.8932821,11.000z

Primo problema: tra il punto di partenza e la stazione più vicina (Domegliara Sant’Ambrogio) ci sono circa 4 km che sicuramente non ho la minima intenzione di percorrere sulla strada statale; per fortuna smanettando un po’ mi accorgo dell’esistenza di un itinerario alternativo su strade secondarie che permette di superare il problema. Ultima decisione: lasciare l’auto a Volargne (e quindi farsi gli ultimi 4 km per recuperarla al ritorno, magari stanco) o alla stazione? Il tratto in questione è prevalentemente in discesa, per cui in fondo una soluzione vale l’altra, ma dopo aver scoperto nella vista satellitare un ampio parcheggio di scambio alla stazione, opto per quest’ultima.
E così, dopo aver cercato (invano) un parcheggio gratuito nei dintorni, mi rassegno a pagare l’obolo del parcheggio, che si rivela abbastanza indolore rispetto a quelli milanesi e lacustri a cui sono abituato: 3 euro per l’intera giornata, si può fare, e per fortuna ho abbastanza moneta in tasca, perché la macchinetta non accetta altro.
Scaricata e aperta la bici, montata sul manubrio la telecamerina col suo apposito supporto, il primo scatto è per il sottopassaggio che mi permetterà di arrivare alla stazione vera e propria.

Curiosamente, dal lato del parcheggio accanto agli scalini c’è anche lo scivolo per le bici e le persone a mobilità ridotta, ma per salire ai vari binari e per uscire dall’altra parte no, quindi bici in spalla e arrangiarsi. Sapendo che nella stazione di Borghetto non c’è l’emettitrice di biglietti penso bene di premunirmi acquistandolo prima di mettermi in sella e, in uno slancio di ottimismo, lo faccio addirittura da Avio, la stazione successiva a Borghetto (“metti che arrivo a Borghetto molto prima del previsto e decido di procedere”).
Va bene prendersela comoda, ma tra una cosa e l’altra quando effettivamente parto sono passate le 11.30, però non mi preoccupo più di tanto, perché ho calcolato poco più di 20 km e vuoi che non riesca a farli in un paio d’ore?
Uscendo dalla stazione basta seguire le indicazioni e anche se il primo tratto attraversa una specie di zona industriale

quasi all’improvviso dopo una curva appare un panorama decisamente più gradevole, con ordinatissimi vigneti appena vendemmiati

L’asfalto è abbastanza ruvido e ammalorato, ma si cammina bene, con lievi ondulazioni e prevalente falsopiano in discesa. All’altezza del cimitero di Volargne

si svolta a sinistra in uno stretto sottopassaggio per attraversare la ferrovia e si scende verso l’attraversamento della statale,
Oltrepassata la chiesa di Volargne

ecco l’inizio del percorso ciclabile

che viaggia in piano pochissimo sopra il livello del fiume

La gola di Ceraino si profila immediatamente davanti

e con essa purtroppo anche un fastidioso vento contrario che mi costringe a rallentare e accorciare i rapporti. Le previsioni meteo indicavano vento di 9 km/h da nord-est con raffiche fino a 30 km/h ma io l’intervallo fra una raffica e l’altra mica lo avverto…
In effetti la presenza di una mezza dozzina di aerogeneratori sulle alture circostanti avrebbe dovuto mettermi sull’avviso… Per fortuna ogni tanto si riesce a rifiatare approfittando della copertura della vegetazione

Il panorama però consola dalla fatica supplementare

Dopo un breve passaggio un po’ più stretto tra fiume e sponda

e una spiaggetta che mi dicono frequentatissima d’estate, un breve strappetto che affronto a piedi porta a lambire l’abitato di Ceraino e definitivamente fuori dalla gola, con una vista panoramica sui vigneti e sul forte di Rivoli.

In questo tratto la cartografia riporta un percorso sempre in piano in riva all’Adige, ma ho visto che non è asfaltato e ho deciso di non imbarcarmi in esplorazioni ma di seguire le indicazioni, che per fortuna non mancano, tra cartelli e frecce dipinte sull’asfalto. Anche perché il vento, che ingenuamente avevo sperato fosse solo amplificato per effetto della strettoia fra le pareti della gola, si guarda bene dal calare e quindi mi sa che devo ridimensionare le mie ambizioni: in certi momenti mi riduco a scalare in terza, dalla quinta che normalmente uso come marcia di crociera turistica. Inoltre consultando contakilometri e navigatore mi sono accorto che i “poco più di 20 km” che avevo in mente sono in realtà 27... Per fortuna per ora il percorso, che serpeggia sempre tra i vigneti, rimane essenzialmente in piano e prima di Dolcé si ritrova brevemente la riva dell’Adige.

Dopo Dolcé si costeggia da vicino la ferrovia e purtroppo al fastidio del vento si aggiungono alcuni saliscendi e soprattutto le radici delle robinie che creano brutte increspature dell’asfalto: su una di queste, particolarmente sporgente e vista all’ultimo momento, arrivo in velocità prendendo un brutto sobbalzo e il contraccolpo è tale da spezzare di netto il supporto della telecamerina, che non finisce per terra solo perché assicurata al manubrio con un cordino di sicurezza. Inchiodo e smonto i patetici resti del supporto, mentre le mie imprecazioni si devono sentire fino in paese. Però mi sono fermato in un bel posto che merita una foto...

Uno strettissimo sottopassaggio fa attraversare di nuovo la ferrovia e qui cominciano i dolori: il percorso si svolge nel bosco, con le foglie cadute che coprono completamente l’asfalto (qualche cartello ammonisce di fare attenzione al fondo sdrucciolevole)

e tutta una serie di saliscendi che fanno oscillare la velocità dai 5 km/h della marcia a piedi in salita ai 30/35 km/h delle discese.
Poco prima di Peri la vista che si apre sulla vallata

incoraggia a proseguire. Quando arrivo a Peri, dopo un breve tratto in cui la ciclabile fiancheggia la strada statale protetta solo da un guardrail, manca poco alle 13 e sono tentato di interrompere la gita e cercare subito una trattoria, ma poi vedo che mancano “solo” 6 km, e che saranno mai 6 km?
Qualcosa sono: ancora saliscendi, tra cui due attraversamenti sopra e sotto l’autostrada, ancora vento contro e io ormai arranco in terza e seconda in pieno calo di zuccheri spiando ansiosamente i kilometri residui che sembrano non calare mai: quando il percorso ciclabile termina in una strada provinciale in leggera salita ma per fortuna completamente deserta e il paese ancora non si vede, è solo il contakilometri che mi conferma che manca ancora poco più di 1 km a salvarmi dallo sconforto più nero. Le ultime centinaia di metri non passano mai, ma pedalata dopo pedalata finalmente eccomi a Borghetto, alle 13.30 spaccate. La Trattoria Vecchio Porto, meta del mio viaggio, è lì ad attendermi. L’ingresso con la bici piegata a rimorchio desta la curiosità della mezza dozzina di avventori che stanno chiacchierando, rigorosamente senza mascherina. L’iniziale doccia fredda (è troppo tardi, la cucina è chiusa) deve leggersi fin troppo bene sul mio viso perché il ragazzo dietro il banco sparisce nel retro a consultarsi col proprietario, che riemerge proponendomi un primo piatto caldo, a patto di aspettare una ventina di minuti intanto che rimette l’acqua sul fuoco. Affare fatto.
Nell’attesa, chiedo un piatto di affettati misti e dopo aver invano sventolato il mio green pass ottenendo in cambio solo un’occhiata distratta e un cenno di assenso da cinque metri di distanza (dev’essere il famoso “scanner ottico”) mi accomodo al tavolo più isolato della sala.
L’antipasto

è di piena soddisfazione, e così pure il piatto di carbonara che lo segue dopo un po’.

Mancano dieci minuti scarsi al primo treno utile, per cui decido di prendere quello di un’ora dopo e nell’attesa del caffè…

Due chiacchiere col proprietario, incuriosito dalla mia bici, e al momento di pagare scopro che oltre a green pass anche “bancomat” e “ricevuta fiscale” sono concetti tuttora alieni…
Adesso che mi rimane un po’ di tempo libero, mi avventuro sulla parte iniziale del percorso che prosegue verso Trento: una panoramica sul paese dal ponte sull’Adige

e un paio di scorci sulla ciclabile.
     
A costo di essere banale, non posso non notare una certa differenza di infrastrutture: dopo gli asfalti screpolati e le radici affioranti del tratto veneto, qui in Trentino l’asfalto è liscio come un biliardo e c’è una squadra di omini con soffiatore e furgoncino che lo sta ripulendo dalle foglie cadute…

Ormai è ora di tornare indietro, mentre il computerino segna 30 km tondi, piegare la bici e sedermi sotto la piccola pensilina ad aspettare il treno del ritorno.

A Domegliara, dopo neanche 20 minuti di viaggio e col biglietto ancora vergine di controllo, non sto neanche ad aprire la bici: scale, sottopassaggio, scivolo e il baule della Jazz è lì pronto ad accoglierla. Si torna a casa.

In sintesi: posti molto belli, percorso abbordabile anche dai “diversamente atletici”, ma meglio portarsi uno spuntino per il percorso e, soprattutto, occhio da dove spira il vento!

Vittorio
« Ultima modifica: Novembre 13, 2021, 06:33:53 pm by Vittorio »
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Offline Vittorio

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Re:Veneto-Trentino - Ciclabile Adige Valle dei Forti / Ciclovia del Sole
« Risposta #1 il: Novembre 22, 2021, 10:37:52 pm »
A volte (ci) ritornano: due settimane dopo la mia avventura controvento ho pensato bene di farmi un altro segmento di ciclabile, partendo da Borghetto (punto di arrivo della volta precedente) per arrivare fino a Rovereto. Questo è il link all'itinerario disegnato con Komoot:
https://www.komoot.it/tour/564840907?share_token=aczVk7jXDc1w6OkOVQGTf0WaAMjB40f4J0jr3ChqDTYWwv5u7n&ref=wtd
che si snoda interamente sulla Ciclovia del Sole, in sponda destra dell'Adige a differenza della Ciclabile Valle dei Forti che corre sulla sponda sinistra.
Purtroppo stavolta il bottino fotografico è molto più misero, per vari motivi: non ho ancora sostituito il supporto rotto della telecamerina; per la prima volta uscivo con i guanti invernali (coi quali è molto più scomodo schiacciare i pulsanti della macchina fotografica); ero piuttosto di fretta.
Quest'ultima cosa però è solamente colpa mia: partito tardi da casa per tutta una serie di incombenze da sbrigare, sono arrivato a Borghetto all'Adige quasi alle 11.30; mi vesto e parto bello sereno e rilassato sul tratto di ciclabile che avevo già sbirciato l'altra volta...

... e dopo giusto 1,5 km mi ricordo che le barrette energetiche sono rimaste nel baule dell'auto! Non volendo rischiare un altro calo di zuccheri, l'unica è fare dietro front e tornare a recuperarle. Già che ci sono una la mangio subito e, ritardo per ritardo, tiro fuori il compressorino elettrico e ripristino la pressione delle gomme da 4 a 4,5 bar.
Riparto e quasi nello stesso posto di prima, ma più di venti minuti dopo, scatto un'altra foto alla ciclabile; sullo sfondo si riconosce il castello di Avio.

Questo primo tratto fino al casello autostradale di Ala-Avio, di circa 8 km, è bello pianeggiante e scorrevole; unica seccatura un vento contrario abbastanza sensibile, ma niente in paragone all'altra volta. Mentre pedalo, e fatico un po' a carburare, mi viene il dubbio che tutti gli altri ciclisti della zona siano più dritti di me, visto che viaggiano nel senso della discesa e col vento alle spalle. Dopo aver aggirato il casello autostradale, comincia qualche saliscendi, niente di terribile ma la media comincia a calare... La ciclabile costeggia per lunghi tratti l'autostrada, con l'immaginabile sottofondo sonoro (che peraltro si sente sempre, in qualsiasi punto della valle), e anche la strada provinciale 90 "Destra Adige" fino al paese di Pilcante (11 km dalla partenza)

poi si inoltra tra i vigneti,

sempre con qualche saliscendi. Qui invece

siamo poco prima di Chizzola (16,5 km dalla partenza), dove si attraversa l'Adige. Qui si ripropone il dilemma dell'altra volta: sono le 13, mi fermo qui a mangiare qualcosa a un bar che un cartello indica a 200 m di distanza, oppure insisto e proseguo fino a Mori, dove ho adocchiato il ristorante Tre Pini, che si trova esattamente sulla ciclabile? Sono 8 km, ma dovrebbero essere tutti in piano, nel frattempo mi sono mangiato un'altra barretta e il vento contrario è poco; se non perdo tempo fermandomi a fotografare dovrei farcela.
Certo, se mi decidessi a partire un po' prima non mi troverei sempre impiccato coi tempi...
Il tratto successivo è abbastanza gradevole, costeggia per un tratto la ferrovia e successivamente un canale artificiale derivato dall'Adige all'altezza della diga di Mori; purtroppo il percorso originario della ciclabile, che passava sulla diga, è stato sbarrato tempo fa ed è stato realizzato un percorso alternativo un po' più accidentato e più lungo solo di qualche centinaio di metri, che porta ad attraversare l'Adige sul ponte della strada statale 240.
La pausa pranzo non ha storia (la bici piegata non desta la minima curiosità, il green pass viene regolarmente chiesto e controllato): poco dopo le 14 ho già bevuto il caffè e pagato il conto (bancomat e ricevuta fiscale, tutto regolare); il treno del ritorno parte alle 14.47 da Rovereto (ancora 5 km) o alle 14.52 da Mori, la scelta mi pare ovvia: riapro la bici e via!
Se tenessi i 20 km/h di media ce la potrei fare in un quarto d'ora, ma potrei scendere anche a 10 km/h e arrivare giusto in tempo. Per non saper nè leggere nè scrivere (metti che ci sia coda in biglietteria), pesto sui pedali e mi gioco la possibilità di fotografare la parte più scenografica del percorso, una bella passeggiata attrezzata in riva all'Adige e poi lungo il torrente Leno. Va be', magari una volta o l'altra ci torno...
In biglietteria niente coda, breve attesa al binario 2, treno puntuale anche se abbastanza affollato, alle 15.11 scendo a Borghetto per riprendere l'auto... e mi accorgo di averla parcheggiata sotto un albero di cachi! Vi risparmio i dettagli di come è conciata...

Vittorio
« Ultima modifica: Novembre 22, 2021, 11:33:10 pm by Vittorio »
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Re:Veneto-Trentino - Ciclabile Adige e Valle dei Forti
« Risposta #2 il: Giugno 03, 2022, 06:33:31 pm »
Dopo una pausa di parecchi mesi, martedì scorso sono tornato sulla ciclabile della Valle dell’Adige, per il pezzo che mi mancava fino a Trento; stavolta ho fissato proprio la stazione di Mori come punto di partenza, un po’ poiché mi dispiaceva di aver percorso il tratto Mori-Rovereto troppo di fretta la volta scorsa, e un po’ per la maggior facilità di parcheggio in questa piccola stazione. Arrivato in zona verso le 10 dopo aver percorso una Gardesana insolitamente priva di traffico (vantaggi dell’ora morta e della giornata infrasettimanale), ho allestito la Espresso con la telecamera, il cui morsetto occupa gli ultimi millimetri ancora disponibili sul manubrio.

Unico limite, la mancanza del telecomando, che è stabilmente (fin troppo…) fissato al manubrio della Vitesse, per cui ho dovuto scattare a mano.
Appena fuori dal parcheggio della stazione, il percorso ciclabile è ben evidente

e per attraversare in sicurezza la SP 23 c’è subito un comodo sottopassaggio,

seguito da un cavalcavia sull’A22

e da un altro sottopassaggio sotto la SS 240 per Riva del Garda;

sulla sinistra si riconosce il ristorante Tre Pini dove mi ero “frugalmente” rifocillato l’ultima volta.
Finalmente si comincia a pedalare sul percorso ciclopedonale riservato in riva all’Adige
     
e poco dopo sulla riva opposta si riconosce l’imponente opera di presa del canale scolmatore Adige-Garda, la cui realizzazione negli anni cinquanta decretò la scomparsa del Lago di Loppio.

Alle porte di Rovereto si incontrano alcune aree attrezzate, in una delle quali c’è un gruppo di bambini di una scolaresca o un Grest

Dopo aver aggirato con una brevissima deviazione la confluenza del torrente Leno nell’Adige, si incontra l’unica brevissima salita del percorso, che porta a un caratteristico cavalcavia

al di là del quale c’è il borgo di Porto di Rovereto (“porto”, come in tantissimi altri casi, ha il significato di “traghetto”), raccolto intorno a piazza Filzi.

Ancora per qualche chilometro il percorso, tra fiume e vigneti, è abbastanza vario,
     
poi il panorama si apre in lunghi rettifili senza un filo d’ombra;
     
per fortuna la temperatura è gradevole e il sole gioca a nascondino con le nuvole; in compenso di rifà viva una vecchia conoscenza: il vento contrario, che però è molto blando (anche se un po’ più di 1 km/h di cui si parlava nelle previsioni) e non mi impedisce di mantenere la velocità sui 20-22 km/h, grazie alla miglior scorrevolezza e all’ampia scelta di rapporti della Espresso.
Poco prima di Calliano si attraversa l’Adige su un modernissimo ponte ciclopedonale che porta subito a monte di Nomi;

c’è anche un cartello che indica la presenza di un bicigrill, ma io riesco a vedere solo il cartello… Poco male, perché mi sono portato due borracce d’acqua e quattro barrette (due in tasca e due di riserva nella borsa), la prima delle quali mi sono appena sbafato, quindi dovrei essere autosufficiente. Però un caffè l’avrei preso volentieri…
Il tratto sulla sponda destra del fiume è un po’ penalizzato dal rumore della vicina A22

ma dopo neanche 3 km si torna sulla sponda sinistra all’altezza di Besenello e dopo un altro chilometro incontro una piccola area di sosta con un paio di panchine, in prossimità del portale sud della galleria artificiale realizzata negli anni ottanta per proteggere la ferrovia del Brennero dalle cadute di massi dal versante soprastante

e ne approfitto per una foto alla mia valida cavalcatura,

una “pausa chiappe” e per sgranocchiare la seconda barretta. Dopo essermi sbarazzato delle bustine di plastica in un provvidenziale cestino, attendo ancora un po’ per vedere se passa qualche treno, poi riparto e scopro perché non ne passano: appena oltre la galleria ci sono un paio di squadre della manutenzione che stanno lavorando sulla linea aerea, in regime di interruzione.

Anche il tratto successivo si caratterizza per lunghi rettifili che favoriscono… la meditazione e il ritmo di pedalata,
     
fino a costeggiare l’aeroporto di Mattarello, dove colgo l’atterraggio del moderno biposto Tecnam P2008 marcato I-TLFA, ultimo arrivato nella flotta della Italfly e utilizzato per l’addestramento dei nuovi piloti.

A questo punto io e il navigatore di Komoot cominciamo a non intenderci più tanto bene, come si può vedere confrontando il tracciato effettivo
https://www.komoot.it/tour/789287801?ref=wtd
con quello teorico:
https://www.komoot.it/tour/659438449?ref=wtd
prima manco la svolta sul ponte subito dopo il bicigrill Trento, poi al successivo riattraversamento dell’Adige riesco a non vedere la ciclabile che prosegue sul lato opposto del ponte (!) e finisco col vagare in mezzo alle auto su una rotonda e ritrovarmi in Tangenziale! Per fortuna c’è un provvidenziale marciapiede che mi permette di uscire al primo svicolo e portarmi sulla via Sanseverino, parallela alla ciclabile; poiché è la prima volta che metto le ruote sulla viabilità ordinaria, mi fermo per accendere almeno la Lezyne rossa posteriore e scopro che la vigliacca si è mangiata tutta la carica della pila…
Per fortuna poco dopo riesco a riprendere la ciclabile prima del Parco delle Albere,
     
proseguendo poi su un gradevole percorso alberato
     
fino al ponte San Lorenzo

subito dopo il quale c’è un’ottima vista sull’antica Abbazia di Sant’Apollinare.

Poco più in là, il navigatore mi indirizza correttamente in via Lampi, al termine della quale c’è il sottopassaggio che porta alla piazza della stazione. Devo dire che in un territorio così “a misura di ciclisti” mi sarei aspettato di trovare un ascensore, invece devo incollarmi per le scale i 15 kg della Espresso (più la borsa con attrezzi, seconda borraccia e sella di riserva).
Riemerso in piazza Dante, dopo un po’ di avanti e indietro senza senso, mi decido a spegnere il navigatore. Bene, sono le 12.30, il primo treno utile per tornare a Mori è fra un’ora, è tempo di occuparsi delle cose serie, leggi mettere le gambe sotto un tavolo. Percorrendo via delle Orfane e via Cavour,

dalla stazione si raggiunge in un lampo la piazza del Duomo
               
e qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Scartati un po’ di paninari e kebabbari, adocchio l’@steria Te Ke Voi, che espone menu un po’ più articolati e ha ancora tavoli liberi;

non faccio in tempo ad appoggiare la bici al marciapiedi all’altezza del primo tavolino libero che una cameriera mi intima di mettere la bici “dall’altra parte”; immaginando che in effetti in quel punto possa essere d’intralcio ai pedoni di passaggio, mi sposto dal lato opposto, in corrispondenza dell’ombrellone chiuso, dove di spazio ce n’è in abbondanza, e rieccola: “no, no, la deve mettere dellà, al palo”, cioè dall’altra parte della strada, contro il muro della chiesa.
Ok, mi ha convinto: risalgo in sella e tolgo il disturbo. A 20 metri di distanza, all’inizio di via Verdi, c’è il bar Duomo,

che propone anch’esso un’interessante rassegna di primi piatti e un’eterogenea tipologia di avventori…

Sistemata la bici contro il muro all’altezza del primo tavolino libero,

vengo immediatamente servito; il piatto non è proprio tipicamente trentino

e onestamente devo ammettere che cime di rapa e colatura di alici nun dann’ de nudd, ma d’altra parte ordinare un piatto pugliese comportava un certo fattore di rischio. Visto che l’ora del treno si avvicina, decido di saltare il dolce e mi riporto in stazione un po’ in anticipo. E ho fatto bene, perché anche in stazione gli ascensori non ci sono e il treno Regionale 16679 per Verona viene preso d’assalto dagli studenti che tornano a casa, per cui appostarsi in pole position ha il suo vantaggio. Peccato che non mi ricordavo che sui FLIRT di questa serie gli spazi per le bici sono su tutte le carrozze tranne quelle d’estremità, comunque un posto a sedere lo trovo, la bici è a portata di mano e il viaggio dura nemmeno 20 minuti, quindi va tutto bene.
All’arrivo a Mori

ultima incollata di bici, poi carico armi e bagagli sull’auto e riparto verso casa, approfittando dell’occasione per dare un’occhiata a un altro percorso che ho in programma di fare, da Mori a Riva sulle tracce della ferrovia a scartamento ridotto chiusa nel 1936… ma questa è un’altra storia.

Vittorio
« Ultima modifica: Giugno 03, 2022, 06:51:21 pm by Vittorio »
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