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Autore Topic: Sicilia - Messina-Capo Peloro-Spartà-Masse-Castanea delle Furie-Colli San Rizzo  (Letto 3337 volte)

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Offline cribe

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Salve a tutti, non so quanti siciliani ci siano su questo forum e quanti di essi hanno avuto modo di spingere la propria folding in una piccola avventura. Spero che questo mio resoconto possa essere un positivo invito ad osare e a tener presente che seppur piccolina e con poche marce, le pieghevoli possono arrivare ovunque.

Prima Parte

27/02/2016 Partenza da Messina, tribunale ore 4:50 circa
Anche se tranquilla, la città di notte specie di sabato mattina, è densamente popolata di auto, giovani che tornano a casa dopo notti al pub e/o discoteche e personaggi molesti che con cori goliardici scherzosi ti strappano qualche sorriso (fino a quando non cercano di corrervi dietro a piedi come cani curiosi).
Mi accingo ad aprire il portone e a far uscire la Cinzia piegata, pronta per essere "raddrizzata" per raggiungere il luogo di partenza.
Nello zaino solo il necessario:
  • 1 bottiglietta da mezzo litro di acqua della fontana;
  • 1 bustina piena di frutta secca mista (banane, mirtilli, more, uvetta sultanina, mandorle, noci);
  • cellulare;
  • chiavi esagonali per manubrio e leve freni;
  • chiavi piatte per pedali e bulloni mozzo;
  • 2 paia di guanti usa e getta.

Si sà, in certi orari del mattino il freddo si sente fin dentro le ossa, ma quando spingi sui pedali e una folata di vento gelido ti colpisce rischi che i muscoli perdano il loro calore e allora perdi di prestazioni. Per evitare ciò un bel berretto di lana, una giacca pesante a collo alto e delle scarpe da trecking basse.
Generalmente prediligo alternare il percorso con salite e discese proprio per dimezzare i tempi di percorrenza in città, ma anche per rinforzare i muscoli e la respirazione. Affronto la prima discesa senza problemi, evitando i luoghi dove è densamente popolato di pub e bar perché non si sa mai, i molesti li trovi sempre in mezzo alla strada e non puoi scansarli. Proseguo in direzione Capo Peloro.
Qui abbiamo la "fortuna" di possedere una pista ciclabile che costeggia la costa dello Stretto, dal Torrente Annunziata fino a Villaggio Pace. Purtroppo però si interrompe in prossimità della batteria inglese, una piazzetta dove i passati ritrovamenti, dei cannoni inglesi appunto, sono stati piazzati sul marciapiede adornati da pachine e palme. Per lavori su questo tratto sono costretto a pedalare in strada. Ovviamente la corsia è interessata, lato mare, dai lavori e quindi particolarmente dissestata, e mi costringe a percorrerla all'estremo della strada quasi vicino alla corsia di marcia contraria.
La prima discesa si trova proprio dopo la Fiumara Guardia, che seppur preve mi permette di poter ammirare il panorama (notturno) e di far riposare le gambe per qualche centinaio di metri. Da quel tratto in poi fino al torrente Papardo è in leggera salita. Le villette di nuova e vecchia fabbrica, in parte schermano il panorama dello stretto ma danno modo di poter vedere come inizia a prendere vita il villaggio. Gli odori sono quelli che ti fanno apprezzare la strada, i panifici intenti a cuocere il pane e i laboratori di pasticceria che infornarno i primi panini al burro (tipici panini messinesi che abitualmente consumiamo con qualsiasi condimento, dal dolce al salato ma anche così come sono).
Superato il torrente inizia una discesa veloce, molto piacevole. L'asfalto non è particolarmente rovinato e si può tranquillamente percorrere il tratto a velocità sostenuta. La discesa termina al bivio per i laghi di Ganzirri. Luogo suggestivo per i messinesi. In questo particolare periodo dell'anno è possibile anche vedere la migrazione delle anatre che popolano i due specchi di acqua salmastra. In queste acquee si effettua l'allevamento di cozze, rinomate in tutta la Sicilia (per chi è onnivoro).
La strada è parzialmente dissestata, qualche buca inaspettata può rendere la pedalata insicura ma nulla di particolarmente pericoloso. I gatti della zona mi osservano preoccupati e per evitare di farli scappare sul lato della strada, mi sposto centralmente per far capire le mie intenzioni. Così entrambi ritorniamo a farci i fatti nostri.
Vicino alcuni ristoranti le strade cominciano ad essere poco luminate. Fortunatamente sono provissto di faretto da qualche migliaio di lumen e già col lampeggiante attivo, accendo anche "l'abbagliante" tenue per quel breve tratto.
Purtroppo in questa zona, vuoi per i lunghi rettilinei, vuoi per la disumana sensibilità di pochi e balordi umani, è facile trovare qualche gatto steso in mezzo alla strada. L'importante è essere attrezzati e spostarli con i guanti usa e getta. Per umanità e per rispetto verso quella vita strappata.
Fortunatamente in questa giornata non ho trovato nulla di ciò sulla mia strada e questo è positivo e rassicurante.
Superato il curvone senza illuminazione, inizia il lungomare della Via Circuito, adornato da locali, panchine e palme. Come mia abitudine mi fermo poco dopo il chiosco a prendere fiato ad ammirare il cielo e il mare. Faccio rifornimento di energia, qualche manciata di frutta secca, qualche sorso di acqua e una breve ispezione alla folding Cinzia.

Riparto passando dal villaggio dei pescatori, è facile trovare qualche essere umano intento a preparare la barca per la pesca. La strada è in leggera discesa e questo mi permette di poter osservare le onde, la spiaggia e il panorama in generale.
Entrato nel vicolo, questo conduce fino alla chiesa e alla relativa piazzetta, fulcro del villaggio di Torre Faro. Accanto ad essa l'argine di un canale che collega il lago (pantano piccolo) con il mare. Proprio sull'argine destro, di fronte ad un fruttivendolo, è possibile osservare le anatre che riposano insieme e sorvegliate da una di loro dedita alla guardia, la quale appena qualcuno si avvicina comincerà a starnazzare svegliando tutti. Sono abituate alle persone e infatti non scappano paurose ma rimangono ferme lì as osservare i movimenti fino a quando capiranno che la vostra presenza non è un pericolo.
Superata la piazza si entrerà nel cuore del villaggio, ben illuminato ma soprattutto molto tranquillo. I lavori appena terminati, l'asfalto che copre parte della pavimentazione lavica mi fa sobbalzare un po', ma qui non c'è bisogno di correre. La bellezza di questo borgo è dettata dalla presenza di sedie di vario genere che occupano lo spazio laterale vicino una fontana. Questo dimostra come anche nelle sere di inverno, gli abitanti si riuniscono (soprattutto anziani) per raccontarsi la giornata oppure semplicemente scambiarsi quattro chiacchere in compagnia. Questo usanza è facile trovarla nei periodi estivi. Le calde sere d'estate sono caratteristiche qui, dopo il mare e la cena si passa il resto della serata in piazza sulla propria sedia. Assolutamente da vedere!
Prima di Capo Peloro e del Pilone, una struttura metallica installata dall'ENEL negli anni '50 per collegare la Sicilia alla rete elettrica nazionale. Dismessa negli anni '80 è diventata la meta apprezzata dei cittadini che sotto la sua base in estate è popolata da spiaggianti, intenti ad apprezzare il panorama, la sabbia pulita e il mare caldo. E' possibile visitarla in particolari giorni dell'anno, soprattutto estivi, data l'elevata esposizione ai venti forti.
Arrivato al bivio scelgo di scendere verso mare, una piccola strada collega appunto il borgo di torre faro con la strada che porta al Pilone. Consiglio di soffermarsi qualche momento in prossimità della spiaggia. Un pontile in legno collegherà la piccola pineta alla spiaggia, proprio accanto alla sede dell'Horcinus Horca. Di fronte potrete vedere il mare e la Calabria, mentre alle spalle il Pilone e il Faro.

Proprio accanto al Museo si trova il Mazzone, una struttura fortificata ormai in disuso, caratteristica ma purtroppo in rovina. Anche qui è bene gettargli qualche occhiata.
Proseguendo per la strada che costeggia appunto Torre Faro, bisogna fare molta attenzione, sia per il manto stradale particolarmente dissestato che per le auto che possono sopraggiungere a velocità sostenuta. Fare attenzione alla colonia felina che in quei luoghi si è insediata, rallentare ed eventualmente prestare soccorso a quei poveri gatti investiti dai famosi disumani sopra descritti.
Si arriva al Pantano Piccolo (lago) dedito all'allevamento di cozze. L'unico sforzo da fare sarà per il ponte che sovrasta il canale di collegamento al mare. Una breve discesa e poi inizia la salita.

Mortelle
La piccola contrada si estende in lunghezza costeggiando il mare. E' una zona turistica dove i messinesi spesso possiedono la seconda casa. Non è particolarmente popolata nel periodo invernale ed è per questo che nelle prime ore della mattina non è trafficata. Qualche vecchio hotel abbandonato e trasformato in lido turistico, caratterizza la zona che poi comincia ad essere particolarmente solitaria. La strada la percorro in sesta marcia, per rinforzare le gambe ma anche per non stressare troppo il cambio. In ogni caso è una strada fattibile seppur in lieve pendenza. L'orario, appena sorto il sole, mi permette di poter osservare un panorama suggestivo. Da un lato la campagna e all'orizzonte il mare e le sue spiagge poco popolate. Fra Timpazzi e Casabianca sono le mete preferite da coloro che vogliono passare una estate lontana dai rumorosi lidi e dalle affollate spiagge. Inquinamento quasi nullo e mare temperato.
Appena dopo il superamento del cartello che avvisa la frazione, è possibile trovare al sinistra una villetta in stile Liberty. Molto carina, Villa Bianca. Sarà stata in passato proprietà di qualche facoltoso, ma come ho avuto modo di notare, lo stesso stile lo ritroverò in alcune villette, superato il bivio per Acqualadroni.
La strada in alcuni tratti è stata asfaltata di nuovo e quindi molte asperità non si sentono. Ma la salita comincia a farsi sentire alla fine della frazione, quando si incomincia a raggiungere la località di Tono. Le strade cominciano ad incastarsi sul versante della montagna con una salita non particolarmente faticosa ma che in sesta marcia si fa notevolmente sentire. Gli odori, particolamente accentuati la mattina presto prima che il sole sorga, ti fanno capire che sei in una zona di campagna, ed è caratterizzata dal dolce e pungente fragranza di concime. Poco prima del bivio per Faro Superiore e del ponte di Tono è possibile ammirare una piccola chiesetta in stile Liberty quasi dello stesso stile della Villa Bianca.
Superato il ponte di Tono anche la pendenza cambia, si inizia a salire per la montagna e anche l'illuminazione scompare. Nelle ore mattutine è consigliabile percorrerle con gli fari alla massima intensità. La strada e il cielo si confondono in un denso fondale nero che non ti permette di distinguere più la strada dal vuoto. Alcuni muretti bassi in cemento armato mi proteggono dal vuoto ed è facile poter sbandare specie se accanto sopraggiunge un'auto. Consiglio di percorrerla, per chi vuole stare in sicurezza, nelle prime ore del giorno quando il sole è appena sorto. Ma consiglio anche di percorrerla al buio (ovviamente con un bel faretto da 2000 lumen) perché il contesto cambia connotati. Nella tua mente sai che a destra ci sta il vuoto e all'orizzonte il mare ma non lo vedi e mentre fatichi per risalire hai la possibilità di poterti concentrare sia sul respiro che sul panorama dimenticandoti della fatica.
Poche auto sopraggiungono su questo tratto, ma è bene avere sempre lo sguardo attento perchè non è rara la presenza di autobus e camion che fanno la spola fra Spartà e Messina.
So di essere in prossimità di Acqualadroni quando subito dopo la curva scorgo un ponte in mattoni. Di notte non hai possibilità di vederlo ma appena all'inizio sorge un piccolo rudere sicuramente settecentesco che forse serviva a controllare l'accesso. Superato il ponte mi fermo per prendere fiato al bivio per Acqualadroni.
Anche questa è una frazione molto amata dai locali per la villeggiatura estiva. Molto isolata e dalle strette spiagge. L'orografia del terreno suggerisce la presenza di strapiombi fra la montagna e il mare e qualche lingua di spiaggia sparsa per le poche case presenti nel villaggio.

Mi soffermo a prendere fiato e noto che nella strada, a sinistra direzione messina ci sta una fontanella. Non sono certo che sia potabile ma nel dubbio è bene evitare.
Consiglio di osservare il ponte. Qualche stormo di corvi e un piccolo appezzamento coltivato alla base del ponte danno vita a suoni caratteristici, ti fanno capire che sei lontano dalla città e anche l'odore te lo conferma. Umido e molto aromatico.

Riprendo la salita, a tratti alberata e altri sul mare. Sulla montagna si nota la folta vegetazione e i pini marittimi che fanno da padrone. Il mio tratto preferito è quello che ti comunica l'arrivo a Spartà. Dal cartello in poi iniziano ad essere visibili alcune ville antiche, qualcuna Liberty e un'altra di fine ottocento. Caratteristica quella con la Cappella mortuaria che costeggia la strada, sicuramente di qualche personaggio facoltoso dei tempi andati. La bellezza soprattutto sono i ruderi, tracce del passato, di quando la vita in quei posti era caratterizzata dalla giornata ai campi e dal riposo.

Offline cribe

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Sicilia - Messina-Capo Peloro-Spartà-Masse-Castanea delle Furie-Colli San Rizzo
« Risposta #1 il: Febbraio 28, 2016, 09:03:10 am »
Seconda Parte


Bivio Spartà - Strada Provinciale 50 direzione Castanea delle Furie.
Il tratto inizia con la chiesa parrocchiale e un cagnolino di media taglia che mi gira intorno curioso. Appena comincio la pedalata, in sesta, cambio in quinta per poi tornare di nuovo in sesta. Sarà per la forza elevata a cui è stata sottoposta la pedivella per affrontare la salita ripidà, ma fatto sta che mi esce la catena bloccando i pedali. Scendo e a mani nude (mi ricordo dopo di avere i guanti) rimetto la catena al suo posto con la paura che il cambio possa rompersi. Affronto alcuni tornanti in sesta scalando fino alla quarta e ci si addentrà nel versante che costeggia il golfo di Milazzo. Ci si addentra in campagne e uliveti, tutti ben curati e sistemati. SI incontra qualcuno, una anziana signora vestita in tuta con due cani che la scortano dietro. In parte curiosa ma molto riservata.
Proseguo per altri 400 metri fino al bivio con un sentiero. Decido di fermarmi e proseguire per alcuni passi a piedi fino ad espormi al sole. Finalmente!
Faccio rifornimento di frutta secca e qualche sorso d'acqua, cercando di espormi più possibile al sole per riscaldarmi e far asciugare un poò di sudore. Purtroppo dall'inizio della Provinciale non ho avuto modo di trovare punti soleggiati ma solo fitta campagna.
Tre maestosi cipressi fanno da cornice al panorama, mentre io sono fermo alla destra della strada proprio accanto al muro di contenimento e alla rete. Un cagnolino di grossa taglia mi avvicina giocherellando, era quello dell'anziana signora, che mi annusava e voleva fare amicizia. Dopo qualche carezza, decisi di riprendere il cammino, purtroppo rallentanto dal cane che voleva addentarmi la gamba (in maniera giocosa) fino all'arrivo del cane più anziano che lo rimette in riga. Così proseguo e affronto un altro tratto soleggiato e con pendenza leggera. Superato uno slargo inizia una breve discesa e so bene che sarà breve dato che Castanea delle Furie sovrasta i monti.
Questa strada si addentra in una natura più selvatica, più umida e con poco sole.
Finalmente, la segnaletica indica la direzione. Sono ai piedi di Massa San Giorgio a sinistra si prosegue per le Masse (Massa Santa Lucia, Massa San Giovanni) mentre andando diritto si va per Castanea delle Furie. Scelgo la seconda. E qui inizia un altro tratto in salita. Un anziano incuriosito dallo strano trabiccolo mi osserva. Come è buona regola quando si entra in un paese è bene salutare coloro che incrociano il tuo cammino, per loro è una gentilezza ma anche buona educazione. Troppo affaticato faccio un cenno con una mano, il quale risponde con un sonante "Buongiorno!".
Questi piccoli gesti ti fanno sentire parte con la situazione, con la circostanza e quel buongiorno dato da uno sconosciuto un po' riesce anche a darti la carica. Vengo doppiato da alcuni ciclisti di mezza età che da come pedalavano sembravano dei ragazzini. Tutti ben attrezzati con abiti tecnici e bicicletta da corsa. Infatti il tratto successivo che andava dalla chiesa posta su una curva e la campagna, mi dava da pensare su come mai potessero salire quella ripida strada con quattro pedalate e avendo ancora fiato per chiaccherare su possibili ville da acquistare per farci un albergo. Eppure non erano neanche tanto in forma. Saranno sicuramente abituati.
Accosto per qualche momento, sia per riprendere fiato sia per cedere la strada al tir che mi viene incontro. Appena affronta la curva, riprendo la strada fino al ponte dove finalmente scorgo una leggera discesa. Breve purtroppo perché quella è l'ultima che vedrò fino alla piazza centrale della contrada.
Inizia un piccolo tornante e da qui la salita che si inerpica per il centro abitato. Qualche bar, qualche edificio residenziale, poca gente ma molto riservata. Sono costretto poco dopo un tornante all'altezza di un convento a scendere e a percorrere un tratto di strada spingendo la bici. Troppo duro anche in prima marcia. Affronto i tornanti e la salita fino ad arrivare finalmente alla piazza. Molto animata seppur ci troviamo in un sabato mattina qualsiasi alle 8.15 circa. Osservo per bene i cartelli, da un lato, a destra della chiesa la strada che conduce alla Chiesa di San Giovanni Battista, mentre a sinistra quella che prosegue per Castanea delle Furie e per Messina. Decido quindi di intraprendere la seconda, non prima però di aver fatto una leggera pausa, qualche sorso di acqua. Così affronto la discesa, credendo che fossi finalmente giunto in cima al paese, incrocio un altro ciclista che però l'affronta in senso contrario. Dopo appena pochi tornanti mi ritrovo nuovamente in pendenza. Decido, quindi di proseguire spingendo la pieghevole.
Raggiungo finalmente un tratto in piano e decido di fermarmi poco dopo l'incrocio con la strada che probabilmente girava dall'altra parte della contrada e comincio a pedalare. Osservo per bene gli edifici che sono particolamente caratteristici. Un pezzo di muro di cinta fu in passato una parete di una casa, si notano ancora le aperture murate e il davanzale in marmo. L'edificio presenta diverse aperture ricostruite probabilmente negli anni'20 in quanto è visibile un dimezzamento e una evidente linea che demarca l'eterogeneità dei laterizi. Mentre alla mia sinistrà si notano dei prefabbricati in legno con delle cornici sulle linee di gronda tipici del periodo in cui a Messina, dopo il terremoto del 1908, le case "baracca" si elevavano sulla superficie libera dalle macerie. Sicuramente sono state smontate e rimontate in periferia prima della demolizione delle stesse per la costruzione di nuovi edifici antisismici. Queste "baracche" erano caratteristiche appunto nella forma. Riprendevano molto i vecchi villaggi del far west, quelle tipiche case in legno a tetto spiovente ben curate ma soprattutto semplici. Un piccollo tuffo nel passato, tangibile in questi luoghi.
Mi fermo davanti ad una villa, accanto un falegname o un deposito di materiali edili, non si capisce bene. Rifornimento di acqua e frutta secca prima di affrontare un tratto in discesa che mi avrebbe portato al bivio per il Torrente Annunziata. Scarsamente visibile, infatti mi sono dovuto mettere sulla strada contromano per poter leggere i cartelli sia nell'una che nell'altra direzione, rischiando pure di essere investito da un'auto il cui cancello si affaccia proprio accanto all'incrocio. Abbastanza pericoloso!

Così ho proseguito per un altro tratto di strada più riparato dal sole. Una bellissima e caratteristica discesa fra alberi e vegetazione florida tanto da coprire quasi il cielo. Raggiungo un'altro tratto in salita e il bivio per San Michele. La mia intenzione era quella di proseguire fino al bivio per la Statale 113 che si collegava alla Via Noviziato Casazza. Superai il famoso locale (meta degli amanti dei rustici e dei piatti casarecci) Portallarena, e notai la segnaletica, la prima per San Michele che scendeva, e la seconda per Dinnammare. Nel dubbio scelsi la prima pensando che poi un'altra deviazione mi avrebbe portato sulla Noviziato Casazza.

Scesi quindi questa stretta via a doppio senso di circolazione. Una strada bellissima e molto veloce. La maggiorparte del tratto in discesa era appena stato asfaltato quindi le asperità non erano percepibili. La strada però è molto pericolosa, infatti per l'alta velocità, in alcuni toranti, rischiavo di arrivare sul ciglio della strada dove i massi sporgevano dalla canalina di scolo con conseguenze abbastanza fastidiose (cadute e guasti meccanici) ma fortunatamente riuscivo in extremis a controllare la folding. Purtroppo però capitavano dei tratti in cui il terrenno era stato raschiato e dove ovviamente non avevano prontamente rivestito di asfalto. La pieghevole vibrava e non era facile frenare in quanto si perdeva di aderenza. Ero costretto ad invadere la corsia meno dissestata per poi ritornare sulla propria in presenza di una vettura che sopraggiungeva in senso contrario. Bisogna fare molta attenzione qui perché anche gli autobus percorrono questa strada ma è facile rendersene conto proprio dal suono del clacson che l'autista dà prima di affrontare ogni tornante. Arrivati all'inzio del torrente vado in confusione. Uno costeggia il torrente, mentre l'altro prosegue dritto. Non esistono cartelli e dopo averci pensato scendo per il torrente. Sto di vedetta fino a vedere il cartello della contrata ma poi un altro dubbio mi attanaglia: "La strada per Noviziato Casazza dove si trova?" Così faccio retromarcia e risalgo per un pezzo. Mi fermo sulle sponde del torrente e guardo lo stradario sullo smartphone e noto che esiste un collegamento fra le due strade poco dopo la Via Palermo in direzione di Scala Ritiro. Così riscendo a velocità sostenuta fino all'imbocco dell'autostrada nella zona del Viale Giostra. Strada dissestata tanto da far vibrare il parafango e il manubrio in maniera paurosa. Raggiungo la Via Palermo e proseguo a destra ma vedendo la strada in salita mi viene un ripensamento. Dopo aver affrontato 300 metri in discesa, avrei dovuto rifarli in salita. Così rimandai alla prossima volta e decisi di scendere per la Via Palermo appunto.

Molto indisciplinati gli automobilisti ma soprattutto i pedoni ma in questi casi è meglio scendere con il freno anteriore a metà corsa, non si sà mai!
Raggiungo il bivio per la circonvallazione, la strada che percorre la parte alta della città affacciandosi sul mare e sulle principali attrazioni e monumenti della città. Costruita successivamente al terremoto con l'avvento del nuovo piano regolatore intorno al 1910.
Affrontai il tratto fino a superare il torrente Boccetta, fino a quando vengo affiancato da un ciclista. Esordisce facendomi presente di avermi visto affrontare la salita di Castanea con quella bici ed era incuriosito. Parlammo del tragitto che feci e la sua curiosità andò a finire sulla scelta che ho fatto per la bici. Mi diede anche un consiglio importante, facendomi vedere i pedali. In pratica ha notato che pedalavo usando la pianta e non la punta del piede, in questa maniera, disse, che perdevo la maggior parte della forza. Dopo qualche altra parola scambiata ci salutiamo.
Devo ringraziare questo ciclista per i suoi preziosi consigli!


Via Tommaso Cannizzaro, tribunale ore 9:25 fine dell'avventura
Non so se veramente definirmi un ciclista però quello che so è che questa piccola folding mi ha permesso di affrontare ben più vigorose salite quelle interiori e quelle fisiche!

La bicicletta unisce le persone, ma una folding ti dà più soddisfazioni! ;)

Offline occhio.nero

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qualche foto dell'avventura?  ;)
Federico
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pedaliamo, pieghiamo, moltiplichiamoci

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