Per la serie "me la canto e me la suono", eccomi di ritorno dalla ricognizione sul Naviglio Grande, ideale prosecuzione di una pedalata invernale a cui non ho partecipato un paio d’anni fa.
Come scrivevo sabato, l’idea che mi frullava per la testa era di coprire il tratto Abbiategrasso-Magenta, in modo da poter fare i due tratti di avvicinamento col treno, da Milano ad Abbiategrasso e da Magenta a Milano.
Essendomi deciso tardi, non ho fatto i biglietti il giorno prima, quindi domenica mattina, invece di andare comodamente in metropolitana alla fermata di Porta Romana a prendere la S9 per Albairate, devo prima andare a Rogoredo a fare i biglietti, e a quel punto, un po’ per risparmiare il biglietto ATM e un po’ per dare un’occhiata al cantiere della futura fermata Forlanini (lo so, mi mancano ancora dieci anni alla pensione; è un po’ presto per passare il tempo guardando i cantieri), prendo il primo treno per Lambrate, dove pure passa la S9.
Arrivo, binario 12, sottopassaggio fino al 3; per curiosità provo a controllare la marcia del mio treno con il Viaggiatreno sul telefonino: treno 24109 "non risulta ancora partito". COME? Sono le 8.45! Come sarebbe a dire "non ancora partito"?!? Il 24109 dovrebbe essere partito da Saronno alle 8.05! Anche il treno successivo delle 8.35 risulta "non ancora partito", mentre il precedente, che ho probabilmente incrociato poco fa, è in perfetto orario...
Che sia stato soppresso per qualche imprevisto? Però è strano che vengano soppressi due treni di fila…
Comincio ad arrovellarmi: che fare? Potrei invertire il giro, ma il treno per Magenta parte dalla Centrale alle 9.18 e non farei in tempo a prenderlo. E se tornassi a casa a prendere l'auto? Sì, ma se andassi in auto poi dovrei ritornare al punto di partenza a riprenderla... Potrei rinunciare del tutto e andare in piscina con mia moglie...
Intanto il tempo passa e provo per scrupolo a guardare ancora Viaggiatreno e stavolta il treno risulta regolarmente in marcia. Oh bella! Poi capisco l'inghippo: Viaggiatreno per qualche strana ragione non sta prendendo in carico i treni fra Saronno e Seregno, dopo di che compaiono regolarmente. Bah...
Meglio così, cessato allarme.
O no: l'altoparlante annuncia che il treno previsto sul binario 3 arriverà invece sul binario 1. Altro sottopassaggio, altra rampa di scale.
Il treno è semivuoto e nella carrozza pilota, in testa, trovo tutto lo spazio che si può desiderare nell'area predisposta per invalidi.
Il treno imbocca la linea di cintura sud e dopo Porta Romana passa letteralmente in mezzo alla città; dal ponte del Naviglio Pavese butto l'occhio: L'ASCIUTTA! Mannaggia, sono andato a imbroccare proprio il periodo in cui i navigli vengono prosciugati: addio belle foto coi riflessi sull'acqua...
Passata Milano San Cristoforo, la linea si conferma come la più squallida fra tutte quelle che si irradiano da Milano: per circa 10 km fino a Gaggiano si viaggia pressochè ininterrottamente fra muri antirumore e retri di capannoni industriali più o meno degradati, il tutto variamente decorato dagli "artisti" della bomboletta.
Anche il cielo rimane bigio, nonostante le promesse del meteo del telefonino; va be', come dice un mio amico, se c'è nuvolo non ci sono problemi di controsole, quindi le foto... già, le foto: mentre ne scatto un paio alla bici mi accorgo dell'indicatore di carica bassa. MALEDIZIONE! Ieri sera segnava piena carica, per cui non ho creduto necessario attaccare il caricabatteria. Come rimpiango la vecchia reflex a pellicola che scattava a 1/125 anche senza le pile...
Prima di arrivare ad Albairate voglio alleggerirmi... la coscienza, ma la ritirata della mia carrozza è fuori servizio... Non ho voglia di tirarmi dietro la bici da una carrozza all’altra per cui faccio un rapido calcolo: la mia carrozza è vuota, quella accanto pure, fermate intermedie non ce ne sono, posso arrischiarmi a lasciare bici e zainetto incustoditi. Raggiungo la ritirata della carrozza successiva: è aperta, ma non c'è l'acqua... Fortunatamente, per quello che devo fare ne posso fare a meno.
Arrivo ad Albairate, capolinea del mio treno, in perfetto orario e unico passeggero o quasi: la stazione sorge in mezzo ai campi, o meglio sorgeva, perchè adesso di campi ne sono rimasti pochini: un parcheggione da un lato, un parcheggino e un paio di capannoni dall'altro, insomma non proprio un bel vedere. L'idea sulla carta era buona, creare un punto di scambio strada-rotaia facilmente accessibile approfittando del passaggio da doppio a semplice binario, ma sembra che non sia stato un successo. Aspetto qualche minuto l'arrivo del 10513 da Porta Genova, come promesso, e anche da quel treno non scende quasi nessuno.
Bene, e ora si parte: su Google mi ero studiato un percorso per vie traverse per raggiungere il Naviglio evitando la Nuova Vigevanese e passando accanto a un paio di cascine,
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https://www.google.it/maps/dir/45.4046979,8.9573755/45.4000936,8.9368039/@45.4067032,8.9478203,3129m/data=!3m1!1e3!4m9!4m8!1m5!3m4!1m2!1d8.9451209!2d45.4006182!3s0x4786e58836d76499:0xa6ce433151c5d1ea!1m0!3e0Prima di immettermi nella Nuova Vigevanese mi fermo un attimo ad accendere tutte le luci posteriori che ho: sono tre che lampeggiano su frequenze differenti, più la Reelight che va per i fatti suoi. Se non sono visibile così...
Oltre alle luci, lo specchietto retrovisore fissato agli occhiali mi aiuta a controllare le auto in arrivo alle mie spalle, per non farmi cogliere di sorpresa.
Dopo 1,7 km attraverso la strada e mi immetto sull'alzaia, ed ecco subito Castelletto di Abbiategrasso e la confluenza col Naviglio di Bereguardo.
A proposito, anche quello fino all’abbazia cistercense di Morimondo potrebbe essere uno di quei giretti poco impegnativi, giusto per stuzzicare l’appetito…
https://www.google.it/maps/dir/45.4040857,8.9575347/45.3996143,8.9364699/45.3524727,8.9550631/@45.3659597,8.9907913,12526m/data=!3m1!1e3!4m20!4m19!1m0!1m15!3m4!1m2!1d8.9278649!2d45.3938751!3s0x4786e59c400fb9dd:0xba28206ab41e3ef0!3m4!1m2!1d8.934638!2d45.3871713!3s0x4786e59c400fb9dd:0xba28206ab41e3ef0!3m4!1m2!1d8.9504902!2d45.3713424!3s0x4786e5c7d189cf19:0x7d35d67057b22b12!1m0!3e2L’alzaia non è ciclabile ma a traffico “ristretto”: mezzi di servizio e residenti, e il transito di ciclisti e pedoni è “tollerato a loro rischio” (sempre meglio degli argini del Po, che a regola sarebbero vietati del tutto).
E infatti incontro parecchi gruppi di cicloamatori, più o meno veloci, sportivi e attrezzati
Rispetto alla ciclabile del Naviglio Pavese, il bello è il silenzio, perché qui non c’è una strada parallela con tutti suoi rumori.
Ci sono posti peggiori in cui vivere…
A un certo punto vedo nello specchietto un paio di luci stroboscopiche bianche che si avvicinano, velocemente e in silenzio e un momento dopo una specie di siluro bianco mi supera, ma dopo qualche centinaio di metri lo ritrovo fermo e chiedo al proprietario di fargli una foto.
È una reclinata a tre ruote (due anteriori), interamente carenata, cupolino ribaltabile compreso. Da quel poco che riesco a vedere non è una handbike. E mi sembra decisamente ottimizzata per la velocità pura, vedi cupolino un po’ claustrofobico e assenza di bandierina che su strada aperta la renderebbe un po’ pericolosa, nonostante le luci che si possono notare accanto agli specchietti.
I miei complimenti al pilota, che mi dice di essere alla prima uscita ma non si dilunga: richiude il cupolino e scompare in una strada laterale.
Mi guardo intorno perché sono a Cassinetta di Lugagnano, comune virtuoso che qualche anno fa ha deliberato un piano regolatore a “metri cubi zero”; ovvero, non si costruisce più niente di nuovo e si ristruttura secondo necessità l’esistente. Facile da fare in un comune piccolo come questo, un po’ meno in una grande città, ma intanto da qualche parte bisogna pur incominciare…
Decido di esprimere il mio apprezzamento contribuendo all’economia locale e mi fermo dal panettiere a comprare una focaccina (un po’ gommosa, peccato) come spuntino di metà mattina (sono passate da poco le 10.30), poi mi inoltro lungo via Roma per un caffè; scarto il primo bar (Bar Banjo) ed entro nel bar Il Gufo, poco più avanti.
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E qui dovete accontentarvi sulla fiducia, perché mi pareva brutto fotografarla apposta…
La bici suscita qualche interesse: un signore gentilmente mi apre la porta quando entro ed esco, un altro si complimenta mentre la sto riaprendo… Decisamente una pieghevole come spunto per attaccar bottone non ha rivali.
Prima di rimettermi per strada, anzi per alzaia, una foto panoramica dal ponte sul Naviglio
Dopo ancora qualche chilometro, ormai alle porte di Robecco sul Naviglio, ecco la villa Gromo di Ternengo, di origine quattrocentesca. Anche il signor Gromo di Ternengo, chiunque fosse, aveva le idee chiare su dove metter su casa…
No, non siamo nella valle della Loira…
Sulla sponda opposta, nei giardinetti accanto al castello, c’è un mercatino delle pulci, peraltro abbastanza… pulcioso, però tornando indietro è l’occasione per uno scorcio dal ponte pedonale
All’incrocio che si indovina sullo sfondo, penso bene di fare la mia cappella e tiro dritto, ingannato dalla presenza di alcuni altri ciclisti in bici da corsa e tutine aderenti, e finisco sulla strada provinciale, aperta al traffico. Per fortuna, dopo poche centinaia di metri intravedo fra la vegetazione altri ciclisti sulla sponda opposta e più in basso, segno che l’alzaia ciclabile continuava. Torno indietro, attraverso il ponte e scendo sul percorso protetto
che da qui in poi è piuttosto stretto e in qualche caso ha l’asfalto un po’ increspato dalle radici sottostanti, ma niente di pericoloso, e poter pedalare in tutta tranquillità senza avere sempre un occhio allo specchietto non ha prezzo.
A Ponte Vecchio il mio itinerario dovrebbe portarmi verso la stazione a prendere il treno del ritorno ma mancano ancora tre quarti d’ora, quindi decido di tirare avanti ancora un pezzetto: nuovo cambio di sponda e vado avanti altri 5-6 minuti, fino a Ponte Nuovo
Nel ritorno, visto che il sole ancora non si degna di forare il leggero strato di nuvole basse, me approfitto per uno scatto da monte a Ponte Vecchio (sotto l’arcata si riconosce la ciclabile che ho percorso poco fa venendo da Robecco),
prima di risalire e imboccare via Isonzo.
C’è un po’ di traffico ma per fortuna subito dopo le prime case inizia un comodissimo percorso protetto
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Arrivo in stazione con una buona decina di minuti di margine e il viaggio di ritorno non ha molta storia, se non per dire che il Regionale 2071 da Torino ha una carrozza fuori servizio e le altre belle stipate, tanto che riesco solo a sistemarmi nel corridoio fra i primi sedili (i vestiboli sono ancora più affollati) usando la bici come sgabello, cosa che strappa un sorriso a una ragazza con cui mi capita di incrociare lo sguardo.
Bilancio totale del giro, circa 18 km
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Vittorio
P.S. dimenticavo la nota per Aviator: intorno ad Abbiategrasso ci dovrebbero essere due se non tre aviosuperfici…