Poco tempo fa mi è capitato in mano un libro intitolato
Il cinema in bicicletta, con la descrizione dei luoghi interessati dalle riprese di film celebri in Lombardia e vari itinerari in tema. Tra questi ha attirato la mia attenzione il percorso da Cremona a Piadena, che mi permetteva di effettuarlo in sola andata, raggiungendo agevolmente da Brescia i punti di partenza e di arrivo.
https://www.komoot.com/it-it/tour/1130622927?ref=wtdDopo aver studiato gli orari e i materiali in servizio sulle due linee, mi sono reso conto che sarebbe stato meglio invertire il verso, in modo da utilizzare in orario comodo una delle corse effettuate con i nuovi ATR.803 e poter contare per il ritorno sull’orario cadenzato della Cremona–Brescia, dove tutte le corse sono affidate ai nuovi elettrotreni ETR.204 (“Donizetti”).
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,11778.0.htmlTutto tranquillo da casa alla stazione di Brescia, i problemi cominciano quando cerco di parcheggiare nei dintorni: è lunedì e tutti i pendolari sono arrivati ben prima di me e così, dopo una buona decina di minuti a girare in tondo, trovo parcheggio a 1 km esatto dalla stazione; in condizioni normali sarebbe una bella seccatura, per un pieghevolista dov’è il problema? Bici fuori dal baule e una tranquilla pedalata fino alla stazione!
Il treno è già pronto al marciapiede, per cui comincio ancora prima della partenza e poi proseguo durante il viaggio con la mia ispezione del nuovo treno dal punto di vista ciclopieghevole.
http://www.bicipieghevoli.net/index.php/topic,11837.0.htmlA Piadena, foto ricordo con la Vitesse ancora piegata,
poi è il momento di salire in sella. Attraversando Piadena noto un paio di posti in cui potrei fare una seconda colazione, ma preferisco portarmi avanti, puntando su un bar che ho adocchiato dopo una decina di km. Dopo un breve tratto di ciclabile parallela alla ex statale, si svolta a sinistra, si attraversa la ferrovia con un passaggio a livello destinato a scomparire con i previsti lavori di raddoppio della linea… ed è tutta campagna!
Si attraversa il canale Diversivo Magio
e si prosegue verso ovest in direzione di Pontirolo Capredoni.
A proposito, ricordate che avevo detto di aver comprato la Espresso per non portare la Vitesse sugli sterrati?
Non mi avrete preso sul serio, vero?
La temperatura è ideale, non si vede un’auto neanche a pagare, il sole non picchia troppo, ogni tanto c’è una bava di vento che però non ostacola la marcia, va tutto bene, però quando arrivo a Voltido il bar su cui contavo è chiuso… Per fortuna l’acqua non mi manca, ma qualcosa sotto i denti l’avrei messa volentieri… Intanto, per sicurezza, telefono alla trattoria dove ho programmato di pranzare, per verificare che sia aperta e che anche se arrivassi un po’ tardi (ho parecchi precedenti in questo senso…) troverei comunque da mangiare.
Il paese è uno di quei piccoli comuni (328 abitanti) la cui gestione deve somigliare più a quella di un condominio che di un centro abitato, e nel mio libro è ricordato perché vi sono state girate alcune scene di
Novecento.
Ancora qualche chilometro di tranquille strade secondarie e inaspettatamente a Casanova d’Offredi ecco un piccolo bar aperto: la scelta è ridotta al minimo ma un croissant industriale riesco a rimediarlo
e mi allontano soddisfatto.
Un altro tratto di strada fra i campi, fra Casalorzo Boldori e Derovere.
Ca’ de’ Bonavogli, una delle tante frazioni apparentemente - ma solo apparentemente - disabitate.
Un ultimo tratto di sterrato, fra Ca' de' Bonavogli e Ognissanti.
Un antico cippo con indicazioni stradali, tra Silvella e Pieve San Giacomo.
Finalmente un po’ di vita: pochi minuti prima delle 13 arrivo a Pieve San Giacomo, dove ci sono due o tre locali aperti e un po’ di gente per strada.
Inizialmente avevo programmato la pausa pranzo qui, ma avevo individuato solo un ristorante un po’ troppo “stellato” per i miei gusti e alla fine l’avevo scartato temendo un rapporto quantità/prezzo sfavorevole (non qualità, quella si dà per scontata, ma proprio quantità: quelle porzioncine striminzite che mia suocera avrebbe messo nel piatto solo per dire:
«Vittorio, assaggia se è cotto»).
Mi mancano ancora solo un paio di chilometri e ho prenotato per le 13.30, quindi ora posso prendermela comoda e scattare qualche foto; da Pieve San Giacomo in poi praticamente non si mettono più le ruote sulla viabilità ordinaria: da qui comincia una lunga ciclabile molto gradevole e ben tenuta, in parte lungo il Cavo Nuovo Delmona
e in parte affiancata a distanza alla Strada Provinciale 27.
Con un leggero anticipo (strano...) arrivo alla mia tappa, che sembra un posto molto tranquillo…
Mi installo comodamente a un tavolo all’aperto, all’ombra, con il parco davanti agli occhi, la bici a portata di mano e una ciotolina di crostini sontuosamente unti come stuzzichino portati insieme al menu.
Breve riflessione e passo a ordinare, tenendo ben presente le raccomandazioni di dietologi e medici dello sport… per fare esattamente il contrario: pennette con panna, salsiccia e funghi,
pasta di salame con patate arrosto
e, giusto per non rischiare un calo di zuccheri, semifreddo al torrone (doveroso, direi, siamo quasi a Cremona).
Caffè e conto, ed ecco la lieta sorpresa.
Manca ancora una decina di chilometri, sono quasi le 14.30 e il prossimo treno utile è alle 15.24: si può fare, anche senza doversi produrre in uno sprint tipo “ritorno-dal-November-Porc”. Anzi ci scappa ancora qualche foto al pacifico panorama agreste: il borgo di San Savino, fra Malagnino e Cremona
e ancora un tratto di ciclabile, piacevolmente ombreggiato in quest’ora in cui il caldo incomincia a farsi sentire e mi rendo conto che di sole per oggi ne ho preso più che a sufficienza.
Attraversato il centro storico e arrivato in stazione, faccio ancora due pedalate sul marciapiede per raggiungere il mio treno, confinato sul binario 3 Ovest (proprio mentre l’altoparlante diffonde l’avviso che biciclette e monopattini vanno portati a mano nell’ambito della stazione…) e finalmente mi posso accomodare al fresco dell’aria condizionata del moderno elettrotreno.
Viaggio senza storia, solo pochi minuti di ritardo, e a Brescia non mi resta che raggiungere l’auto, caricarci la bici e dirigermi a casa…
Vittorio