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Autore Topic: la trasmissione: intro su cambio e marce  (Letto 74985 volte)

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Offline gip

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Re:la trasmissione: intro su cambio e marce
« Risposta #15 il: Maggio 05, 2016, 06:50:16 pm »
Ciao a tutti. Riapro questo vecchio post per fare qualche mia considerazione sul cambio delle bici pieghevoli. Molto si è scritto su questo argomento, ma una vera e propria sintesi ancora non l’ho vista. Preciso che non sto parlando di un uso della bici esasperato ma del semplice utilizzo quotidiano.
Quando si compra una pieghevole in gran parte dei casi ci si chiede solo se questa debba avere o no il cambio e, se si, di quale tipo. Pochi invece si pongono il problema di come questo oggetto debba essere configurato e quale sia la miglior combinazione di rapporti da adottare. Capita così talvolta che, dopo qualche tempo, ci si trovi una bici non proprio come si voleva. Si manifesta magari l’effetto criceto (sempre in agguato con le ruote piccole) o è troppo faticosa in salita. E quando si è insoddisfatti di una cosa si finisce poi con l‘abbandonarla. Penso perciò che qualche considerazione in più su cosa aspettarci dal cambio di una bici possa essere utile.
Prima di parlare di cambi è opportuno fare qualche considerazione su l’uso che si fa della bici. Se l’utilizzo è limitato alla pianura, magari semplicemente per raggiungere la stazione del treno e poi il posto di lavoro, è un conto. Ma se sulla nostra strada ci sono anche salite o la vogliamo utilizzare per veri e propri raid il discorso cambia. In questi ultimi casi il cambio dovrebbe non solo esserci ma anche essere ben dimensionato alle nostre esigenze. Attenzione che anche salitine impercettibili possono stroncare le gambe se lunghe e fatte col rapporto sbagliato. Poiché le pieghevoli sono solitamente fornite con cambi standard questa potrebbe diventare una discriminante persino nella loro scelta. Sarebbe utile inoltre abituarsi a ragionare in termini di ‘sviluppo metrico’ (SM), ossia quanta strada si fa con una pedalata. E’ un parametro che uniforma tutte le bici indipendentemente dal diametro delle ruote. A una persona che vuole una bici veloce e ha le gambe per farla correre servirebbe uno SM lungo da 6,5/7 m in su. Per chi non vuole o non può andare veloce bastano SM inferiori. Coloro invece che affrontano salite impegnative hanno bisogno di SM corti sino ai 2/2,5 m.
Ma, come si fa a sapere quali sono gli SM corretti? Chi usa la bicicletta dovrebbe arrivarci rapidamente sulla scorta dell’esperienza. Se ci si trova bene con certi SM è meglio non cambiarli o modificarli poco. Chi invece è completamente digiuno sarebbe opportuno usasse una bici qualsiasi per qualche tempo, per studiarla e identificare quali siano gli sviluppi più adatti ai propri mezzi fisici e alle strade che percorre. Con un algoritmo semplicissimo e una calcolatrice trovata in regalo nell’uovo di Pasqua si può arrivare a determinare  gli SM che fanno per noi.
SM = D x 25.4 x 3.14 x (Nc/Np)
è la formuletta magica che permette di conoscere lo sviluppo metrico dove: D è il diametro in pollici del pneumatico posteriore che si utilizza, Nc e Np sono rispettivamente il numero dei denti della corona e dei pignoni posteriori. Da una qualsiasi bici ‘muletto’ quindi si possono ricavare gli sviluppi che fanno per noi e poi cercare qualcosa di analogo tra le pieghevoli. Va fatta ancora una precisazione: più che parlare di cambio, è meglio parlare di ‘trasmissione’ che include anche la corona anteriore perché, come visto, anche essa è protagonista.
E veniamo a parlare di cambi riassumendo quanto quasi tutti sappiamo. Ce ne sono sostanzialmente di due tipi: quelli interni al mozzo e quelli esterni con deragliatore. I primi hanno tre noti vantaggi: possono portare a SM molto estesi, permettono di cambiare da fermi e non richiedono quasi manutenzione. Gli svantaggi sono: il peso e i rendimenti inferiori (che succhiano più energia al ciclista). I secondi sono molto più diffusi e conosciuti e hanno il vantaggio di essere leggeri e molto efficienti. Per contro ogni tanto vanno regolati (specie sulle pieghevoli), hanno limiti fisici sull’SM nelle bici con ruote piccole e sono anche vulnerabili in caso di urti accidentali.
Partiamo a esaminare i cambi con quelli esterni. La trasmissione è formata da una o più corone anteriori e un pacco di pignoni sulla ruota posteriore (o cambio interno).




Per ogni combinazione corona/pignone si avrà un diverso SM e la seguente tabella riassume quelli ottenuti da alcune di queste combinazioni su bici con ruote da 20” e da 16”. Giusto per strafare accanto a ogni SM ho indicato la velocità che si raggiungerebbe con una frequenza di pedalata di 60 giri al minuto (colonne azzurre). Chi avesse ruote di diametro differente può comunque ricavare i suoi SM con la formula scritta sopra.


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Voglio precisare che in tabella ho usato i valori nominali dei diametri ruota, ignorando volutamente che ogni pneumatico ha un suo diametro specifico e che la gomma si schiaccia sotto il peso del ciclista, fattori che avrebbero portato a infiniti casi diversi.
Ed ora alcuni esempi di trasmissione per fare qualche valutazione. Nelle bici di basso costo troviamo puntualmente cambi con pacchi pignoni 6 velocità 14-28 di solito abbinati a corone da 46, 48, 50 e 52 denti. Normalmente il pacco pignoni di questo cambio è di tipo avvitato e formato da ingranaggi da: 14, 16, 18, 21, 24 e 28 denti. Si possono osservare gli SM di queste combinazioni sui seguenti diagrammi fatti rispettivamente per ruote da 20” e 16”:


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Limitando l’analisi ai due ingranaggi estremi (14 e 28) e posti come limiti accettabili: l’SM massimo >5,5 m e minimo <2,5 m (non è un dogma ovviamente), possiamo commentare i due diagrammi. Con le ruote da 20” è appena decente lo SM superiore solo con le corone da 50 e 52 mentre quello per le salite dure risulta sempre un po’ troppo lungo (c’è da soffrire). Per salite impegnative meglio la corona da 46 denti che però si paga a caro prezzo in pianura. Per le ruote da 16” non vi è corona, a mio parere, che garantisca uno SM accettabile sulle marce lunghe. Bene invece in salita. In sostanza questa trasmissione è una coperta corta e non permette un utilizzo ampio. In particolare la bici da16”, con questi rapporti, può andar bene solo per brevi tratti, come recarsi in piazza a comprare prosciutto o una tranquilla gita nel parco a dar da mangiare alle papere al laghetto. Non la vedo adatta nemmeno a un uso intermodale, se non limitato a pochissimi chilometri. A mio avviso per le ruote da 16” con cambio esterno è indispensabile il pignone da 11 denti e almeno 7 velocità. Tutto questo per carità non vuol stroncare questo tipo di cambio così diffuso. A qualcuno che usa la bici su distanze limitate e non ha fretta, può anche andar bene. Ma queste cose è meglio saperle prima.
Vediamo adesso dei cambi 7-8-9 velocità montati spesso su bici di fascia media come Dahon e Tern. Normalmente questi pacchi pignoni sono del tipo a cassetto così composti: 7v: 12, 14, 16, 18, 21, 24 e 28 denti; 8v: 11, 13, 15, 18, 21, 24, 28 e 32 denti; 9v: 11, 12, 14, 16, 18, 21, 24, 28 e 32 denti. Solitamente questi cassetti pignoni sono abbinati a corone da 50 o 52 denti (da 52 nel diagramma). Per le 16” è descritto (linea in basso) il pacco pignoni 7v 11-28 con corona da 52 denti.


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Per le ruote da 20”, si vede chiaramente che, tra questi cambi, non vi è quasi differenza e i diagrammi sono praticamente sovrapposti. Solo il 7v con ruote da 20”, non avendo il pignone da 11 denti, è un po’ più limitato nell’SM massimo (6.92 contro 7.54 m) ma soprattutto in basso col 28 denti è a 2.96 m il che rende la bici più faticosa nelle salite impegnative. Direi perfetti i cambi 8 e 9v con i quali si può andare ovunque. Per le 16” meglio di così si può fare solo aumentando i denti della corona. Meno dell’11 denti infatti non si può mettere su mozzi standard (solo il mozzo Capreo di Shimano arriva a 9 denti, ma la bici deve avere caratteristiche adatte). E andare oltre i 28 denti è inutile perché l’SM è già agile così e si complicherebbe la scelta del deragliatore che per le ruote da 16” deve essere a gabbia corta.
Ci sono poi casi di bici che montano due o anche tre corone anteriori. Personalmente la trovo una scelta discutibile sulle pieghevoli. La doppia corona ha ragione di essere per chi ‘arrampica’ o fa percorsi difficili. Per chiarezza riporto due combinazioni per me esemplari. La prima riassume il cambio 20v della Dahon Vector P20 con due corone anteriori 53/39 e un cassetto posteriore 10v 11-36 con pignoni: 11,13,15,17,19,21,24,28,32 e 36 denti. La seconda è la trasmissione dell’Atala Tender con una tripla anteriore 48/38/28 e al posteriore il già visto 6v 14-28 per un totale di 18v.


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Osservando il primo diagramma si può notare che per volere questa soluzione occorrono forti motivazioni. Tutti gli sviluppi metrici ottenuti con la corona da 39 denti sono presenti molto simili anche nel rango di quella da 59 salvo il 39/32 e il 39/36 che sono rapporti da ‘bosco’. Ma francamente non ce la vedo la Vigor P20 in giro per le foreste. Affermare che si tratta di una bici con 20 rapporti mi sembra eccessivo, ne concedo al massimo 12 efficaci. Un caso invece a mio parere ‘clinico’ è la Tender. Oltre ad avere uno SM massimo molto basso, la seconda corona risulta praticamente inutile. I suoi SM sono replicati dalle altre due corone. Inoltre nelle bici con tre corone non si può incrociare troppo la catena e quindi i rapporti piccoli non sono utilizzabili con la corona piccola, idem per rapporti grandi con la corona grande. In sostanza, a mio parere, a questa bici si possono concedere al massimo 10 rapporti efficaci. Va bene per i camosci ma in pianura per le mie gambe cammina poco.
E veniamo ai cambi al mozzo. Tutti i concetti visti prima valgono anche per questi ultimi. L’unica differenza sta nel sistema di indicare i valori di rapporto. Nei cambi al mozzo solitamente uno dei rapporti è la ‘presa diretta’ che viene etichettato come 100% (o quasi). Con questo rapporto non ci sono moltipliche e l’SM è dato dalla solita formula dove i denti di corona e pignone sono quelli realmente presenti nella trasmissione. Gli altri rapporti vengono espressi in percentuale rispetto a questo. E’ semplice anche in questo caso arrivare agli SM. Se il rapporto di cui si vuol conoscere l’SM è per esempio del 160% basterà moltiplicare per 1,6 (160/100) il valore di SM al 100%. Per esempio: se l’SM al 100% è di 4 m, sul rapporto al 160% sarà 4x1.6=6.4 m. Riporto di seguito una tabellina con i valori percentuali dei rapporti nei cambi interni più noti:


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Risulta, in questo caso, troppo vasto sviluppare tabelle degli SM di questi cambi. Però si possono dare alcune indicazioni basilari. Con alcuni di questi cambi, come quelli che hanno uno sviluppo complessivo superiore a 300%, è molto facile arrivare a sviluppare SM estesi, sia in basso che in alto. Sono cambi utilizzabili su quasi ogni tipo di bici (distanza dei forcellini permettendo) e si adattano teoricamente bene a quelle con le ruote piccole riuscendo a dar loro SM notevoli. A titolo di esempio esaminiamo il cambio Alfine SG S 7000 8v. Con la solita formuletta vediamo alcune combinazioni di rapporto corona/pignone. Gli SM delle 8 marce per ruote da 20” e da 16” saranno quindi:


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In questo caso tutte le combinazioni risultano efficaci anche se alcune più orientate al passo, altre alla salita. E’ da notare anche come, lavorando sul rapporto denti corona/pignone, si possono ottenere sviluppi metrici praticamente uguali nel casi di ruote da 20” e da 16”.

Conclusioni e riflessioni
Le bici solitamente sono scelte in funzione: della qualità generale, del prezzo, delle geometrie, dell’ estetica e del peso ma anche il cambio, a mio parere, dovrebbe essere considerato come discriminante. Quando si pedala, se non vi fossero differenze sugli sviluppi metrici, dinamicamente una bici varrebbe l’altra. Qualcuno che fa brevi tratti pianeggianti magari lo considera marginale, e non ha tutti i torti, ma, a mio parere, questo limita poi l’uso della bici. Cambio si o cambio no? Se dipendesse da me cambio sempre! Magari minimale in piano, con solo due o tre marce giusto per spuntare meglio dopo gli arresti o percorrere falsi piani senza dover cercare ossigeno con la lingua. Se ben dimensionato evita l’effetto criceto consentendo contemporaneamente agilità in salita. Ripeto che l’effetto criceto non sempre si avverte con la bici nuova (le prime uscite sono sempre entusiasmanti) ma quando, dopo qualche tempo di utilizzo, cominciamo ad accorgerci che forse vorremmo qualcosa di più. L’allenamento infatti ci rende sempre più disinvolti e la forza aumenta. Ci piacerebbe spingere di più ma senza cambio o con rapporti sbagliati non si può. Dal mio punto di vista, è quindi  meglio avere comunque un rapporto lungo, tanto, mal che vada, si può sempre scalare una marcia. Analogo discorso, ma a rovescio, vale per le salite. E’ bene avere sempre rapporti agili, per non andare in difficoltà su rampe impegnative che possono sempre capitare.
Ma è meglio un cambio al mozzo o uno esterno? Secondo me non ci sono grandi differenze. Direi che le due soluzioni sono equivalenti con le ruote da 20” mentre per quelle da 16” è forse meglio quello interno se non ci disturba il maggior peso. E quali rapporti avere? A mio parere le corone anteriori per le ruote da 20” dovrebbero sempre stare tra 50 e 53 denti. Per le 16” da 52 a 56 denti (sempre che la bici lo consenta). Per le 20” i pignoni posteriori dovrebbero partire dall’11 o 12 e arrivare al 32. Per le 16” l’11 è praticamente obbligatorio e salire oltre il 28 denti non serve. Meglio, nei cambi esterni, il pacco pignoni a cassetto che consenta la sostituzione dei rapporti. La soluzione con i rapporti avvitati non permette invece molte scelte. Ovviamente anche poter sostituire la sola corona rappresenta un vantaggio. E quante marce servono? Secondo me i cambi più flessibili sono quelli a 8/9 marce per le 20” e 7 marce per le 16”. Eviterei l’utilizzo di corone multiple se non in casi specifici. Se abitassi a Trento o Genova magari le vorrei.
Al solito spero di essere stato utile con queste righe però ci tengo a dire che le opinioni qui espresse sono mie e delle mie gambe. Non mi stupirei se qualcuno non le condividesse. E questo è giusto perché ognuno ha le sue caratteristiche fisiche, le sue preferenze e percorre le sue strade. Non entro nel merito di modifiche ai cambi perché il forum è ricchissimo di esperienze a cui rimando.
Ciao a tutti.
« Ultima modifica: Maggio 04, 2018, 04:17:02 pm by occhio.nero »
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Offline nino#

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Re:la trasmissione: intro su cambio e marce
« Risposta #16 il: Maggio 06, 2016, 08:11:06 am »
Mamma mia gip, ogni tuo intervento è una miniera di informazioni!  :o

Voglio aggiungere una sciocchezza, che mi viene dall'esperienza e non da competenze tecniche.
Nella valutazione del cambio da adottare, secondo me, non bisognerebbe limitarsi alla considerazione dei dislivelli da affrontare: un fattore che spesso non si considera e che invece influisce davvero tanto è il vento!
Se abitate in una zona ventosa (io sì), saprete che affrontare delle belle raffiche in bici è decisamente faticoso, anche in piano (figuriamoci in salita). Io, per tornare a casa dal lavoro, ogni giorno percorro un bel tratto pianeggiante di lungomare. Sullo Stretto di Messina, non si tratta di stabilire se ci sia vento o meno, ma semplicemente da quale direzione provenga: i più gettonati sono il maestrale e lo scirocco, che provengono da direzioni più o meno opposte. In pratica c'è vento per almeno 350 giorni all'anno!
Bene, se al ritorno a casa mi ritrovo con il maestrale alle spalle, vado di 8^ (cambio al mozzo Alfine 8v) e procedo a 30/35 km/h senza fare alcuna fatica; se invece deve affrontare lo scirocco, 4^ o 5^ e 20 km/h faticando.
Poi, naturalmente, è anche una questione di gambe, di bici, di abbigliamento (sic, con il vento, la tenuta da ciclista aiuta tantissimo...).
Pieghevolista nel cuore (ex possessore di Dahon: Speed P8 e Ios XL) - Attualmente in sella di una bellissima CANYON Roadlite 5.
LASCIA L'AUTO PER LA BICI! FAI BENE A TE E FAI BENE A TUTTI!

Offline gip

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Re:la trasmissione: intro su cambio e marce
« Risposta #17 il: Maggio 06, 2016, 08:45:48 pm »
Grazie nino per il complimento e grazie a chi ha mostrato apprezzamento, che fa ancora più piacere perché arriva da gente che ne capisce  :). A te il grazie è doppio perché la tua annotazione sul vento, oltre che sacrosanta, mi ha ricordato di essere stato tanti e tanti anni fa :-\ assistente all'Università (oggi si chiamano ricercatori) proprio in fluidodinamica. Mi hai dato un bello spunto per ragionare ::) su cosa significa la resistenza aerodinamica e l'effetto del vento. Magari, se trovo un po' di tempo, ci scrivo sopra qualcosa. Ciao.
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Offline boccia

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Re:la trasmissione: intro su cambio e marce
« Risposta #18 il: Maggio 06, 2016, 09:28:45 pm »
Complimenti Gip, un grande post, che regala ai lettori del forum una preziosa base scentifica e qualche ottimo consiglio pratico per la scelta della trasmissione  della bici...

Grazie davvero.

Offline occhio.nero

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Re:la trasmissione: intro su cambio e marce
« Risposta #19 il: Ottobre 27, 2016, 02:18:32 pm »
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Federico
Tikit; DahonMuP24; Nanoo; DashP18; BromptonS6L
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