Ode alla bicicletta di Susanna TamaroI grandi amori nascono presto e durano per sempre. Così è stato tra me e la bicicletta. Fino a che non ne ho posseduta una – sarà successo intorno ai sei anni – ho creduto che il nostro destino fosse quello di vivere con i piedi costantemente ancorati a terra.
Camminare fa bene, correre può anche essere bello, ma vuoi mettere volare? perché è quello che scopri non appena riesci a padroneggiare un po’ la bicicletta. Accanto alla dimensione ordinaria e banalmente quotidiana se ne apre un’altra di cui fino a quel momento non avevi sospettato l’esistenza – quella della leggerezza, della libertà, della poesia.
La maggior parte dei miei libri sono nati nella mia mente pedalando. Quando i pensieri si ingorgano, quando la creatività si inceppa non c’è niente di meglio che salire in sella! La fatica della salita – purtroppo vivo in alta collina – e la gioiosa libertà della discesa sono in grado di sbriciolare qualsiasi blocco creativo.
La bicicletta ci dona la poesia facendoci volare ma è anche poesia nella sua essenza strettamente fisica.So di parlare con gli occhi dell’innamorata ma cosa c’è di più puro e perfetto della meccanica di una bicicletta? Tutte le leggi della fisica sono splendidamente rappresentate in quell’oggetto così apparentemente modesto. Semplicità ed efficienza lavorano in perfetta sincronia. In un tempo in cui su ogni mezzo di trasporto ci viene costantemente imposta l’inutile complessità dell’elettonica, lei si offre nella sua nuda essenzialità.
La bicicletta è anche la cura per questi tempi malati. Tempi in cui si passano ore schiacciati in macchina negli ingorghi e poi si pagano costose palestre per tenersi in forma. C’è un po’, direi anzi, molta follia nel mondo contemporaneo e una delle forme di ribellione più miti e pacifiche è propio l’uso quotidiano della bicicletta.
La battaglia per la vivibilità ciclistica delle città è una delle battaglie più civilmente importanti di questo tempo. Poter un giorno vivere in città senza più macchine, dove si pedala, si respira, dove si chiacchiera, dove non si rischia più – a me purtroppo è successo – di venire falciati dal solito automobilista distratto.
Come non posso vedere i cani abbandonati, altrettanto non reggo nel vedere le biciclette abbandonate: non c’è rottame che io abbia incontrato sulla mia strada che non abbia raggiunto il conforto del mio garage e le cure necessarie per tornare a correre.
Come si fa ad abbandonare un cane? E come si fa ad abbandonare una bicicletta? In entrambi c’è umiltà, semplicità, fedeltà, pazienza, dedizione; quante cose hanno da insegnarci! La bicicletta, come il cane, ci aiutano ad essere più umani.
www.susannatamaro.itfonte:
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