Tempo fa ho avuto la fortuna di imbattermi in un annuncio di vendita che non mi sono fatto sfuggire: l'annuncio riguardava una piccola pieghevole dall'aspetto familiare ma stranamente marcata Compass...
Dopo un breve scambio di mail con il proprietario inserzionista mi sono pienamente reso conto, specialmente dalle foto dettagliate fornitemi dal venditore, che l'anonima biciclettina in questione altro non era che una Dahon Piccolo, che il gruppo bancario Compass regalò anni fa ad alcuni suoi dipendenti “personalizzandola” con dei propri adesivi...
Cercavo da tempo un “attrezzetto” del genre e mi ci sono buttato a capofitto.
La transazione d'acquisto andò a buon fine e la bici mi venne spedita. All'apertura del pacco mi resi però meglio conto che le descrizioni del venditore erano fin troppo ottimistiche. Nello scambio di mail precedenti al pagamento della bici mi assicurava, infatti, che la bici non aveva segni di ruggine evidenti e che il cambio necessitava solo di una taratura.
Foto fornitemi dal venditore:
In realtà la bici, così come mi giunse era praticamente inguidabile: il mozzo posteriore, con cambio e freno interni, era completamente bloccato da ruggine e morchia che non solo impedivano la cambiata delle marce ma ne compromettevano addirittura la rotazione! Il resto della bici era un concentrato di incuria annosa e di esposizione agli agenti atmosferici marini.
Armato di pazienza e determinazione iniziai un lento e minuzioso ripristino di tutto il mezzo.
Lo smontaggio generale ha avuto un forte rallentamento nel separare il supporto pieghevole del manubrio dalla forcella, l'accoppiamento era infatti bloccato da molta ruggine ed è stato un osso veramente duro da "rosicchiare", ovviamente nell'ottica di conservare integre quelle strutture insostituibili. Però, oltre al lavorone di manutenzione del mozzo posteriore, non ho avuto altri intoppi degni di nota.
Il tutto ha quindi richiesto:
- La messa a “nudo” del piccolo telaio, della minuscola forcella (a steli dritti come le Colnago :-) e del piantone del manubrio;
- La successiva attenta pulizia, lubrificazione con olio a bassa densità di tutte le superfici interne delle tubazioni delle parti di cui sopra;
- Carteggiatura e spazzolatura del vecchio portapacchi e successiva sua riverniciatura;
- Smontaggio e pulizia di tutti i particolari dei sistemi di bloccaggio degli snodi (un concentrato di genialità e precisione meccanica da manuale) e dei cannotti;
- Sostituzione del manubrio con un analogo (della mia vecchia Atala Folding) che mi ha permesso di far avanzare un po' la posizione delle manopole per avere una postura meno caricata sulla sella (e quindi con meno sollecitazioni a carico della zona inguinale e della colonna vertebrale);
- Revisione completissima dei mozzi, il posteriore, data la relativa complessità mi ha visto impegnato con lavaggi accurati a base di benzina per rimuovere tutto l'ossido e la morchia onnipresenti;
- Centratura delle minuscole quanto robuste ruote da 16” a ben 28 raggi!
- Sostituzione del vecchio movimento centrale a coni e sfere con uno a cartuccia;
- Sostituzione della guarnitura con una Dahon “standard corsa” (della mia vecchia Dahon Speed), con, però, corona d'alluminio da 53 denti;
- Montaggio di una pedivella sinistra simile alla destra e di uguale lunghezza (170mm);
- Montaggio di pedali pieghevoli con corpo porta cuscinetti in alluminio (sono quelli dell'Atala Foding);
- Sostituzione della catena;
- Sostituzione della sella e del relativo attacco;
- Montaggio di un comando freno (modificato per renderlo ruotabile) di qualità nettamente migliore dell'originale in plastica;
- Sostituzione di cavi e guaine freno e cambio;
- Revisione del freno a V anteriore;
- Montaggio di manopole in “sughero”, campanello, luci (a batterie ricaricabili) e contachilometri;
- Eliminazione degli ignobili adesivi della Banca :-)
Il risultato del laborioso “restauro” è visibile nelle foto che seguono:
La bici è stata quindi, finalmente, provata su strada e tarata finemente in tutte le sue svariate parti. Anche il cambio, dopo un periodo di rodaggio, ha ripreso a funzionare con regolarità. Non escludo che la lentezza di cambiata, inizialmente riscontrata, fosse anche dovuta alla grande quantità di grasso con cui ho "imbottito" il mozzo posteriore in ogni sua parte... se e quando sarà il caso di fare nuovamente una revisione al cambio, proverò a rimontarlo lubrificandolo solo con olio ad alta viscosità (quello motore, per intenderci), per vedere quanto una tale scelta di lubrificazione può cambiarne l'efficienza... comunque già buona.
Dopo diverse uscite sia di piacere che per recarmi a lavoro ecco le mie impressioni di guida:
- Postura ottima grazie alla relativamente notevole lunghezza del telaio e alle buone escursioni di manubrio e sella;
- Ottima guidabilità generale e impareggiabile agilità, buona la stabilità grazie al relativamente lungo interasse;
- Frenata efficacissima garantita da un sincero freno a V all'anteriore e da un sorprendentemente valido freno posteriore a tamburo a contropedale;
- Cambio a soli tre rapporti ma ben spaziato che permette di arrancare bene anche su salite discretamente ripide e di tenere un'andatura di “crocera” in piano di 25 Km/h (si può tirare bene fino anche a 35 Km/h), il tutto permesso dall'accoppiata corona/pignone di 53/13;
- Sistema di chiusura classico Dahon con variante del blocco dello snodo centrale a leva e vite aperta (sostituita poi su tutti i modelli con la più moderna e rapida soluzione ancora attuale).
Non ci sono note dolenti per l'uso di questo gioiellino ma solo da superare la titubanza di fronte a ruote tanto piccole e alla frenata a contropedale. Improbabile la guida senza mani di questa bici, visto l'avancorsa quasi inesistente della minuscola forcella e del relativo "nervosismo" del manubrio, reattivissimo ma preciso e insospettabilmente solido al tempo stesso.
Spero solo che il telaio non giochi brutte sorprese, gli anni di esposizione alle intemperie possono aver fatto assottigliare tropo alcuni punti delle tubazioni d'acciaio... devo starci attento.
In generale mi sento di consigliare pienamente una bici come questa, che così assettata risulta essere sfruttabile anche per intermodalità “spinta” e perché no, per piccoli viaggi, magari montando un portapacchi anteriore... tipo questi:
Bisogna anche dire che si tratta della migliore bici da 16" che abbia ad oggi avuto la possibilità di guidare. Vengo anche da esperienze d'utilizzo assiduo di una DiBlasi "Ventiquattrore" prima e di una Atala "Folding" poi... il salto di qualità tra questa Dahon e le due bici che l'hanno preceduta è abissale. Nella bici oggetto di questo resoconto tutto è frutto di anni e anni di evoluzione progettuale del settore "bici pieghevoli", molto poco è lasciato al caso. Ma tutto ha un costo... all'epoca (2001 circa) comprare una bici del genere costava quanto gli attuali 550 Euro circa, necessari all'acquisto di una Dahon Curve D3.
In questo caso, però, dato l'orientamento, come mio solito, nel mercato dell'usato, la spesa d'acquisto della bici è stata di 100 Euro + 10 di spedizione. I pezzi acquistati appositamente sono stati: le manopole i sughero (12 Euro); una camera d'aria (4 Euro); contachilometri (13 Euro); corona 53 denti avanzo di magazzino (7 Euro), luce posteriore (2 Euro). Il resto del materiale proviene dagli "scarti" recuperati a lavoro, che altrimenti avrebbero preso, un tempo, la via della discarica (ora finiscono nelle ciclofficine romane) e da altro materiale che metto da parte da sempre... Costo effettivo totale finale: 148 Euro... a questa cifra andrebbe però poi scalato il valore della soddisfazione personale: molto grande :-)
In conclusione, spero che questo mio contributo faccia venir voglia, a sempre più persone, di mettere le mani sul proprio mezzo a pedali per renderlo sempre più comodo, efficace e piacevole da usare per mille e più motivi.
Ciao a tutti e buone pedalate,
Simone :-)