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Autore Topic: sicurezza in strada (articoli, campagne, ...)  (Letto 71296 volte)

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Offline Toretto

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sicurezza in strada (articoli, campagne, ...)
« il: Febbraio 07, 2012, 11:19:18 pm »
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segnalo:

Consigli per la sicurezza di chi va in bicicletta
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=1437

incidenti con bici elettriche
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=5053

raccolta di incidenti
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=641

prevenzione e protezione stradale e ciclisti
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=10101


--- ADMIN OFF


Riporto articolo tratto da TGcom in data odierna

07 febbraio 2012

In 10 anni oltre 2.500 le vittime

Un?ecatombe su cui riflettere per invertire la triste e dolorosa tendenza. In 10 anni in Italia sono stati 2.556 i ciclisti vittime della strada. Nel 2010 il nostro è stato il terzo Paese europeo per numero di morti tra i ciclisti che percorrono le strade, 263 contro i 462 della Germania e i 280 della Polonia. Urge una campagna di sensibilizzazione, sulla quale sta lavorando la Fondaziona Ania.

Il modello è quello inglese, che pur vendo un numero di ciclisti vittime della strada nettamente inferiore all?Italia (1.275 in 10 anni, 104 nel 2010), ha lanciato tramite il Times una campagna civica a favore della sicurezza di questa utenza debole della strada. Nei giorni scorsi il famoso quotidiano londinese ha infatti aperto la prima pagina con un eloquente ?Save our cyclists?, invitando istituzioni, associazioni e media a lavorare per la prevenzione e per rafforzare la sicurezza di chi percorre le strade su due ruote. E l?Italia dovrebbe fare lo stesso, ha detto il segretario generale della Fondazione Ania Umberto Guidoni, considerato che sono più di 11 milioni i nostri concittadini che si servono della bicicletta per il loro spostamenti.

Favorire la cultura del rispetto delle regole della strada è il compito di chi lavora nel campo della comunicazione, ma le istituzioni dovrebbero supportare queste campagne con leggi nuove e più incisive. Come quella per l?introduzione del reato di omicidio stradale, il cui iter legislativo ha rallentato negli ultimi mesi. Speriamo solo che l?argomento non diventi pressante quando, di solito con l?arrivo dell?estate, il fronte dell?emergenza traffico e incidenti non riproporrà il tema sicurezza sulla base di drammatici fatti di cronaca.



Ultimo aggiornamento ore 07/02/12
« Ultima modifica: Febbraio 11, 2017, 01:05:36 pm by occhio.nero »

Offline styopa

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« Risposta #1 il: Febbraio 08, 2012, 09:28:10 am »
Basterebbe un po di linea dura e far rispettare le leggi che ci sono...
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Offline fuoripericolo

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« Risposta #2 il: Febbraio 08, 2012, 09:59:25 am »
In Italia, e questo non lo scopro certo io, il rispetto per il prossimo è cosa assai lontana dalla cultura civica.

Chi non sta al passo, è il debole, chi non corre e non sfreccia non è meritevole di rispetto. Questa è la nostra cultura odierna, e poco importa se nella storia abbiamo insegnato a molti che non si mangia a tavola con le mani.

La fuoriserie snobba il SUV che è si potente, ma non veloce, il SUV di fatto suo, fa il prepotente con le utilitarie, sicuro abili negli spazi stretti, ma meno sicure su terreni paludosi e fangosi (per altro le città ne sono piene di fondi del genere), e le tutti gli altri se la prendono col ciclista, che è troppo lento per la strada, e poi non potrebbe pedalare la domenica mattina all'alba o la notte fonda??

Con questa mentalità non si va da nessuna parte, la sensibilizzazione parte dal concetto che il debole, ed in questo caso il ciclista, deve essere rispettato, protetto, e ci vogliono leggi che impediscano ai prepotenti automobilisti, di passare incolumi su un torto stradale avuto con un essere umano pedalante.
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Offline DJ

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Offline Jaaymz

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« Risposta #4 il: Febbraio 14, 2012, 03:11:15 am »
In Italia, e questo non lo scopro certo io, il rispetto per il prossimo è cosa assai lontana dalla cultura civica.

Chi non sta al passo, è il debole, chi non corre e non sfreccia non è meritevole di rispetto.

Giusto ieri sera succede questo: in un tratto abbastanza pericoloso vicino a San Donato (Milano) c'è una rotonda con attraversamenti pedonali poichè le auto la percorrono parecchio forte essendo uno svincolo di uscita/immissione dalla tangenziale.
Di sera, con il buio, per attraversarla uso anche io le striscie pedonali (percorrerla stando sulla carreggiata fidatevi sarebbe una follia) e scendo addirittura dalla bici per rendermi visibile, bè dopo qualche minuti di attesa a lato della strada un auto si ferma per farmi passare e subito dietro due macchinoni irritatissimi iniziano a suonare il clacson come a dire "ma che fai ti fermi con uno sulle strisce che deve attraversare???!!".
Io sono passato ma ecco il paese dove viviamo.
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Offline styopa

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« Risposta #5 il: Febbraio 15, 2012, 09:44:59 am »
http://www.thetimes.co.uk/tto/public/cyclesafety/article3317831.ece

Secondo Scotland Yard le pene per chi uccide pedoni e ciclisti sulle strade devono essere inasprite, fino al carcere a vita.

Riporto alcune frasi significative (magari leggere roba così sui nostri giornali!!)

"Molti casi (di omicidio stradale) vengono considerati  "incidenti"erroneamente, in quanto sono conseguenze di decisioni umane"
"Un incidente stradale è il risultato delle decisioni prese dalle persone"
"I guidatori colpevoli di atti negligenti sulla strada devono ricevere pene più in linea con quelle per omicidio"
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Offline occhio.nero

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« Risposta #6 il: Febbraio 15, 2012, 12:24:23 pm »
segnalo la discussione
?Salviamo i ciclisti?
https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=842


« Ultima modifica: Febbraio 15, 2012, 12:30:07 pm by occhio.nero »
Federico
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Offline Sbrindola

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« Risposta #7 il: Marzo 16, 2012, 11:24:53 am »


Le città meno adatte per pedalare sono Potenza al Sud e Torino al Nord

MILANO - Il posto ideale per pedalare in Italia ha confini strani: Aosta, Trento, Trieste, Genova, Campobasso e Ancona. Nel 2010, in questi capoluoghi di regione il rischio di morire sulle due ruote è stato pari a zero. Invece, come certifica un rapporto Aci/Istat, bisogna fare molta attenzione se si va in bici a Potenza (tasso di mortalità è di 16,83) L'Aquila (12,67), Torino (4,24), Napoli (3,92) e Palermo (3,71). Non molto meglio va a Firenze (3,52), Roma (3,46), Milano (2,71) e Bologna (2,59). I numeri negli ultimi 10 anni non sono confortanti. Sono morti 2.556 ciclisti e, nel 2010, hanno perso la vita 263 biker . Senza considerare i 14.655 feriti e un rischio medio di mortalità di 1,92. Un dato che desta ancora più preoccupazione se si confronta con le auto (0,77) e gli autobus (0,31).
Questa strage silenziosa non è passata inosservata in Rete che si è trasformata in un megafono al grido di «Salviamo i nostri ciclisti». Un appello alla sicurezza («Cities fit for cyclists») è stato lanciato dal quotidiano inglese Times dopo che una sua giornalista è stata travolta mentre pedalava a Londra per recarsi a lavoro. In Italia, il tam tam è iniziato grazie a una trentina di blogger. È però grazie ai social network che l'appello si diffonde. Specialmente grazie a Facebook (oltre 11.500 iscritti al gruppo «Salviamo i ciclisti») e Twitter (#salviamoiciclisti).

Le proposte spaziano dall'obbligo di installare sensori sonori per segnalare la svolta sui mezzi pesanti alla riduzione del limite di velocità (30 km/h) nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili sino all'introduzione della materia di sicurezza stradale in bici agli esami di guida. Sul web il movimento non si ferma e si alternano proposte, segnalazioni e sfoghi.

«Vorrei tanto utilizzare la bici per il tragitto casa-lavoro, sono solo 15km - scrive Stefano Sciascia da Roma su Facebook - ma rischio di diventare una sottiletta sotto i camion che popolano la Portuense. Sudo e al lavoro non ho alcuna doccia aziendale. Non c'è un minimo percorso alternativo per evitare strade pericolosissime..». Su Twitter, invece, Lucia Bargione si rivolge al sindaco di Milano Giuliano Pisapia: «Devo andare ancora in bici come Brumotti di Striscia la notizia (ex campione mondiale di Bike trial, ndr ) o facciamo le pisteciclabili?». Intanto, gli appelli della Rete iniziano a trovare sponde istituzionali.

«Un movimento che parte dal basso - spiega Renato Di Rocco, presidente della Federciclo - è efficace più di qualsiasi campagna perché parte da gente motivata. Io sono certo che l'educazione stradale sia la migliore strategia insieme a soluzioni di buon senso come indossare il casco». Anche la Federciclo è impegnata nella prevenzione. «Abbiamo ideato 76 percorsi - prosegue Di Rocco - in spazi chiusi dove i ragazzi possono pedalare in sicurezza». Una speranza viene proprio dai giovani. Il 70 per cento degli acquisti di caschetti viene fatto da minorenni.

«Fanno bene - dice Piero Volpi, responsabile del reparto di traumatologia dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano - perché mi occupo sempre di più di casi di ciclisti che subiscono traumi e moltissimi arrivano in ospedale con colpi gravi al cranio. Per questo consiglio di metterlo sempre, ben allacciato, e a qualsiasi età. È una forma di prevenzione importante e considerato il prezzo modesto è un rischio inutile». Il costo medio varia fra i 25 e i 30 euro. In Italia, però, i dati di vendita non sono confortanti. Secondo i dati forniti da Ancma Confindustria si vendono circa 1,8 milioni di biciclette l'anno mentre vengono stimati in 300mila il numero di caschetti comprati dai ciclisti.

Alessio Ribaudo

LINK all'articolo
« Ultima modifica: Febbraio 11, 2017, 01:04:55 pm by occhio.nero »

Offline beaturbano

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« Risposta #8 il: Marzo 16, 2012, 11:41:31 am »
ma non è ovvio che ci sia meno mortalità in città che per conformazione geografica sono meno attraversate da ciclisti urbani?
a campobasso, a genova, ad aosta è tutto un su e giù.
torino è piatta = più ciclisti = più morti.
sto sbagliando?
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Offline alek78

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« Risposta #9 il: Marzo 16, 2012, 11:56:49 am »
Sarebbe interessante sapere numeratore e denominatore di questi "tassi"...
Parcheggium trovatus ! Dahon Classic I and others
e ora un consiglio commerciale: OCCHIO ALLE BORSE KLICKFIX !!! https://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=524.msg21158#msg21158

Offline Sbrindola

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« Risposta #10 il: Marzo 16, 2012, 11:59:54 am »
ma non è ovvio che ci sia meno mortalità in città che per conformazione geografica sono meno attraversate da ciclisti urbani?
a campobasso, a genova, ad aosta è tutto un su e giù.
torino è piatta = più ciclisti = più morti.
sto sbagliando?

sicuramente è un'osservazione sensata e non sei l'unico ad averla fatta: mi pare infatti ci sia qualche considerazione del genere anche nei commenti sotto all'articolo, dove si chiede anche di trovare la fonte dei dati. Come spesso accade questo genere di articoli risultano "poveri" in riferimento alla bibliografia.

Non posso fare a meno di notare però che io e te siamo già 2 pedalatori torinesi a cui qualcosa è già capitato.... sfiga nostra o effettiva maggiore incidenza di eventi spiacevoli?

Offline beaturbano

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« Risposta #11 il: Marzo 16, 2012, 01:04:27 pm »
ma non è ovvio che ci sia meno mortalità in città che per conformazione geografica sono meno attraversate da ciclisti urbani?
a campobasso, a genova, ad aosta è tutto un su e giù.
torino è piatta = più ciclisti = più morti.
sto sbagliando?

sicuramente è un'osservazione sensata e non sei l'unico ad averla fatta: mi pare infatti ci sia qualche considerazione del genere anche nei commenti sotto all'articolo, dove si chiede anche di trovare la fonte dei dati. Come spesso accade questo genere di articoli risultano "poveri" in riferimento alla bibliografia.

Non posso fare a meno di notare però che io e te siamo già 2 pedalatori torinesi a cui qualcosa è già capitato.... sfiga nostra o effettiva maggiore incidenza di eventi spiacevoli?
a me a torino è capitato 2 volte, se per questo  ;D
cmq mi capita di essere in situazioni di pericolo in bici molto più ora che quando usavo la bici solo la domenica. non so se mi spiego  ;)

c'è da dire a onor del vero che la velocità nei viali di torino è molto elevata e quindi è più difficile schivare un pedone o un ciclista (o un'altra auto).
anni fa avevo letto una statistica in cui si equiparavano i danni delle auto nelle varie città: a torino a causa della velocità i tamponamenti erano inferiori di numero ma superiori come entità del danno. a napoli ad esempio c'erano maggiormente microtamponamenti.
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« Risposta #12 il: Marzo 16, 2012, 01:10:43 pm »
ho letto qualche commento. al corriere ci sono dei risponditori professionisti che appena si parla di più sicurezza per i ciclisti tirano fuori multe per i medesimi, e di conseguenza targhe e assicurazioni. è deprimente leggere che i ciclisti si credono padroni della strada. non lo sono? e se non lo sono chi lo è? la rivoluzione culturale è ben lontana e ho paura che la legge salvaiciclisti quando approderà in parlamento venga arricchita da un po' di emendamenti "salvaleautomobili" e "salvalelobbies"...
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Offline beaturbano

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« Risposta #13 il: Marzo 20, 2012, 09:53:19 am »
a tale proposito segnalo che tale ricerca è nata sotto l'ala dell'ACI dove la A sta per Automobile e le Assicurazioni Generali.

qui l'articolo su Assinews (ppprrrrrr) dove si evince quanto sono buone e lungimiranti queste dame della carità
http://www.assinews.it/articolo.aspx?art_id=7915
dicono di analizzare il problema e proporre la soluzione... che poi è la r-assicurazione che sarai pagato quando ti metteranno sotto, mica la sicurezza e la rieducazione stradale.

e qui un commentino pubblicato su cittainbici
http://cittainbici.it/notizie/444-laci-e-le-assicurazioni-si-interessano-dei-ciclisti.html

Citazione
L?ACI e le Assicurazioni si interessano dei ciclisti
Lunedì 19 Marzo 2012 14:55

Quando ad occuparsi di biciclette sono l?Aci e le assicurazioni c?è di che preoccuparsi. L?attenzione è infatti rivolta sempre al tema dell?incidentalità. Entrambi i rapporti forniscono classifiche, l?ACI su base comunale e le assicurazioni su base regionale.



Le città dove si può girare in bicicletta nel modo più sicuro sono, secondo la rilevazione dell?Aci su dati Istat: Aosta, Trento, Trieste, Campobasso, e persino Genova. Mentre per le Assicurazioni Generali le isole felici sono il Molise e l?Abruzzo. Secondo il rapporto Aci, invece, in relazione ai dati del 2010, la città più pericolosa per i ciclisti è Potenza, seguita da L?Aquila, Torino, Napoli e Palermo.

Se quello della strage di ciclisti è un problema serio e pochissimo considerato è altrettanto vero che classifiche di questo tipo, non tenendo conto della percentuale d?uso della bici in relazione all?estensione delle strade nel territorio, alla rete ciclabile e alle misure di ?traffic calming? adottate dalle Amministrazioni, non aggiungono nulla di significativo. Mentre a commento si sprecano frasi allarmistiche del tipo ?girare in bicicletta è più pericoloso che guidare un?automobile visto che i tassi di decesso sono quasi il triplo?.

Le assicurazioni pensano soprattutto a portare nel mercato nuovi prodotti assicurativi di tutela legale per la circolazione stradale. Il ?DAS?, che è una compagnia del gruppo Generali specializzata nella tutela legale, ha effettuato allo scopo lo studio sulla geografia degli incidenti ai ciclisti che rivela che ogni giorno nelle nostre città ci sono 38 incidenti che coinvolgono le bici e che ben dieci avvengono in Lombardia, cinque in Veneto e otto in Emilia Romagna, guarda caso le regioni dove l?uso della bicicletta è più diffuso.

L?Emilia Romagna è la regione con il maggior numero di incidenti in rapporto alla popolazione ( 1 ogni 1314). Il 2010 ha fatto registrare 3024 incidenti in cui sono stati coinvolti ciclisti (il picco, comunque, è stato toccato nel 2008 quando sono finite sull?asfalto 3117 persone). Segue il Veneto con 2008 incidenti nel 2010 (1 ogni 2261 abitanti) e la Lombardia, con 3785 incidenti ( 1 ogni 2194). Nelle regioni ad elevato utilizzo della bicicletta la crescita di incidenti nell?ultimo decennio, è stata particolarmente consistente: si va dal +29% del Veneto al +27% di Lombardia e Lazio, al +23% di Emilia Romagna e Trentino fino al +22% del Piemonte.

Lo studio DAS mostra come dal 2001 al 2010 gli incidenti siano aumentati notevolmente anche in alcune regioni del meridione: (+93%) in Campania (da 92 a 178), incrementati dell?83% in Puglia (da 202 a 369), del 71% in Sicilia (da 156 a 266) e del 52% in Calabria (da 31 a 47).

Si sarebbe tentati di credere che all?aumentare delle persone che scelgono la bici per spostarsi aumentino anche le opportunità di incidenti mentre le Amministrazioni Comunali siano impreparate o impossibilitate per motivi economici ad adeguare le infrastrutture al traffico ciclistico.
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« Risposta #14 il: Giugno 15, 2012, 05:29:10 pm »
Citazione
Da Nord a Sud la bici sembra aver catalizzato l’attenzione nazionale. Complice il “caro carburante”, l’arrivo della bella stagione e la voglia di migliorare il proprio stile di vita, oggi 25 milioni di italiani si spostano in città in bicicletta. E non è la bici intesa come svago della domenica, ma come mezzo quotidiano di trasporto.

Un recente studio condotto da Subito.it ha evidenziato come in tutta la penisola sia scoppiata una vera e propria bicicletta mania. Nell’ultimo mese, sul portale online si vende una bici ogni 22 minuti e l’acquisto non è casuale, ma ragionato: il numero medio di pagine consultate dagli utenti che cercano una due ruote equivale a quello di pagine consultate nelle categorie “offerte di lavoro” e “appartamenti”. I modelli più ricercati sono quelli da donna e in cima alla lista dei desideri ci sono le mountain bike seguite dalle bici da corsa (+15% lo scorso maggio). Un trend emergente è quello delle bici elettriche (+25%) in linea con i requisiti della mobilità dolce.

Triveneto ed Emilia Romagna sono le zone dove le persone sono più attive nella ricerca di una bicicletta. Ma proprio l’Emilia è la regione in cui si verificano più incidenti a livello nazionale (1 ogni 1.341 abitanti) e il Veneto è al secondo posto (1/2.261). A seguire c’è la Lombardia (1/2.410) dove Cremona si qualifica come la città più pericolosa (1/1.752) con un incidente ogni due giorni, per un totale di circa 16 al mese, e poi ci sono Lecco, Milano e Brescia (fonte: rielaborazione Das su dati Istat).

Insomma, l’Italia non è una paese per ciclisti. E questo lo si sapeva. Negli ultimi dieci anni ne sono morti 2.500 in strada e questo a causa di incroci pericolosi e della mancanza di piste ciclabili. La speranza è che con la nuova legge promossa dal senatore del Pd Francesco Ferrante sulla spinta della campagna Salvaiciclisti le cose possano - finalmente - cambiare. A beneficio dei ciclisti e della vivibilità urbana più in generale.
Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/green-trends/bici-boom-acquisti-incidenti-emilia-record_6855.html
« Ultima modifica: Giugno 15, 2012, 05:30:44 pm by NessunConfine »
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