Nel mercato delle biciclette pieghevoli, ci sono dei prodotti (almeno qui a Roma), che difficilmente si riescono a incontrare per strada.
Una di queste è la
Mezzo: prodotto inglese che affascina per la fredda linea razionalista (in linea di ammorbidimento, a vedere il nuovo modello in uscita) e le articolate soluzioni tecnologiche implementate nel
meccanismo di piega.
Così, durante la
Ciemmona2011, davanti all'apparizione di un raro esemplare della specie, non ho avuto alcuno scrupolo nel gettarmi ai piedi del sconosciuto proprietario, Stefano, supplicando un "appuntamento al buio".
La bicicletta che ho provato (vedere il sito per le altre versioni) si caratterizza per un telaio in alluminio, ruote da 16", cambio Shimano Tiagra a 9 marce.
Il tubo orizzontale monoblocco e gli snodi maggiorati danno una generale idea di solidità.
Gli ingombri da piegata sono assai contenuti, comparabili a quelli della
Brompton, di cui "condivide" la piega, almeno per sommi capi.
(Tikit e Mezzo: confronto degli ingombri)
obiettivo raggiunto (vedasi il confronto con la
Tikit e la Dahon nelle foto precedenti) con una procedura di piega che però ritengo leggermente macchinosa.
Scendendo dalla
Tikit per salire sulla Mezzo, ho trovato lo sterzo un tantino leggero, probabilmente influenzato dalla atipica geometria del canotto manubrio, avanzato rispetto all'asse della forcella (implementato per "allungare" la seduta del guidatore o per ridurre gli ingombri del manubrio da piegata?).
Niente comunque che non si possa "assorbire" dopo una manciata di pedalate.
(Tikit e Mezzo: misure telaio "a confronto")
La bicicletta di distingue per i suoi due snodi poderosi (che bloccano il carro posteriore e il canotto manubrio) e la componentistica di livello (vedasi freno anteriore e leva cambio nella foto seguente).
Gli snodi, in particolare, differiscono dalla media perchè sono "a molletta": per aprirli basta premere con il dito, mentre in fase di chiusura, scattano automaticamente quando i lembi finiscono per combaciare. Una soluzione che permette una riapertura della bici molto veloce:
La piega prevede un'ampia rotazione dello sterzo, il cui fine corsa è imposto da un perno (vedasi figura seguente). Nella foto si evidenziano anche (in senso orario): le asole passa cavi, il perno del mozzo anteriore (modificato per sbloccare la rotazione della ruota in fase di piega), il percorso della catena una volta ripiegato il carro, e il canotto con le tacche (per ritrovare velocemente la propria altezza).
E' possibile inoltre regolare l'altezza del manubrio (vedasi la
discussione sul comfort di marcia).
Il
trasferimento passivo replica a grandi linee la soluzione della
Brompton e con essa un difetto: le rotelline fanno fatica a muoversi su fondi non perfettamente lisci.
Nella foto seguente si evidenziano i due tipi di trasferimento (a spinta e trazione), le rotelline (fin troppo piccole), una estremità del portapacchi (sagomato con delle slitte per alloggiare la borsa) che Stefano è stato costretto a "scotchare" per pareggiarlo con la metà simmetrica e garantire quindi la stabilità della bici nella semipiega (necessaria per parcheggiare la bici, in stile
Brompton, poichè non è previsto il cavalletto)
Il telaio ed i freni non permettono però l'adozione di
pneumatici maggiorati, una soluzione spesso invocata da chi deve affrontare quotidianamente pavè, basolato, etc...
Il prezzo intorno agli 800 euro la colloca tra le Dahon e la versione base della Brompton.
Rispetto alle prime vanta ingombri più ridotti, mentre rispetto alla concorrente inglese a mio avviso sconta una guida leggermente più "nervosa" (ma offre 9 marce!).
Aggiungo che durante l'incontro con Stefano, ci siamo fortunatamente accorti che una vite si era pericolosamente allentata. Un motivo in più per ribadire l'importanza di una
manutenzione periodica, proporzionale anche (ma non solo) al numero snodi, dadi e bulloni che caratterizzano il telaio della bicicletta.
Tra gli accessori, sul sito: la borsa originale (in grado di agganciarsi agli attacchi previsti sul portapacchi), il telo superleggero coprente e la borsa in cordura con la cinghia a tracolla.
Una nota sul
sito internet ufficiale: a mio avviso un po' stringato. Non trovo infatti informazioni esaurienti sulle specifiche tecniche, le misure del telaio, il trasferimento passivo (filosofia purtroppo replicata nella maggioranza dei siti concorrenti
).
Quest'ultimo in particolare, sembra essere completamente ignorato. Nei video tutti che se la prendono sotto braccio (?)
Magari non ho cercato abbastanza, ma sembrano insistere più sulla velocità di apertura (in termini di marketing molto "scenografica") che sull'importanza dei tragitti "morti".... come se fosse l'ennesimo giocattolo di James Bond con cui rincorrere i cattivi appena scesi dal treno..
(nel video la spettacolare esibizione: riuscirà ad aprire la bici prima che una persona si allacci le scarpe?)
Segnalo la recensione in inglese di
the folding society e di
Bike Radar.
Infine, nel
sito parallelo della Ori, ecco una affascinante elaborazione del progetto originale: