Finalmente, dopo tanti rinvii e impedimenti vari, sono riuscito a compiere la promessa ricognizione su Monte Isola! Nelle ultime settimane c’è stato di tutto, dall’arrivare al traghetto con un’ora di ritardo sul programma previsto e rinunciare perché non ero sicuro che sarei riuscito a completare il giro in tempo per l’ultima corsa di ritorno (orario invernale) all’arrivare all’imbarco giusto mentre incominciava a piovere…
Ieri finalmente è andato tutto liscio… o quasi, come vedrete.
Il modo più rapido di raggiungere Monte Isola è traghettare da Sulzano o da Sale Marasino, con arrivo rispettivamente a Peschiera Maraglio o Carzano. In entrambi i casi si tratta di poco più di cinque minuti di navigazione, con corse ogni 20 minuti in media, quindi resta solo l’imbarazzo della scelta. Se si arriva in treno, conviene Sulzano, perché la stazione è in linea d’aria a 100 metri dal pontile; un tornante, un semaforo e poi basta attraversare un parcheggio. Se si arriva in auto, invece, meglio evitare Sulzano perché ogni centimetro quadro che poteva essere soggetto a parcometro lo è stato, e la spesa non è indifferente (mi pare 1,50€ l’ora fino alle 21). Quindi meglio proseguire di 3 km verso nord fino a Sale Marasino, dove ho trovato un comodissimo parcheggio gratuito (zona disco, massimo 5 ore di sosta) circa 350 m prima del pontile, all’altezza della filiale della Banca Popolare di Sondrio
https://www.google.it/maps/dir/45.7131164,10.1100398/45.7161856,10.1100724/@45.713117,10.11004,3a,75y,79.22h,73.19t/data=!3m4!1e1!3m2!1syz9pH6cf7R0B0dKf7RzKsA!2e0!4m4!4m3!1m0!1m0!3e0E così, eccoci, io e la mia fida Due Calzini, ad aspettare la prossima corsa della m/n
L’IsolaSalito a bordo e pagato il biglietto (3,60€ per il passaggio andata e ritorno e 5,10€ per la bici), mi sistemo sul ponte di prua
dove è disponibile una pratica rastrelliera per le bici; peccato che la Reelight interferisca impedendo di sistemare correttamente la ruota anteriore (e dietro andrebbe pure peggio perché c’è anche il cambio…), per cui vado di cavalletto. In ogni caso il lago è una tavola e non c’è alcun rischio che la bici possa cadere (cosa che mi è successa anni fa sul Garda con la moto carica, 300 kg di roba da risollevare!). Non piego la bici, primo perché c’è spazio da vendere e secondo perché se mi fanno pagare come una bici intera perché dovrei fare la fatica di piegarla?
In pochi minuti si arriva a Carzano e mentre la nave riparte
comincio a prendere tempi e appunti; sono le 18.17, partenza!
Il primo tratto di strada fino a Peschiera Maraglio (2,5 km) è completamente pianeggiante in riva al lago, di tutto riposo
e può anche capitare di sentire il rumore e veder passare un treno sulla riva opposta, nel caso particolare il R 77 per Brescia, qui in arrivo a Sulzano alle 18.25, quindi con un paio di minuti di ritardo.
Alle 18.29 eccomi a Peschiera Maraglio, il borgo forse più turisticamente attrezzato dell’isola.
A quest’ora tutta la sponda est dell’isola è in ombra da un pezzo, ma basta arrivare fino alla svolta in fondo al lungolago ed ecco il sole (la foto è presa girandomi all’indietro, quindi guardando verso Peschiera che ho appena sorpassato; la chiesa sullo sfondo è quella di Sulzano, sulla sponda bresciana del lago).
Purtroppo zona turistica vuol dire traffico, non di automobili ma di invadenti scooter, scooterini e scooteroni di ogni marca, tipo e modello, che con il loro rumore e la puzza dei loro scarichi appesteranno tutto il giro. Addio il benedetto silenzio dell’altra volta (va be’, trent’anni fa…), per prudenza mi risolvo ad accendere un po’ di luci lampeggianti per farmi notare dai giovani e meno giovani centauri scorrazzanti.
Alle 18.40 arrivo a Sensole (4,3 km da Carzano, praticamente a metà del giro), dove la cartellonistica avverte di una peculiarità locale…
Poche decine di metri dopo il cartello comincia la salita. Sono le 18.42, e mo’ so’ ..zzi: dai 194 m dell’inizio della salita si sale piuttosto decisamente
e le marce scendono altrettanto rapidamente: attacco in terza, passo quasi subito in seconda e poco oltre la curva che si vede sullo sfondo sono lì in prima che arranco, cercando di fare tesoro degli insegnamenti di Fabrizio_1 (“per arrivare su bastano tecnica e testa”, pedalata “rotonda” e ritmo lento, controllare il respiro…) ma non ci sono santi: sto ansimando come un Sanbernardo in spiaggia a Ferragosto, trascurando alcuni scorci fotografici bellissimi (spiacente: se ci tenete dovrete andarveli a fotografare da voi perché se mi fermavo non ripartivo più) e finalmente arrivo all’area picnic dove la salita spiana, a quota 218 e circa 500 m dopo (quindi pendenza media del 5%).
Sono le 18.47 e da quel che ricordo dall’unica altra volta che sono stato a Monte Isola, dopo lo strappo appena superato il più è fatto, per cui mi concedo una sosta, bevo un paio di sorsi d’acqua (fresca ma non gelata) e mangio un po’ di frutta essiccata mentre aspetto che il respiro si normalizzi e (invano) che le gambe ritrovino una consistenza un po’ meno cementizia.
Alle 18.55 riparto e qui i trent’anni passati dall’altra volta si sentono tutti, perché col cavolo che la salita era finita!
Certo, non è più così ripida, ma si continua a salire, mentre spero che a ogni curva inizi la benedetta discesa. Altri 400 m ed ecco le prime case della frazione Menzino (quota 237 m), poi poco più in là mi fermo a controllare la strada sul GPS (manca solo di imboccare una discesa e finire in una strada cieca!), riparto e uscendo dal paese non ce la faccio più: mi sento svenire, ho un po’ di nausea, deve essermi scesa la pressione sotto le ruote, per cui prima di andare lungo disteso scendo, bevo ancora un po’ e mi sdraio su un muretto, occhi chiusi, gambe più in alto della testa, e aspetto di riprendermi.
A un certo punto passa un pescatore e si informa se mi sento male. Cerco di fare lo spavaldo “tutto bene, sto rifiatando un po’” ma devo essere verde.
Dopo un po’ mi sento effettivamente meglio, mangio un altro po’ di frutta, bevo ancora qualche sorso e riparto piano piano: la salita è ormai modesta ma le mie gambe lo sono ancora di più, quindi al diavolo se sto cricetando a 5 all’ora, vado avanti e dopo altri 350-400 metri, a quota 257, quello che dovrebbe essere il culmine, all’altezza del bivio con la strada che porta alla chiesa in vetta al monte… dove io andrò solo quando sotto il sedere avrò una bici a pedalata assistita con le batterie ben cariche!
Dietro una curva (in discesa, finalmente!) ecco il borgo di Siviano
Sono le 19.15, quasi esattamente un’ora da che sono partito: peccato che per fare gli ultimi 2 km ci abbia messo più di mezz’ora! Praticamente avrei fatto prima andando a piedi…
La discesa, l’acqua e gli zuccheri mi hanno un po’ rinfrancato e così sono in grado di apprezzare la piazzetta di Siviano
e di non tirare troppi moccoli all’ennesimo scooterista che mi tallona mentre pedalo sull’ultima salitella sotto la casa torre. La strada è di ciottoli, io ho le gomme gonfiate a 3,5 davanti e 4 dietro, per cui col cavolo che scendo dalla trottatoia centrale che è un po’ più liscia per far passare te: resta dietro e aspetta che la strada si allarghi, tanto tu hai il motore e non fai fatica, e che cavolo!
E finalmente, la benedetta discesa che ricordavo!
Per orientarci, siamo quasi alla punta nord dell’isola e il paese che si intravede in riva al lago, sotto la montagna, è Vello, punto d’origine della famosa ciclabile (verso sinistra).
Poco più avanti, dopo una svolta, appaiono l’isola di Loreto, una delle due piccole isole (private!) che coronano Monte Isola e, sullo sfondo, il paese di Marone, punto di arrivo della mia pedalata precedente.
Discesa, benedetta discesa… ma per chi mi viene incontro è salita…
L’ultimo tratto è abbastanza ripido, c’è un cartello che invita i ciclisti a moderare la velocità, per cui metto anche l’altra mano sul freno e niente foto; alle 19.29 faccio il mio ingresso (poco) trionfale a Carzano: giro completato!
Bilancio: mia
défaillance fisica a parte, è un giro che si fa in un’oretta o poco più ad andatura tranquilla e fermandosi a fare qualche foto, i paesaggi meritano il viaggio, peccato che si sia persa la magia di quel silenzio che una volta era la cosa che colpiva di più durante la pedalata.
E adesso veniamo alle cose serie: dove si mangia?
Adocchio quasi subito una trattoria con veranda sul lago che sembra promettente (c’è anche un invitante cartello con la scritta “bike parking”), ma mi sembra ancora un po’ presto per sedermi a tavola, per cui mi rimetto in sella e ripercorro il tratto pianeggiante fino a Sensole, che è un borgo minuscolo ricco di scorci pittoreschi: ecco Due Calzini pronta per nuove avventure sul pontile dei battelli, con l’isola di San Paolo (l’altra isola privata) e in fondo Iseo (dove finisce la montagna, più o meno);
una panoramica dal pontile guardando verso Peschiera Maraglio;
e uno scorcio del porticciolo giocattolo con le barche dei pescatori.
Ultime pedalate al sole ritornando verso Peschiera Maraglio
e finalmente con le gambe sotto il tavolo! Saltati gli antipasti, questo è il primo (lasagne al pesce di lago);
questo il secondo (cinque varietà di pesce di lago alla griglia con patate soffiate);
questo è il dolce (tortino di cioccolato fondente caldo con zucchero e peperoncino)
e questo – ahimè – è il conto…
Soldi ben spesi, comunque, anche se temo di aver ripreso con gli interessi tutte le calorie bruciate con la pedalata! Ma chi se ne frega, specie considerando che – come dice un collega di mia moglie – su questa giostra abbiamo diritto a un giro solo…
Arrivo al pontile proprio mentre sta attraccando la nave, salgo e parcheggio Due Calzini in maniera un po’ più… informale dell’andata
Un’ultima occhiata a Carzano mentre aspettiamo l’orario di partenza (21.45)
Arrivederci, Monte Isola!
Vittorio