Straffic Steel 20'' - La dignità della sostanzaLa bici oggetto di questa presentazione/prova non è più disponibile in nessun catalogo ormai da anni ma credo che quanto segue potrebbe risultare comunque utile a chi intendesse prendere in considerazione l'acquisto di una bici pieghevole usata dalle analoghe caratteristiche. Nello specifico si tratta di una pieghevole che ha dovuto subire le pesanti ?disattenzioni? del precedente proprietario che l'ha abbandonata legata al palo sotto casa negli ultimi due anni senza la minima manutenzione. All'atto della ?rottamazione? (stava per gettarla in un cassonetto) ha però pensato bene di cederla a chi di sicuro sarebbe riuscito a trarne qualcosa di buono
Si tratta di una Straffic Steel 20? prodotta probabilmente nel 2003, che risulta essere a tutti gli effetti una Dahon Impulse di quel periodo, però rimarcata. Probabilmente il produttore (di Macau, ?Cina?, vedi anche
http://www.bicipieghevoli.net/index.php?topic=209.msg1684#msg1684) del telaio, che riforniva ufficialmente la Dahon, ha venduto i suoi materiali anche ad altri ?allestitori?, magari dopo aver portato a termine l'ordine di fornitura per la blasonata casa ?Americana?... Ma è difficilissimo sapere quali sono gli ?intrecci? industriali fra produttori internazionali :-/
Comunque sia, per allestimento e qualità costruttiva, questa bici, si poneva come una medio/bassa gamma nel mercato delle bici pieghevoli degne di questo nome. Progettata per far fronte a spostamenti di intermodalità quotidiana che potevano però anche includere pedalate di un certo impegno.
TelaioIl telaio è realizzato in tubi al Cromo Molibdeno uniti con saldature T.I.G. decisamente ben eseguite.
I tubi dal diametro maggiore sono caratterizzati da pareti sottili che ne riducono sensibilmente il peso. La struttura del telaio presenta un doppio tubo nella zona dello snodo (posto al centro del telaio): quello inferiore con la cerniera e il sistema di bloccaggio e quello superiore senza sistema di blocco ne cerniera, che a quanto pare serve a limitare le flessioni verticali del tubone principale. In pratica senza carico i due pezzi del tubo superiore non si toccano e tra gli apici c'è qualche millimetro di distacco, durante l'uso, invece, gli ostacoli che incontra la ruota anteriore fanno flettere il tubone e gli apici del tubo superiore si possono ?toccare?, senza traumi, tramite due boccole di plastica che fungono da ?tamponi di fine corsa?. Una soluzione strana ma efficace, come vedremo in seguito.
Misure e trasferimento passivoIl passo (distanza tra i mozzi delle ruote) è di 102 cm, il carro posteriore è di 38 cm e il rake (l'avanzamento delle punte forcella dall'asse del tubo di sterzo) è di poco inferiore ai 2,5 cm.
Con il cannotto sella sollevato al massimo, il sellino si trova a circa 78 cm dall'asse del movimento centrale, mentre in tali condizioni la distanza tra manubrio e centro del sellino è di 65 cm. Il manubrio si trova, in condizioni di marcia, a 85 cm dall'asse del movimento centrale.
La bici piegata ha un ingombro non certo minimale (30x65x80 cm) ma facilmente gestibile soprattutto grazie alla possibilità di spingere la bici piegata come fosse un carrello usando il sellino (tutto esteso) come maniglia e facendola poggiare solo sulle ruote, parallele tra loro. D'altro canto il peso, non certo da piuma (siamo sui 15 Kg tutto incluso), scoraggia il trasporto a mano per lunghi tratti a piedi.
ComponentisticaLa componentistica originale era veramente spartana. La trasmissione, ad esempio, era affidata ad un cambio molto economico seppur affidabile. Purtroppo quella originale era troppo arrugginita per poter essere recuperata completamente. Ho comunque mantenuto il pacco pignoni e il comando al manubrio, uno Sram grip shift MRX (rotante) a 6 marce, modificando su questo l'alloggiamento della testa cavo, ora standard. Anche i freni non brillano in raffinatezza ma leve e corpi freno V-brake sono comunque affidabili e potenti. I pedali originali, di plastica, erano semi pieghevoli nel senso che si piegava solo il destro. Il sinistro era fisso dato che non andava a sporgere a bici piegata. Le ruote sono costituite da mozzi in alluminio con semplicissime, ma efficaci, guarnizioni a labbro. I raggi da 2 mm sono in acciaio inox e i cerchi in alluminio a parete singola. I copertoni originali sono dei Kenda Kwest da 1,5 pollici.
Accessori non inclusiHo aggiunto come accessori: un grande e robusto portapacchi, che mi consente di usare borsoni laterali standard; i parafanghi; le luci; i catarifrangenti; il tachimetro/contachilometri.
Su stradaE veniamo finalmente alla pratica. La bici, nello stato in cui si trova ora, cioè dopo un ripristino/restauro TOTALE (verniciature a parte
), è molto piacevole da guidare.
L'unica regolazione possibile, per adattare la bici al guidatore, è quella relativa all'alzata del sellino. Ciclisti più alti di me (sono poco più alto di 1,8 m) non avrebbero modo di distendere bene le gambe durante la pedalata, con il cannotto alla massima estensione ho, infatti, il mio assetto ideale, ed è sconsigliabile sostituire il cannotto originale con qualcosa di più lungo (se, si riesce a trovare qualcosa di più lungo...), pena sollecitare troppo il telaio.
L'assetto e la postura di guida possono far storcere il naso a chi viene da bici ?sportive? in quanto qui sono spiccatamente verticali, ideali per sgattaiolare tra gli ingorghi cittadini e anche dopo svariati Km di pedalata continua (anche più di 20) non si avvertono in generalmente fastidi. Le lunghe percorrenze (dai 30 Km in su), invece, a causa della forma del manubrio (quasi dritto e dall'inclinazione non regolabile) e la postura spicatamente ?verticaleggiante?, cominciano a farsi spiacevolmente sentire su polsi e colonna vertebrale.
Le caratteristiche del telaio e la grandezza delle ruote (da 20 pollici) sono, comunque, i punti forti della bici, che risulta relativamente molto stabile, reattiva e confortevole, anche su terreni dissestati (non troppo però!). E la situazione potrebbe anche migliorare adottando delle coperture dalle dimensioni più generose. Già così sembra comunque di avere la forcella ammortizzata per quanto il telaio riesce ad assorbire le asperità del terreno. Il risvolto della medaglia è costituito da sensibili torsioni laterali che non invogliano a tentare scatti in piedi sui perali, comunque fattibili senza preoccupazioni. Le leve in gioco sono, infatti, notevolmente lunghe e per pedalare efficientemente durante le spinte più forti è consigliabile non imprimere troppa energia sul manubrio ma concentrarsi sulla ?pulizia? dell'azione delle gambe.
La flessibilità del telaio, fortunatamente, non è accompagnata da nessun cigolio, nonostante la bici in prova abbia svariati anni e parecchi Km sul groppone. Qualora si presentassero problemi del genere, basterà pulire e ?spalmare? un sottilissimo velo di grasso sulle piastre di contatto degli snodi.
Di fatto resta che lo snodo del telaio, per come è fatto, accumulerà giochi dovuti all'usura causata dei ripetuti movimenti di piegatura. In tal caso si potrebbe rendere necessario frapporre degli spessori (magari sottilissimi fogli d'alluminio ricavati da lattine) che a battuta annullerebbero gli eventuali giochi venutisi ?fisiologicamente? a creare nella cerniera.
Il rake, anche se non certo esuberante, conferisce alla Steel una più che dignitosa stabilità anche guidando senza appoggiare le mani sul manubrio (pratica comunque sconsigliabile su qualsiasi bici pieghevole, tra l'altro vietata dal codice della strada...).
Assistenza e conclusioniL'attuale sito ufficiale Straffic (il precedente straffic.it non è più accessibile...) non riporta nulla sui modelli precedenti, inutile quindi cercare lì manuali e altro materiale da scaricare :-/
Per quanto riguarda invece i ricambi la nota positiva è che essendo tutti Dahon i pezzi particolari (nemmeno troppi per fortuna), non dovrebbero crearsi problemi di reperibilità. Segnalo inoltre la pregevole costruzione di tutte le parti del telaio che risultano facilmente revisionabili anche da mani non troppo esperte.
Per concludere non mi resta altro che consigliare l'acquisto di una bici del genere nel mercato dell'usato. Non risulta infatti difficile imbattersi in occasioni di svendita di mezzi simili da parte di camperisti e diportisti che rinnovano il porprio "parco bici". Una scelta del genere permetterebbe di risparmiare molti soldi pur avendo a disposizione un mezzo di trasporto veramente affidabile e durevole.
Eccola qui in tutto il suo "splendore"
Il portapacchi che ho scelto di montare è piuttosto ingombrante ma permette anche l'impiego di borsoni laterali standard che restano alla giusta distanza dai miei piedi durate la pedalata. La capacità di carico possibile è qundi già notevole, anche senza un portapacchi anteriore.
Buone pedalate a tutti,
Simone :-)