Alla buonora, direte, ma vi assicuro che selezionare tra oltre 1000 immagini non è un lavoro rapidissimo né particolarmente attraente, specie se poi tocca anche coordinare due sequenza di immagini fatte con macchine diverse e una delle due ha l’orologio regolato male…
Comunque ciancio alle bande ed ecco un breve (!) sunto della gita al lago di Varese del 25 luglio, caratterizzata da una giornata estiva dal clima quasi ideale e da una importante presenza femminile che ha ingentilito l’atmosfera, a differenza di passate uscite tutte o quasi al maschile (“ricchionate”, mi pare di averle sentite definire da qualcuno con una tipica espressione
laghée di cui però ignoro l’esatto significato…).
Vivere nel sud Milano ha un sacco di vantaggi, tra cui essere comodo ad autostrade e ferrovie e fare in fretta a raggiungere l’aperta campagna, ma quando si tratta di andare a nord c’è tutta la città di mezzo da attraversare. Il mio viaggio comincia quindi verso le 8, con una breve pedalata alla metropolitana per raggiungere Rogoredo, dove mi piazzo con la mia fida Due Calzini (in configurazione da gita intermodale, con portapacchi e landing gear), sul marciapiede del primo binario ad aspettare un treno per Bovisa

Il treno giusto sarebbe stato quello per Saronno (S1) delle 8.27, ma per non rischiare una coincidenza troppo tirata, preferisco utilizzare quello da Pavia (S13) delle 8.08, fatto da uno dei nuovi Coradia Jazz, che come vedete riservano un sacco di comodi spazi per noi pieghevolisti

A Bovisa hanno il vizio di non annunciare il binario d’arrivo dei treni fino all’ultimo minuto, per cui chi deve prendere una coincidenza si ritrova nell’atrio col naso all’insù verso i tabelloni come una sala bingo (prefigurazione del mio futuro una volta in pensione? Spero di no, confido che per allora ci saranno ancora i cantieri aperti della Metro 4 da andare a guardare). In ogni caso, per questo genere di spostamenti all’interno della stazione il landing gear rivela tutta la sua utilità.
Il viaggio, già ben descritto da Peo, passa in allegria fra la salita di nuovi amici nelle stazioni intermedie… e i proditori assalti di Menegodado ai… calzini della mia bici.
E finalmente, dopo una prima pausa caffè, eccoci sul lungolago di Gavirate

In prima fila Jimmy, su Dahon Vitesse D7 HG, e Annarita su monomarcia vintage, seguiti da Gina, Stelio e Aldo, tutti su Brompton

Uno scorcio del lago, che ben presto l’itinerario ciclabile abbandona portandosi nell’interno, a volte in mezzo al verde, a volte costeggiando più o meno da vicino la strada principale. Ed ecco alcuni dei partecipanti ripresi a tradimento dalla Nilox montata all’indietro

Sammy ed Emanuela

Libel e Peo

the Hoptons

parte del gruppo

Gina (con Chicca nel cestino della bici) e Stelio; più indietro Aldo e Hopton
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Prima sosta per riunirci al bivio per il chiostro di Voltorre, ed Emanuela che vi fa il suo ingresso pochi minuti dopo

Due scorci del chiostro

Peo, fotografo ufficiale, in azione, ma chi la fa l’aspetti (la foto)

Nayo e Libel
Ritornati sul percorso principale, rari squarci nella fitta vegetazione permettono di vedere il lago

Come si può vedere, oltre che allontanati, siamo anche leggermente saliti di quota rispetto al lago.
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da sinistra, Nayo, Menegodado, Sammy ed Emanuela

Peo, nel tentativo di fare una foto d’effetto, cerca di farsi travolgere da Jimmy
Il percorso, in gran parte ricavato da viabilità locale preesistente, attraversa alcune frazioni con scorci fotogenici; qui siamo a in frazione Groppello di Gavirate, presso la Corte dei Brut.

Poco oltre, ci raggiunge e per un po’ ci affianca un ragazzo su uno spettacolare monociclo con ruota da 32’, manubrio e freno; a vederlo pedalare sembra facile…


Meglio una, due o quattro ruote?

Sosta a una fontanella, provvidenziale non solo per dissetarci ma anche per riunirci, perché lungo la strada il gruppo si è sgranato parecchio e la vegetazione fitta non permette di tenersi in contatto visivo.

Riemersi dal bosco, costeggiamo di nuovo la strada principale: qui Stelio ed Emanuela; dietro di loro Hopton e Valeria
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Arrivo al lungolago di Schiranna, dove è prevista la sosta per il “frugale” spuntino
Molto tempo dopo… (non esageriamo, sì e no un paio d’ore) si riparte e il percorso si fa un po’ più accidentato, allontanandosi un’altra volta dal lago: davanti a me Menegodado, preceduto da Libel e Gina; più avanti si riconoscono gli Hoptons e Aldo


Sosta per ricompattarci e aspettare chi ha affrontato le brevi salitelle un po’ più lentamente; in primo piano Chicca, Gina e Libel
E si riparte: in questo tratto fra Schiranna e Capolago il lago non si vede neanche da lontano ma la fitta vegetazione assicura un po’ d’ombra.

In primo piano Emanuela, Sammy e Stelio; più indietro Valeria, Nayo, Jimmy e Annarita

Sammy e Stelio, poi Menegodado, Emanuela, Nayo e gli altri a seguire

Con l’obiettivo supergrandangolare della Nilox è difficile fotografare qualcuno senza che sembri un microbo in lontananza; per questo mi fa piacere avere avuto la fortuna di cogliere questa inquadratura con gli Hoptons e Aldo che mi seguono da vicino

L’alternativa è fermarsi e usare la macchina fotografica vera: è così che ho immortalato questo gruppetto condotto da Gina e Libel, seguite da Stelio, Peo, Valeria e in fondo Menegodado e Sammy

Ormai ci avviciniamo a metà percorso; stavolta a seguirmi sono Stelio, Peo e Valeria; più indietro Menegodado sta trafficando con la sua GoPro.

Altro rifornimento d’acqua, poco oltre Capolago. Più avanti la ciclabile si addentra sempre più nella vegetazione, sempre con qualche saliscendi più che tollerabile.
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Nayo mentre affronta una curva in discesa con tecnica perfetta: pedale interno sollevato e sguardo in avanti verso l’uscita di curva

Il bosco si infittisce e nei passaggi all’ombra la sensazione di frescura è piacevolissima: sembra che qualcuno abbia acceso un grosso condizionatore…

Il grande scisma di Varese: Peo e altri devono accelerare l’andatura per arrivare a Gavirate in tempo per il treno delle 15.57, quindi ultima sosta per salutarci e decidere chi sprinta e chi prosegue a ritmo di passeggiata: oltre a me, Stelio, Nayo, Sammy ed Emanuela, gli Hoptons, Jimmy e Annarita

Nayo, Emanuela e Stelio
All’altezza del lido di Bodio Lomnago un cartello che indica la presenza di una fontanella ci induce a una breve deviazione fino al pontile; la fontanella è più asciutta del Sahara, ma il panorama con la riva opposta del lago merita uno scatto

Il percorso continua ad alternare scorci campestri

(Annarita, Jimmy e Hopton)

e viabilità locale utilizzata dai fortunati proprietari delle ville che fiancheggiano la strada
(Stelio, gli Hoptons, Sammy e, più lontana, Annarita)
Dalle parti di Cazzago Brabbia incontriamo qualche difficoltà a seguire il percorso, normalmente ben indicato

Hopton cerca di fare il punto con il navigatore dell’iPhone
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Più avanti, un bivio ci induce a una sosta e sui visi dei presenti c’è grande indecisione sul da farsi: proseguire dritto, dove un sottopasso ci porterebbe al di là della strada e apparentemente lontano dal lago o prendere la deviazione (pure indicata) per il centro abitato ?
La maggioranza sarebbe per proseguire dritto, ma io e Stelio forziamo la mano

trascinandoci dietro anche gli indecisi attraverso il paese.
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Il bello è che avevano ragione loro: il percorso principale era l’altro, però se l’avessimo seguito non avremmo avuto l’occasione di vedere le ghiacciaie, antichi edifici di pietra utilizzati per la conservazione al freddo degli alimenti


Come il grande Hitchcock, mi concedo il lusso di un cameo, mentre faccio vedere a Hopton la foto precedente.

Altre due immagini delle ghiacciaie, la seconda con gli Hoptons

Ripartiamo ma la sosta ci ha fatto perdere contatto con gli altri, che sono ripartiti prima di noi (tanto per non smentire la tradizione per cui io e gli Hoptons finiamo sempre in coda al gruppo); riusciremo a ritrovarli solo dopo un paio di km e altrettante telefonate, ma il bello è che nel frattempo erano loro a essere dietro di noi; devo ancora capire come…
Di questo tratto, caratterizzato da uno sterrato leggero e un fitto bosco, non ho nessuna immagine perché la batteria della Nilox, dopo oltre 1000 scatti, ha gettato la spugna.
Ci ritroviamo poco prima di Biandronno e del breve “muro” (per fortuna affrontato in discesa! vedi ultima foto) che ci riporta finalmente in vista e poi in riva del lago; sostiamo per un po’ all’ultima fontanella (gran bella invenzione l’acqua!). Da qui a Gavirate mancano sì e no un paio di km, e il tempo rimanente ci permette di raggiungere il treno delle 16.57, quindi acceleriamo un po’.

Sul Lido di Gavirate, ultima indecisione: ci pedaliamo tutta la salita fino alla stazione o scegliamo un paio di “volontari” che vadano avanti a prendere le auto per poi tornare a recuperare gli altri? Il tempo scorre e non vorrei perdere il treno per pochi minuti, quindi forzo ancora una volta la mano e attacco la salita, scalando via via tutte le marce che mamma Dahon ha pensato bene di fornirmi. Per fortuna riesco a farmele bastare…
Pochi minuti dopo mi raggiungono anche gli altri, tranne Stelio che si ferma qui e ci ha salutati poco fa; baci, abbracci, chi risale in auto, io e gli Hoptons ci prepariamo ad aspettare il treno.
Alla prossima!
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Arrivederci dal lago di Varese!
Vittorio