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Autore Topic: Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)  (Letto 26515 volte)

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Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« il: Novembre 03, 2012, 10:54:08 am »
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Donne e bici. Casalinghe e lavoratric?i autonome battono impiegate ed insegnanti
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=3297

Donne e bici: In Arabia Saudita le donne potranno andare in bicicletta
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=4382



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Bangladesh -

Un’intelligente iniziativa che ha già avuto grande successo con i cellulari. L’idea è venuta a un gruppo locale che si dedica allo sviluppo delle aree rurali, D.Net, che insieme alle organizzazioni diffuse nelle piccole comunità ha introdotto un programma di diffusione d’internet ricalcato su quello che qualche anno fa ha portato i cellulari nelle zone più remote del paese.



LA RETE A PEDALI - Le Info Ladies sono di fatto Internet Point mobili che si spostano in bicicletta. Protagoniste sono infatti donne della classe media agraria, che pedalando raggiungono la potenziale utenza, permettendo così anche nelle aree dove non hanno mai visto un computer dal vivo l’accesso a servizi che spaziano da quelli pubblici alle chiamate attraverso Skype ai parenti lontani.

IMPRENDITRICI MODERNE  - L’iniziativa si autofinanzia, alle cicliste viene offerta un’istruzione di tre mesi e un mutuo per comprare la bicicletta e l’equipaggiamento, che comprende anche una stampante e una macchina fotografica. Le Info Ladies poi si faranno pagare il servizio, un’ora di skype ad esempio costa 2,40$ e così si creano posti di lavoro, si diffonde l’uso e la conoscenza d’internet e dei PC e si offre a un gran numero di persone una varietà di servizi ai quali non potrebbe altrimenti avere accesso.



SERVE A TUTTI - Il servizio è così popolare che è usato anche dagli studenti per scambiarsi informazioni, compiti e persino per accedere a Facebook e altri social network. Ma le Info Ladies non si fermano a Internet, forniscono infatti informazioni sanitarie, legali e tecniche e per qualche centesimo aiutano a compilare moduli per le iscrizioni alle scuole o a rispondere a qualsiasi esigenza di cui i loro, ma soprattutto – le – loro clienti, sentano il bisogno. Per ora sono al lavoro 60 donne in tutto il paese, ma l’obbiettivo è di formarne e renderne operative almeno 15.000 al più presto.

fonte articolo: http://www.giornalettismo.com/archives/575661/bangladesh-la-rete-internet-va-in-bicicletta/

fonte 2: http://www.washingtonpost.com/business/bicycling-info-ladies-bring-internet-to-remote-bangladesh-villages-where-connections-rare/2012/11/01/34e68e44-248c-11e2-92f8-7f9c4daf276a_story.html

fonte 3: http://www.foxnews.com/world/2012/11/01/bicycling-info-ladies-bring-internet-to-remote-bangladesh-villages-where/
« Ultima modifica: Agosto 23, 2013, 08:08:17 pm by occhio.nero »
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #1 il: Novembre 20, 2012, 12:31:00 pm »
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Donne e bici: In Arabia Saudita le donne potranno andare in bicicletta
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=4382

Donne e bici: vietata la bicicletta alle donne (Islam, Corea del Nord)
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=3829

Donne e bici: Le "info ladies" portano internet in bicicletta nei villaggi remoti
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=3118

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Donne e bici. Casalinghe e lavoratric?i autonome battono impiegate ed insegnanti



Pedalano mediamente dai 5 ai 15 km al giorno e scelgono la bicicletta ogni volta che devono spostarsi in città. Se le lavoratrici autonome sono le uniche che pedalano più per necessità che per svago, le casalinghe inforcano i pedali soprattutto per tenersi in forma. Impiegate e insegnanti, invece, scelgono maggiormente la bici nel week end per rilassarsi mentalmente.
 
Rappresentano la maggioranza di coloro che decidono di prendere la bici ogni volta che devono spostarsi, macinano più chilometri rispetto alle altre, pedalano principalmente per tenersi in forma e fare la spesa. Casalinghe e lavoratrici autonome usano la bici più frequentemente rispetto ad impiegate ed insegnanti, che invece tendono a  legare le due ruote al concetto di svago. Se nel passato l’andare in bici ha svolto un ruolo fondamentale nel favorire e sostenere l’emancipazione femminile, oggi per il gentil sesso rappresenta il modo migliore per rendere la propria città più sostenibile (64%); una sensibilità che risulta essere maggiormente spiccata in insegnanti e lavoratrici autonome (67%).E’ quanto emerge da uno studio promosso da Beltè, condotto attraverso 503 interviste telefoniche su un campione casuale di donne che usano la bicicletta, in età tra i 18-65 anni, per verificare le abitudini e le caratteristiche delle donne che vanno in bicicletta. Quante volte usano la bicicletta le italiane? Il 18% sceglie le due ruote la maggior parte delle volte in cui deve spostarsi; percentuale che sale considerando le lavoratrici autonome (25%) e scende alla voce “dirigenti/insegnanti”. Quasi sei impiegate su 10 (55%), invece, le scelgono saltuariamente. Quanti chilometri percorrono le donne in bici? Più di 7 italiane su 10 (73%) arrivano a pedalare fino a 5 km. Una percentuale che cresce prendendo in considerazione dirigenti/insegnanti (75%). La maggioranza di coloro che percorrono dai 5 ai 10 km è rappresentato dalle casalinghe (21%), mentre le più stacanoviste, ovvero coloro che percorrono dai 10 ai 15 km sono di gran lunga le lavoratrici autonome.Per quale motivo le donne “scelgono i pedali”? Per 6 italiane su 10 (61%) andare in bici rappresenta uno svago; un dato che sale tenendo solamente conto delle casalinghe (62%), mentre diminuisce se ci rivolgiamo alle impiegate (57%). L’unica categoria professionale per cui la bicicletta rappresenta maggiormente più una necessità che uno svago è quella delle lavoratrici autonome, quasi la metà (49%) rispetto alla percentuali più basse di dirigenti/insegnanti (34%), impiegate (38%) e casalinghe (33%). A scegliere la bici per mantenersi in forma (17%) e rilassarsi mentalmente (15%) sono le casalinghe, mentre impiegate (36%) e insegnanti (31%) rappresentano coloro che usano le due ruote principalmente per concedersi una passeggiata nel week end. Dove preferiscono andare in bicicletta le donne? Si pedala di più per le vie trafficate della città (47%), rispetto alla periferia e alla campagna, preferite soprattutto da lavoratrici autonome (29%) e casalinghe (25%), e al parco, scelto maggiormente dalle impiegate (21%). Tempo permettendo, quante volte alla settimana le italiane prendono mediamente la bici? Se il 42% decide di pedalare saltuariamente, con le impiegate tra le più “pigre” (44%), più di un terzo prende la bici dal lunedì al venerdì (13%) o almeno 3 volte alla settimana (24%). La professione più abituata a pedalare durante la settimana è rappresentata, anche in questo caso, dalle lavoratrici autonome (25%).   Cosa rappresenta per le italiane andare in bicicletta? Un tempo la bici ha svolto un ruolo fondamentale nel favorire e sostenere l’emancipazione femminile, come raccontato all’interno del recente libro Wheels of change della scrittrice americana Sue Macy: l’autrice illustra come, alla fine del XIX secolo, la bici promosse negli Stati Uniti l’emancipazione delle donne, ridefinendo in maniera radicale le convenzioni sul concetto di femminilità. Oggi la maggioranza (64%) delle donne lega l’uso delle due ruote al concetto di mobilità sostenibile; una sensibilità ambientale più spiccata nelle lavoratrici autonome (67%) e nelle casalinghe (62%), mentre la bicicletta rappresenta l’emblema del benessere soprattutto per le impiegate (35%), con 3 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale (32%). Se la bici rappresenta il principale mezzo di trasporto soprattutto per le lavoratrici autonome (16%), le impiegate in particolare ritengono che pedalare sia un’attività facile e divertente (12%), mentre le insegnanti sono le più sensibili al concetto di forma e salute legato alla bici (22%).A cosa non rinuncerebbero mai le donne mentre sono in bici? Quasi la metà (49%) afferma di non poter fare a meno del proprio smartphone; percentuale che si alza prendendo in considerazione dirigenti/insegnanti (53%). Le più salutiste (32%) non dimenticano di portare con sé una bibita fresca, soprattutto impiegate (35%) e casalinghe (33%). A tal proposito, cosa bevono le donne italiane appena scese dalla bici? Se bere acqua minerale (87%) è la scelta più frequente e prevedibile, il dato maggiormente rilevante è che il thè freddo (7%) risulta essere la seconda bevanda preferita, rappresentando l’alternativa principale, soprattutto per le lavoratrici autonome (14%) e le insegnanti (8%). Quali sono le problematicità incontrate dalle donne nell’andare in bicicletta? Al primo posto troviamo l’imprudenza degli automobilisti (39%), soprattutto per le casalinghe (43%), seguito dalla mancanza di piste ciclabili e di corsie preferenziali in città (29%), problematica sollevata principalmente dalle impiegate (30%), e dalla scarsa considerazione per chi è in bici da parte di chi si occupa di viabilità (6%), problema sollevato maggiormente dalle lavoratrici autonome (11%) e dalle casalinghe (7%).

fonte foto: http://www.flickr.com/photos/elguary/6249768471/lightbox/
fonte: http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=54316
« Ultima modifica: Agosto 23, 2013, 08:07:42 pm by occhio.nero »
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #2 il: Novembre 20, 2012, 07:43:51 pm »
Beltè? ???
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« Risposta #3 il: Novembre 21, 2012, 11:51:11 pm »
Inauguriamo questo blog con un articolo di gender, dedicato alle donne, per parlare di un tema in realtà molto poco conosciuto, e quasi mai affrontato, che esiste però nei FATTI e che non è teoria, ma necessità.
La mobilità sostenibile in Europa è donna. Lo dicono i numeri: le donne si spostano meno in auto (46%) rispetto agli uomini (57%) e prediligono l’utilizzo di modi collettivi di trasporto, cioè treno, bus e metro (donne 23% uomini 18%).  Le donne camminano di più, molto di più degli uomini (19% mentre solo 10% per gli uomini) e si muovono in modo “erratico” cioè con spostamenti molto più complessi e meno semplici e lineari rispetto alla classica catena maschile casa-lavoro-casa. Sono i dati di Eurobarometro per i paesi EU-27 e l’Italia pare essere assolutamente in linea con le tendenze europee (almeno in questo caso non siamo atipici, a volte consola). L’osservatorio Audimob, infatti, ci dice che anche in Italia le donne italiane si spostano di più con mezzi collettivi e meno con l’auto privata. E se possiamo tirare un sospiro di sollievo sentendoci parte di una comunità europea allargata di cui condividiamo i trend, la faccenda si complica appena analizziamo il livello di attenzione dei governi, delle amministrazioni o delle società di trasporto pubblico locale relativamente alle esigenze femminili in ambito trasporti. In Gran Bretagna, ad esempio, nel 2007, è stata adottata una procedura (Gender Equality Scheme) che monitora i servizi erogati secondo indicatori di genere al fine di tenerne conto nell’elaborazione delle strategie di mobilità. Le politiche di genere in molti paesi europei creano le politiche di mobilità e non viceversa. In Italia invece non disponiamo di dati disaggregati per ambito territoriale o per tipologia e scontiamo un decifit informativo alquanto clamoroso.
Inutile ora fare un approfondimento su quello che viene fatto in altri paesi europei, (procedura che crea sempre un po’ di imbarazzo in noi italiani) perché ciò che veramente importa è la necessità di tenere conto di queste ed altre esigenze specifiche nel momento in cui si pianifica come erogare un servizio di trasporto collettivo.
Anche il parlamento europeo nel 2012 ha presentato uno studio “The role of women in the green economy – The issue of mobility” che evidenzia la relazione tra domanda di mobilità e condizione delle donne nel mercato del lavoro e nella famiglia.
Oggi però abbiamo fatto un passo avanti perché partendo dal riconoscimento delle diverse esigenze di mobilità delle donne, Federmobilità, in collaborazione con TRT Trasporti e Territorio, IRS e Adiconsum, ha elaborato la carta della Mobilità delle Donne in 10 punti (che trovate a questo link  http://www.adiconsum.it/aree_tematiche/trasporti_turismo/index.php?id=292&arg=41), ovvero un decalogo di misure da tenere in considerazione nell’organizzazione e nella pianificazione delle politiche di trasporto in Italia.
Sono spunti interessanti e necessari e in alcuni casi sembrano quasi banali (come l’adeguamento degli allestimenti interni dei veicoli del trasporto collettivo per le donne che salgono con le carrozzine) al punto da suscitare meraviglia e stupore: ma come non ci ha ancora pensato nessuno e siamo nel 21° secolo?? Ebbene si. Evidentemente c’è l’esigenza di creare oggi un ABC di regole che andrebbero subito implementate in un settore, quello dei trasporti, dove le donne rappresentano il 17% degli occupati.

studio UE “The role of women in the green economy – The issue of mobility”: http://www.europarl.europa.eu/committees/en/femm/studiesdownload.html?languageDocument=EN&file=73851

fonte: http://blog.rinnovabili.it/smobilityamoci/la-mobilita-sostenibile-e-donna/
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #4 il: Novembre 22, 2012, 07:32:49 am »
In effetti chiunque abbia usato mezzi pubblici per anni sa bene che le donne li usano di più, l'uomo spesso si sente "menomato" o sfigato all'idea di non doversi spostare con auto propria, le donne raramente hanno questo atteggiamento. Inoltre laddove ci sono piste ciclabili serie (= su sede separata rispetto alla carreggiata delle auto) ci sono tante donne di ogni età, incluso quelle un po' più in là con gli anni, che le affollano a ogni ora per andare a fare la spesa etc.
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« Risposta #5 il: Novembre 22, 2012, 12:21:41 pm »
rassegnamoci, hanno una marcia in più ;D
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #6 il: Dicembre 13, 2012, 04:27:08 pm »
Nel film 40 mq Deutschland una giovane sposa turca arrivata in Germania è costretta dal marito a vivere nel suo angusto appartamento. L'uomo ha paura che la ragazza venga contaminata dal mondo occidentale. La pellicola di Tevfik Baser è la prima girata da un regista turco in Europa, ha vinto diversi premi, e risale al lontano 1986, quando la Germania era divisa.

Oggi, la situazione per le immigrate è cambiata, ma molti problemi di integrazione restano.


Gli uomini vanno a lavorare, le mogli restano tra loro, non imparano il tedesco, ignorano molte regole della società in cui vivono. Paradossalmente, è il sistema assistenziale a facilitare il loro isolamento, se hanno bambini piccoli a cui badare.

Il grave problema sono proprio i figli. Anche se sono nati in Germania, e hanno la cittadinanza, da adolescenti sviluppano aggressività e violenza verso il paese che li ospita. Parlano male la lingua, e si sentono esclusi. Colpa dell'educazione ricevuta da bambini, almeno in parte, ritengono i sociologi. Le madri non erano in grado di dare loro l'educazione civica necessaria, né di aiutarli a imparare il tedesco.

A Berlino hanno avuto un'idea: mandiamo le mamme in bicicletta. Non solo quelle giunte dall'Anatolia, ma tutte le straniere che abbiano voglia di andare per la metropoli su due ruote. La bici, per molte, diventa un simbolo di libertà e di autonomia. Berlino ha ovunque piste ciclabili, ma conoscere le regole del traffico è vitale. Si impara ad andare in bicicletta e si scopre come vivere in Europa, senza avere l'impressione di seguire un indottrinamento forzato.

A Kreuzberg, il quartiere dove sono concentrati i turchi (quasi 250 mila nella capitale), è stato creato dalla polizia un Faharradkurs per le mamme, in collaborazione con la Volkshochschule (Vhs), la scuola popolare dove si tengono corsi di lingua gratuiti. Le allieve imparano a evitare le trappole del traffico, allo stesso tempo migliorano il loro tedesco, e vengono istruite sul sistema scolastico. «E scoprono cosa fare per i loro bambini», spiega Frau Silke Haist, della Vhs. «Le madri che non sono bene inserite istintivamente tengono i piccoli troppo legati a loro, e ne impediscono l'integrazione».

Le madri vengono dalla Turchia, dalla Bosnia, dal Sud America, e sono costrette, per capirsi, a usare il tedesco. L'istruttore cerca di intervenire il meno possibile per stimolare la loro autonomia. Ai corsi si fa amicizia, le giovani mamme si divertono, e continuano a frequentarsi tra loro anche dopo le lezioni. Le biciclette sono tutte equipaggiate con il seggiolino per i piccoli.

«Quasi tutte vengono da un paese in cui non era comune per le donne andare in bicicletta», spiega Silke Haist, «e alcune devono vincere la resistenza dei loro mariti. All'inizio, arrivano accompagnate dagli uomini, che restano per vedere quel che succede. Poi cominciano ad avere fiducia».

«Per trent'anni il mio sogno è stato di andare in bicicletta», racconta Rosa Choque. «Ma a Lima eravamo in cinque fratelli e sorelle, e avere una bici era un gran lusso. A Berlino ho scoperto che è una cosa normale. Ora porto il bambino ogni mattina all'asilo, e la bici me l'ha regalata mio marito».

Nessuna viene obbligata a indossare pantaloni o a togliere il velo se non lo desidera: imparare a tenersi in equilibrio sarà solo all'inizio più difficile. Ma non molto.

Cycling Lessons for Women (Beginners): http://www.bmwguggenheimlab.org/where-is-the-lab/berlin-lab/berlin-lab-events/event/cycling-lessons-for-women-beginners3?instance_id=1230

fonte: http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1802839&codiciTestate=1
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #7 il: Dicembre 13, 2012, 09:51:13 pm »
Piste ciclabili ovunque.  :o  Anche a me piacerebbe scoprire come vivere in Europa...  :(
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« Risposta #8 il: Gennaio 17, 2013, 07:59:06 pm »
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Donne e bici. Casalinghe e lavoratric?i autonome battono impiegate ed insegnanti
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Donne e bici: In Arabia Saudita le donne potranno andare in bicicletta
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Donne e bici: Le "info ladies" portano internet in bicicletta nei villaggi remoti
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Non solo islam: anche Pyongyang vieta la bicicletta alle donne

COREA DEL NORD
 
di Joseph Yun Li-sun

L’uso del mezzo di trasporto alle donne è vietato in molti Paesi islamici, dall’Arabia Saudita all’Iran. Ma anche il regime stalinista non lo permette più, dato che “è contrario alla morale socialista”. Multe e sequestro del mezzo per chi viola il bando, la popolazione insorge: “Senza mezzi di trasporto, come facciamo?”.




Seoul (AsiaNews) - Dopo Ryadh, Teheran e Banda Aceh anche Pyongyang ha deciso di vietare alle donne l'utilizzo delle biciclette. In effetti il bando ha una storia antica, dato che venne introdotto da Kim Jong-il nei primi anni '90 perché "contrario alla morale socialista": ma era stato revocato lo scorso anno come gesto "riformista" da parte del nuovo regime di Kim Jong-un.

La reintroduzione di questa norma è stata confermata da alcune fonti al DailyNK, sito che verifica la situazione della Corea del Nord. Un abitante di Hoiryeong, nella provincia di Hamkyung settentrionale, racconta: "All'inizio del 2012 le autorità avevano eliminato la legge che proibisce alle donne di usare la bicicletta, ma questa è stato reintrodotto lo scorso 10 gennaio".

Al momento, aggiunge, "ci sono diversi funzionari del Servizio per la sicurezza che controllano il rispetto del decreto. Kim Jong-un [attuale giovane dittatore del Paese, terzogenito ed erede del defunto "caro leader" ndr] è andato però oltre suo padre: ha infatti proibito alle donne anche di salire sul retro di una bici e ha persino imposto un limite di carico per ogni mezzo di trasporto su due ruote".

Fino alla dipartita di Jong-il, inoltre, in caso di violazione si veniva multati con 5mila won (poco più di 4 euro): oggi chi viene sorpreso a infrangere le regole subisce anche il sequestro del veicolo. Questa novità, aggiunge la fonte, "sta creando disagi e rabbia fra la popolazione, non solo femminile. Si rischia infatti una paralisi seria della già misera economia rurale e cittadina: le biciclette sono fondamentali per il commercio".

L'economia nordcoreana è ancora improntata, nella stragrande maggioranza del Paese, sul baratto: i mercati rurali sono il luogo primario dove scambiarsi le merci. Inoltre, conclude la fonte, "noi non abbiamo macchine, motociclette o altri mezzi a motore. Con le bici si va e si torna dal mercato, si portano i figli piccoli in giro con meno fatica e si possono trasportare fino a 50 chili di carico".

Il bando è stato introdotto da Kim Jong-il subito dopo aver ereditato il potere dal padre. Secondo la dottrina stalinista nazionale, esso si spiega con il fatto che una donna in bici "è contraria alla morale socialista". In realtà, secondo molti esperti il "secondo Kim" decise di eliminare le biciclette per le donne dopo che la figlia di un quadro comunista molto vicino al dittatore venne uccisa in un incidente stradale.

fonte foto: http://www.flickriver.com/photos/zaruka/6166253877/
fonte: http://www.asianews.it/notizie-it/Non-solo-islam:-anche-Pyongyang-vieta-la-bicicletta-alle-donne-26895.html
« Ultima modifica: Agosto 23, 2013, 08:07:51 pm by occhio.nero »
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #9 il: Gennaio 17, 2013, 08:20:11 pm »
ma la bicicletta non è forse il mezzo più "socialista" e democratico che ci possa essere?...a koreani del piffero!!...ci possono salire tutti, a tutte le età e se la possono permettere tutti....ti permette di velocizzare gli spostamenti o anche semplicemente portarla a mano ma per trasportare carichi pesanti od ingombranti...

oh...scusate ragazzi, suonano alla porta:...salve!...chi volete?...come?...scritto un post pro capitalista io?!? ma chi siete?...mafia cinese?...ehm..ci sentiamo più tardi eh?
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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #10 il: Gennaio 17, 2013, 10:18:20 pm »
Qui si torna indietro di 100 non di 10 anni... nell'ultimo ventennio il declino della società e la presa di potere di governi che si sono spostati sempre più a "destra" sull'onda di un populismo che ha cavalcato le paure generate dalla crisi profondissima del capitilasmo... ovviamente i primi a subirne le conseguenze e a vedere calpestati i propri diritti sono sempre gli stessi... diritti che con fatica e anni di lotte grandi fasce di popolazione avevano conquistato sono stati annientati in un tempo rapidissimo... e verso le donne stiamo assistendo (e il nostro  "bel paese" non fa eccezione) ad un vero "femminicidio" ...

Ok prima che parta il dibattito politico mi fermo e mi limito a manifestare tutto il mio dissenso e sdegno verso un "ragazzino" a cui sono stati fatti indossare i panni di una figura che per i nord coreani e più simile ad una divinitá che un essere umano con il dovere e la responsabilitá di guidare un paese... ma daltronde sembra logico da parte di un "piccolo dittatore" cominciare dal togliere il diritto all'uso del veicolo più democratico per antonomasia alla fascia di popolazione storicamente piu debole e più "moralmente" perseguitata !!!
"La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l'equilibrio devi muoverti." Albert Einstein.
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Offline Hopton

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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #11 il: Gennaio 17, 2013, 11:04:34 pm »
A riprova del fatto che i fanatismi alla fine si assomigliano un po' tutti, anche se hanno nomi diversi e si combattono reciprocamente, segnalo un'altra storiella istruttiva che ho appreso tempo fa grazie al blog del newyorkese Bike Snob.
In una zona di Brooklyn non c'è il bike sharing (mentre invece è ben presente altrove) a causa dell'opposizione di gruppi di residenti. Sembra infatti che sia un'area abitata tra gli altri da un gruppo di ebrei ultraortodossi, che temono che con il bike sharing... ci sia il rischio di veder apparire belle figliole che pedalano in bici in abiti succinti con la bella stagione, cosa che potrebbe turbare la tranquillità del quartiere... Se pensate che io stia scherzando posto il link:
http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303665904577452982908545606.html
A Ginevra nel 1600 i calvinisti al potere proibirono praticamente qualsiasi cosa, se si va a vedere nel dettaglio  il loro operato ricorda moltissimo quello dei talebani o del regime saudita. Quindi passano i secoli, ma questi simpatici individui sono sempre in agguato e pronti a rispuntare appena gli si concede l'occasione: a quel punto prendono a pretesto il primo credo religioso o politico che trovano a portata di mano, e iniziano a compilare liste di cose proibite. La bicicletta naturalmente da quando è stata inventata è sempre presente in queste liste, forse perché suscita inevitabilmente idee di libertà...
« Ultima modifica: Gennaio 17, 2013, 11:10:44 pm by Hopton »
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Offline Toretto

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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #12 il: Gennaio 17, 2013, 11:36:55 pm »
Si ne devono vergognare proprio chi costringe il popolo a questo...bestie!

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« Risposta #13 il: Gennaio 18, 2013, 08:48:27 am »
Qui si torna indietro di 100 non di 10 anni... nell'ultimo ventennio il declino della società e la presa di potere di governi che si sono spostati sempre più a "destra" sull'onda di un populismo che ha cavalcato le paure generate dalla crisi profondissima del capitilasmo... ovviamente i primi a subirne le conseguenze e a vedere calpestati i propri diritti sono sempre gli stessi... diritti che con fatica e anni di lotte grandi fasce di popolazione avevano conquistato sono stati annientati in un tempo rapidissimo...
Perdonami, ma questo discorso nulla  ha a che vedere con la corea del nord, mentre per quanto riguarda il "declino della società", se intendiamo quella "occidentale", ci sarebbe da domandarsi se prima del declino ha avuto una qualche crescita. Personalmente ritengo di no perchè il mio concetto di crescita riguarda lo spirito e la morale e, il nostro paese come esempio, ha l'80% della popolazione che vive con la massima "panem et circenses"... nulla è cambiato dai tempi del SPQR e abbiamo assistito ad una deriva di necessità di assistenzialismo statale.

Ok prima che parta il dibattito politico mi fermo e mi limito a manifestare tutto il mio dissenso e sdegno verso un "ragazzino" a cui sono stati fatti indossare i panni di una figura che per i nord coreani e più simile ad una divinitá che un essere umano con il dovere e la responsabilitá di guidare un paese..
Fingono di adorarlo come una divinità, ma se potessero lo impalerebbero. D'altronde se non facessero così verrebbero frustati e chiusi in gabbia.

Offline giannib

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Re:Donne e bici (integrazione, discriminazione, divieti, ...)
« Risposta #14 il: Gennaio 18, 2013, 01:19:39 pm »
Il titolo della discussione secondo me è quanto mai appropriato.
Infatti certi "amorevoli" trattamenti riservati al genere femminile siamo abituati a vederli in concomitanza ad estremismi religiosi di vario tipo, e in questo ogni religione (anche la "nostra"!) non si è mai persa lo zelo nell' applicare alcuni "nobili" principi.
La cosa strana, invece, è che qui parliamo di un paese socialista, in cui una delle basi fondamentali della propria esistenza è data non solo dalla laicità dello stato, ma anche dal bando di qualsiasi forma di religiosità.
Allora mi chiedo: o dicono di non essere religiosi ma invece lo sono, oppure non solo l'estremismo religioso, ma anche quello razional-socialista (che fa troppo rima con quello nazional-socialista...) portano a considerare le donne un minus.
Non è facile trovare una risposta a un quesito così delicato, mi viene da pensare che forse l'unica cosa che lega questi due atteggiamenti apparentemente opposti è l'ideologia, religiosa da un lato, e razional-illuministica dall'altro.
Ed io, non a caso, mi trovo sempre a disagio quando parlo con qualcuno un po' troppo "ideologico"...
Quello che penso comunque è che se ad esempio ci fossero le quote azzurre in politica (cioè max 20% di uomini al parlamento e al potere) le cose andrebbero molto meglio per tutti!
brompton m2l-x 06/2011
mandrin 20"dallacinaconfurore" 05/2012

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