Per la prima uscita di gruppo della sezione milanese del forum la meta è stata un classico delle ciclabili, la Peschiera-Mantova, o quanto meno una parte, la più scenografica, da Peschiera a Borghetto sul Mincio. Giro di tutto riposo, poco meno di 30 km fra andata e ritorno, l’ideale per sgranchire un po’ i pedali e… per stuzzicare l’appetito.
Appuntamento a Milano Centrale, binario 16, Regionale 2059 per Verona.
Gruppetto sparuto rispetto al solito, visto che tutti coloro che avevano caldeggiato questa uscita hanno pensato bene di disertarla (va be’, pochi ma buoni, gli assenti hanno sempre torto, poca brigata vita beata eccetera…): oltre a me, Peo e sua sorella Carlotta, Menegodado e due giovani
new entries, Erica e Davide, che hanno già promesso che ci faranno da quinta colonna alla prossima sagra del Gorgonzola: Dahon Jifo lei, Tern Link B7 lui e neanche cinquant’anni fra tutti e due (ma come si fa – dico io – a essere così giovani…).
Poiché il treno è composto da carrozze per medie distanze a pavimento alto degli anni ottanta, puntiamo sulla carrozza pilota che sappiamo essere dotata di un bagagliaio dove sicuramente potremo sistemare le bici con tutto comodo. Colpo di fortuna, oltre al bagagliaio la nostra carrozza ha anche uno spazio apposta per i bagagli, ricavato eliminando quattro sedili e ancora più comodo perché ci permette di avere sempre sott’occhio le nostre cavalcature. Detto, fatto, lo occupiamo immediatamente, circondando un valigione che per nostra fortuna proseguirà fino a Verona.
Ecco lo schieramento:
dal fondo, l’Atala 16” 6V di Carlotta (con lo zainetto Decathlon da 3 litri e 3 €), la mia Dahon Vitesse (con lo zainetto rosso sul portapacchi Klickfix), la Brompton M3L/E di Peo (d’origine sarebbe una L, ma oggi i parafanghi sono rimasti a casa) e la Tern Link B7 di Davide.
E fanno quattro, ma non avevamo detto di essere in sei?
E infatti la piccola Dahon Jifo di Erica e la Brompton di Menegodado si sono appollaiate sulle bagagliere, una sopra le altre bici e una sopra le teste di Menegodado e Carlotta
All’arrivo a Peschiera, quasi in orario, ci fiondiamo immediatamente in riva al lago per qualche foto ricordo
e per un caffè in un bar di fronte al porticciolo, dove è ormeggiato uno storico battello a ruote
La folla di turisti, italiani, tedeschi e altro, è veramente notevole, per cui dopo aver attraversata la passerella pedonale della posterla dell’ex fortezza austroungarica,
con un breve tratto di strada aperta in salita raggiungiamo l’inizio della ciclabile, che si scorge dall’alto attraverso gli alberi
A parte la prime centinaia di metri su sterrato, il percorso è asfaltato e nella prima parte fino alla diga di Salionze anche gradevolmente ombreggiato.
(nell’ordine, Peo, Carlotta, Erica e Davide)
La frequentazione di altri ciclisti è notevole e nel corso della giornata avvisteremo di tutto, dalle bici da corsa più stilose alle classiche bici “da viaggio” coi freni a bacchette, dalle pieghevoli alle
fat bike… e anche qualche composizione da carico come questa, che dedichiamo a uno degli amici assenti.
La strada vola via sotto le nostre ruote e in meno di un’ora raggiungiamo Borghetto sul Mincio, caratterizzato dall’imponente Ponte Visconteo e da un paio di mulini… oltre che da una folla di turisti ancora più fitta che a Peschiera.
Lo visitiamo in breve: qui sotto Erica in pausa di riflessione con la sua Jifo.
Approfitto qui per una menzione d’onore per lei: con l’unica bici monomarcia del gruppo, ha tenuto tranquillamente il passo delle nostre a tre, sei e sette marce, oltre a farsi ammirare per la rapidità di apertura e chiusura, quasi a ogni fermata, della sua bici priva di cavalletto.
Chapeau, Erica!
Affrontiamo poi (a spinta) la breve e ripida salita che ci porta a Valeggio, arroccata sulla collina a dominare il fiume. Siamo in luoghi passati alla storia per le battaglie del Risorgimento, e si capisce anche perché: la fortezza di Peschiera era uno dei vertici del Quadrilatero
(“cari piemontesi, noi ci trinceriamo qui dentro, venite un po’ a stanarci se ve la sentite”), Valeggio e Monzambano due dei pochi ponti per attraversare il Mincio altrimenti che a nuoto…
Circa 3 km a sud di Valeggio, in perfetto orario alle 13 spaccate, raggiungiamo il ristorante “Ai Foroni”, nella località omonima, dove Peo ha accortamente prenotato un tavolo. Ecco Erica e Peo in attesa…
… ed ecco il motivo del loro sorriso: un bel bis di tortelli ai porri e tortelli alla zucca!
A tavola non si invecchia, come si dice, però si discute: da che parte andiamo per tornare a casa?
Le ipotesi sono due, e diametralmente opposte:
a) tornare da dove siamo venuti (poco meno di 15 km) e riprendere il treno a Peschiera, ogni ora al minuto .59, però col rischio di imbatterci nelle orde dei reduci da Gardaland;
b) proseguire fino a Mantova (poco meno di 25 km) e prendere da lì il treno per Milano, al minuto .50 delle ore pari, però con la prospettiva di quasi tutto il percorso senza un filo d’ombra.
Considerando che:
- arrivare a Peschiera entro le 16.59 non sarebbe un problema;
- arrivare a Mantova per le 16.50 richiederebbe fiato e garretti da professionisti e una digestione non appesantita da tortelli, grigliata mista e torta di rose;
- il treno successivo da Mantova ci porterebbe a Milano alle 20.40;
- il sole sta cominciando a picchiare e fra tutti il colore prevalente dell’incarnato è quello di una bottiglia di latte;
- alle 16.59 ci sono ottime speranze che i “gardalandesi” siano ancora in fila sulle loro giostre,
alla fine si opta – a maggioranza ma con rammarico – per il ritorno a Peschiera.
Ed eccoci, lungo la via del ritorno, sulla diga di Salionze
(da sinistra a destra, Erica, Davide, Peo)
e in un tratto di ciclabile gradevolmente ombreggiato
(da sinistra a destra, Menegodado, Peo, Carlotta, Davide, Erica).
Il ritorno non ha particolare storia, a parte una caduta di catena prontamente rimediata da Carlotta e una breve sosta poco prima di Peschiera per le “foto ufficiali” che Peo pubblicherà…. prima o poi.
Il treno del ritorno, Regionale 2076 da Verona, è in perfetto orario, purtroppo ancora con le carrozze degli anni ottanta (i moderni elettrotreni Coradia con tutti i loro comodi spazi per le bici li abbiamo solo visti da fuori), però decisamente non affollato; stavolta non troviamo lo spazio per le valigie, per cui sistemiamo le bici nel bagagliaio dietro la cabina di guida e per sicurezza ci alterniamo nell’andare a tenerle d’occhio a ogni fermata, perché non si sa mai…
A Lambrate ci salutiamo: io, Davide ed Erica scendiamo, per prendere rispettivamente la coincidenza per Rogoredo e la M2 per Gorgonzola, Peo, Menegodado e Carlotta proseguono fino alla Centrale.
Alla prossima!
Vittorio